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MORATTI: “Thohir ha grandi obiettivi. Il mio non è un addio. Io ‘maniaco’ di Recoba. Messi, Ronnie e Mou…”

Ospite della trasmissione ‘I Signori del Calcio’ in onda su Sky, il presidente onorario dell’Inter, Massimo Moratti, ha analizzato a 360° la sua avventura in nerazzurro: “E’ bello essere il presidente...

Daniele Mari

Ospite della trasmissione 'I Signori del Calcio' in onda su Sky, il presidente onorario dell'Inter, Massimo Moratti, ha analizzato a 360° la sua avventura in nerazzurro: "E' bello essere il presidente dell'Inter perché questo club ha dei tifosi speciali, sono persone difficili ma sono anche riconoscenti. Non si lasciano mai andare, sia nella disperazione che nell'esaltazione. Per mio padre, che era una persona generosissima, era importante diventare presidente perché voleva far crescere questa squadra, ci teneva che diventasse sempre più importante. A me, più o meno, è accaduta la stessa cosa. Diventare presidente dell'Inter è una delle cose più belle che possano capitarti".

ETICHETTE - L'Inter aveva quella di squadra sfortunata? Faceva parte della personalità della società e della storia. Gli interisti si sono sempre sentiti particolari, più intelligente e più sofferenti. Probabilmente c'era compiacimento per questa cosa, ma siamo riusciti a superarla".

IO E MIO PADRE - "L'avventura di mio padre all'Inter è stata molto intensa e lui ci faceva partecipare sul serio alla vita della squadra. Questo tipo di esperienza mi è stata utile per gestire il club in alcune cose. E' chiaro, però, che quando ho acquistato io l'Inter il mondo intorno era cambiato: comunicazione, contratti, procuratori e tante altre cose. Non lo dico con un'accezione negativa, è solo l'evoluzione delle cose. Mio padre per tutta la famiglia è un personaggio fantastico. Non ci sono paragoni da fare".

CONSIGLIO - "Se mio padre mi ha consigliato di comprarla? Per noi l'Inter non è mai stato un business. E' chiaro che negli anni l'Inter è stata una palestra importante per comprenderlo il business. Impari tantissimo ad avere pazienza, a pensare un po' di più e a sopportare".

UN UOMO BUONO - "Se questa immagine di filantropo mi ha dato fastidio? Ognuno fa le cose secondo il suo carattere. Guidare l'Inter non è certo un trastullo".

HERRERA-MOU - "Mio padre interveniva quando era necessario smuovere le acque e quando c'erano cose evidenti che non andavano. A me sono capitate cose simili, ma non me ne vanterei. La capacità di un allenatore intelligente è quella di accogliere questi consigli. Certo, cosa diverse sarebbe se un presidente facesse questi discorsi tutte le domeniche. L'allenatore e il presidente sono le persone che soffrono di più in società. E' vero, ci sono molte similitudini con Mourinho. Allora non c'erano i mezzi di comunicazione di oggi, ma lui sapeva tutto di tutto il calcio mondiale. Si alzava presto la mattina per iniziare a lavorare e prendere contatti".

TU SI CHE SEI SPECIALE - "Mourinho ha una personalità molto forte e ha svolto un grande lavoro. Ha fascino nei confronti dei giocatori e un'ampia conoscenza del calcio. E' un tecnico col senso del comando e quando la squadra capisce che deve seguirlo tutto diventa più facile. Inoltre, in alcune cose era un lavoratore umile. Si mise a studiare l'Inter dal primo giorno in cui gli chiesi se era libero e disponibile ad accettare il club nerazzurro. Apprezzo molto l'umiltà in chi di base non lo è".

SOLO AMORE - "Io ho trovato quasi giusto che dopo la vittoria della Champions abbia deciso di iniziare una nuova avventura. A me stava bene la vittoria in Coppa dei Campioni e gli ho subito perdonato che subito dopo ha deciso di andare via. Non l'ho mai odiato per questa scelta".

AMMANETTATI - "Non l'avevo capito in un primo momento. Se il gesto delle manette l'avesse fatto un'altra persona sarebbe stato di una tristezza infinita. Mourinho, però, è fatto così, lo devi prendere in toto".

L'AMORE PIÙ GRANDE- "Ronaldo. L'ho trovato sempre molto sveglio e capace di capire sempre al volo gli stati d'animo miei e della squadra. Era affezionato e molto generoso, condivideva i suoi sentimenti. Io non ho mai avuto grossa frequenza coi calciatori, ma quando li incontri devi avere una fotografia del loro carattere e lui subito mi ha colpito".

NESSUN TRADIMENTO - "Io non mi sono mai sentito tradito. In questo ambiente non si può parlare di tradimenti, un giocatore che ha tutta la sua ambizione è normale che possa fare determinate scelte. Non ho mai avuto questo sentimento di fastidio nei confronti di giocatori definiti comunemente ingrati".

CANTONA - "I campioni ti attirano e Cantona era più di un campione. La disciplