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Spalletti: “I 60mila non vengono per noi, vanno meritati. Gioca Gagliardini. Perisic? Merito del club”

Le parole di Luciano Spalletti in conferenza alla vigilia della partita con la Spal.

Simona Castellano

L'Inter proverà a dare continuità ai risultati, dopo un buon inizio di campionato che ha visto i nerazzurri battere Fiorentina e Roma.

Alla vigilia della partita con la Spal, con un Meazza che si preannuncia pienissimo (sono attesi circa 55mila spettatori), Luciano Spalletti ha incontrato i giornalisti in conferenza alle ore 15.00.

Le sue parole:

-FcInter1908: maggiori insidie per domani? Addio al calcio di Cambiasso, vuole commentarlo?

Cambiasso? Meno male che non gioca più, almeno non me lo ritrovo più davanti. Almeno ci insegna qualche cosa tra qualche anno (ride, ndr).

Il pericolo di domani sarebbe sottovalutare la partita, il pericolo è la loro qualità, sono tre anni che hanno fatto numeri importantissimi, hanno un gioco collaudato, hanno un allenatore credibile per quello che propone. I suoi giocatori giocano quel calcio a memoria, il tecnico ha fatto bene nella Primavera della Fiorentina. Avremo difficoltà enormi. Però poi se veramente le nostre intenzioni sono quelle non ci sono dette, dobbiamo far sì che loro in determinati momenti ci creino lo spazio per andare di là.

-Ballottaggio Gagliardini-Vecino?

Gioca Gagliardini e lo sa dal martedì dopo la partita con la Roma, chiedeteglielo. È un grande calciatore, ha fatto bene, se l'ho tolto e perché in quel momento mi ci voleva un altro, possibile che a volte rimanga fuori qualcuno. Ho dato un biglietto a tutti i calciatori, spesso, chiedendo di scrivere la formazione, tutti avevano paura di parlar male di un compagno e bene di un altro, ma alla fine ne hanno scritti 11. La pensano come me. Giocano in 11, gli altri rimangono fuori. Succede. Ma poi il calciatore più importante è quello che è motivatissimo e dà un contributo per la squadra quando entra. Joao Mario ha fatto quello che doveva fare. È stato perfetto. È stato fuori e quando è entrato ha cambiato la partita, ha dato la botta che un giocatore come lui doveva dare. La squadra è composta da 20 giocatori, deve consumare l'altra squadra ed essere più brava nell'aspettare il momento e consumare la loro disponibilità. Dobbiamo fare questo e qualche cosa di più.

-Si aspettava un inizio così?

Mi aspettavo che la mia squadra continuasse a fare quello che ha fatto. Pensano in un certo modo, si comportano in un certo modo, quindi io sono a posto, poi è chiaro i risultati creano una risonanza maggiore, ma io avrei detto le stesse cose anche se non fossero arrivati i risultati. Le partite si possono vincere, perdere, l’essenziale è far vedere la strada che si vuole intraprendere. Dietro non si può modificare niente, davanti si può creare qualcosa. Voi tirate a creare o il fenomeno o il fallito. Se voi riuscite a far dire a dieci squadre che devono vincere il campionato, nove hanno fallito. Noi vorremmo parlare di calcio, di squadra, voi parlate di risultati e obiettivi. Mi consenta, ma lo sento dire da troppe persone. Si parla di obiettivo, obiettivo, obiettivo. Se tutti dicono una cosa e i nostri tifosi si aspettano una cosa ed anche i giocatori ci credono, bisogna migliorare di 30 punti, per lo scudetto invece di 50 punti. Io di promettere qualcosa in questo senso non me la sento. Se poi mi date qualche notizia che mi possa far pensare anche a questo… Io dico che si devono provare a vincere tutte le partite. Una squadra come l’Inter non si accontenta del punto, siamo felici se si vince. Le intenzioni devono essere quelle, le partite si finiscono in 11, non dobbiamo farci cacciare, ci è successo l’anno scorso di avere reazioni che disturbano la squadra e la mettono in difficoltà. No, non contano le cose individuali. O si vince come squadra o individualmente siamo tutti annullati. Il giocatore che fa 20 o 25 gol che risultato è per l’Inter? L’Inter mette nella parete dei trofei 20 gol di questo o di quell’altro? Se non si vince niente non c’è niente. Inutile portare avanti discorsi individuali o creare il fenomeno di un calciatore perché ha la cresta o l’orecchino. Bisogna fare risultati, vincere tantissime partite per pareggiare il gap con le prime tre dell’anno scorso. Bisogna mettersi in testa che partite come quella di domani vanno portate a casa. Sono organizzati e possono crearti problemi, ma il nostro deve essere un timbro da mettere su tutte le partite. Battiamo il timbro sulla partita. Io sono convinto che il timbro domani lo mettano per ridare ai tifosi questa fiducia che loro ci hanno accreditato.

-Cos’è l’Inter per lei?

Mi sembra di non esagerare nel dire che sono uno d’azione, mi piace farle le cose, in casa, fuori. Per farle devi essere uno che ha sentimento per le cose che ti circondano. Mi piace stare a fare il mio lavoro fatto bene, poi tutto il resto, oltre alla famiglia, non è che mi piaccia chissà quanto, come la mondanità. Faccio questo con dedizione, perché sono innamorato del calcio, mi innamoro dei miei giocatori, la squadra diviene anche una mia ossessione, devo riuscire a farla lavorare. Poi devo trasferire questa voglia e ce la metto tutta.

-Perisic vero grande acquisto dell’Inter?

La società ha fatto un buon lavoro affinché rimanesse qui, perché tutti lo stimiamo e lo riteniamo una grande persona oltre che un grande calciatore. Guardiamo prima alle persone. Se uno è una grande persona, si riesce a far emergere anche un grande calciatore. Può diventare un futuro capitano dell’Inter anche lui, anche se ne abbiamo un altro ed anche altri ancora: di capitani in una squadra ce ne vogliono di più, a prescindere dalla fascia, servono giocatori che hanno l’autorità di indicare qual è la squadra da percorrere. Ivan ha qualità incredibili, rimane sempre a fare allenamenti da solo la sera. Ne verrà fuori una persona splendida, ma deve farcelo vedere sul campo, deve fare tanti numeri, noi ce ne aspettiamo tanti. Lui è disponibile ad assumersi questa responsabilità. È completo, fa fase difensiva, fase offensiva, fa dei rientri partendo dall’area di rigore avversaria per fare 100 metri ed aiutare il compagno. Ci aspettiamo di vederne di più di queste cose e di avere numeri più grandi di quelli precedenti. A voi piacciono i gol, ci aspettiamo qualche gol in più allora.

-Quale deve essere l’obiettivo per i giocatori per non sovraccaricarli né sottostimarli?

Secondo me l’ho già detto. Dobbiamo iniziare a ragionare come se creassimo qualcosa da cui dover andare avanti il prossimo anno e non da cui ripartire. Quali sono i punti fermi se non Icardi, Perisic... poi? La squadra? Dicono che questo è buono, quello si è pagato tanto… Bisogna creare i presupposti affinché sappiamo che squadra siamo  cosa abbiamo creato. Se poi i giocatori accettano che bisogna andare in Champions, io dico che bisogna andare un poi più in là. Poi però non si deve scendere al di sotto del massimo, come dicono i più bravi passati di qui. Se si dice che bisogna lottare per andare in Champions a me sta bene, ma bisogna lavorare tutti e fare la nostra parte. Per salire sugli aerei per l’Europa dobbiamo portare a casa questi risultati qui, l’anno scorso se ne sono portati pochi. Siamo a casa a vederle le partite.

-Quando l’Inter ha vinto ha sempre avuto un uomo forte in panchina (Trapattoni, Mancini, Mourinho). Ti riconosci in questa figura di riferimento?

Nel calcio c’è una legge, la legge del calcio, i presuntuosi vengono sempre puniti. Qui nessuno ha la presunzione di essere più bravo di altri, qui c’è una società che lavora, ci sono tantissime persone che lavorano per l’Inter, che ci mettono in condizione di sviluppare il meglio che dobbiamo e possiamo sviluppare. Ho dei collaboratori che sono l’estensione di me stesso, sono i miei occhi, le mia braccia in più e viene tutto facilitato. Mi fa piacere che tu abbia citato Mourinho, è uno di quelli che ha determinato che domani ci siano 60mila tifosi. Noi domani andiamo a fare uno spettacolo con un pubblico senza metterci mano. Per noi è l’occasione per dimostrare di poter far parte di quell’Inter di quei successi lì. In settimana ho cercato di allertarli sulla pericolosità della partita. Stamattina ho portato una serie di risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Ma perché loro dovrebbero avere più motivazioni di noi, mi chiedo. Forse perché ci si chiama Inter, forse perché ce ne abbiamo 60mila e loro 2mila. Ma noi non abbiamo determinato questa cosa, questi tifosi ci esprimono la loro fiducia che noi dobbiamo assolutamente ripagare. In questa analisi del perché vengono, i meriti sono di Moratti, Mourinho, Zenga, Facchetti, Cambiasso, Maicon, Eto’o, Ronaldo, Materazzi, Ibra, Milito, Bergomi. Cosa ho detto ai calciatori? Gli ho detto che è merito degli altri giocatori, perché è così. Poi abbiamo anche ottenuto risultati individuali, ma se vogliamo far bene questa professione dobbiamo lasciar traccia di quello che si fa. Nessuno si ricorderà dei 100 contrasti vinti da Gagliardini, per fare un esempio, eppure lo ha fatto, ha quella forza lì. Poi a voi piace chi fa gol, chi fa gli assist perché porta a casa dei numeri. Domani abbiamo un'occasione importantissima, bellissima perché abbiamo la possibilità di poter iniziare ad essere considerati come quei calciatori che hanno determinato che ci sia questa platea che deve emozionarci anche.

-Hai sentito Semplici, il tecnico della Spal?

Non l’ho sentito, ma gli si fanno gli auguri e i complimenti per quello che ha creato, così come al direttore generale, al direttore sportivo, a chi ha riportato la Spal in A. Io ero piccolino, raccoglievo le figurine, è un piacere rivederli dentro il calcio più importante.

-Allenatori toscani, perché ce ne sono tanti?

Abbiamo dei vantaggi. La Toscana è la terra dei campanili, dei rioni, del palio, si finisce a sfidarsi a pochi metri di distanza. Le squadre ci sono e questo permette di fare più gavetta e di mettersi in luce. Si fa pratica. Si finisce per crescere a pane e strategie, è solo una sfida di campanilismo continuo in tutti i giochi. Questo dà qualche vantaggio in più, senza dimenticare la scuola di Coverciano che tutti frequentiamo, ambiente di ritrovo per parlare di calcio.

-Preparazione complicata visto i nazionali?

Non vedo perché, non si tratta di arrivare un giorno di una settimana e di dover creare poi i presupposti di squadra. Qui il lavoro viene fatto da quando ci siamo conosciuti. Tutti i giorni si cerca di migliorare nel portare avanti un discorso collaborativo, di ricerca per diventare una squadra forte. Il fatto che vadano in nazionale è soltanto un qualcosa in più, loro sono calciatori dell’Inter e della nazionale, devono darci il contributo in più dell’essere nazionali, devono farlo vedere anche se non ci sono stati allenamenti. La rifinitura è durata due o tre giorni che abbiamo usato per entrare subito con la testa in partita e questo è fondamentale. Sono convinto che i nostri professionisti faranno una grande prestazione.

(Dall'inviata di FcInter908.it Sabine Bertagna)

LE PAROLE DI SPALLETTI A INTER CHANNEL 

Lo spogliatoio sente l'importanza della maglia in tutte le partite?

Per quello che ho visto è un po' tutta la settimana che ci raccomandiamo di non cadere nella tentazione di pensare che sia una partita facile, perché rischieremmo di rimanerci male. Abbiamo la testa nella partita da giorni. Dobbiamo ricordargli che se domani saranno in 60mila bisogna riuscire a farsi apprezzare, le persone hanno creato questa fiducia nei nostri confronti. Verranno in tanti, dobbiamo stare attenti a non deluderli.

Come si riesce a dare continuità al gioco?

I giocatori hanno iniziato nella maniera giusta, stanno facendo quello che gli chiediamo. Hanno fatto vedere interesse per il lavoro, ci siamo dati degli obiettivi, per poi fare poi una scorciatoia. Se noi vogliamo tornare a salire sugli aerei che portano in giro per l'Europa il check-in lo dobbiamo fare in queste partite qui, bisogna prendere partite dell'anno scorso che sulla carta sembravano abbordabili e poi siamo tornati a casa non facendo il massimo. Possiamo tornare a far parte di quelli che hanno rappresentato e fatto la storia dell'Inter. Se domani ce ne sono 60mila il merito è di José Mourinho, Materazzi, Ibrahimovic, Vieri, Ronaldo. Ne ho potuto apprezzare le doti. Domani sarò lì a imparare a conoscerci meglio, da questa partita ci sarà una conoscenza più approfondita del nostro campionato.

Vecino dove può giocare?

Ora si pensa solo alla partita, in settimana abbiamo parlato anche troppo, ma questo fatto dell'avere un centrocampo che ruota e che crea sempre questa difficoltà di posizionamento diventa una qualità importantissima della squadra, son tutti trequartisti, tutti mediani, siamo tuttocampisti.

Partite dopo le soste?

Niente alibi, chi va in nazionale ha qualcosa in più e deve farcelo vedere e darci questo aiuto, devono dare un contributo superiore.

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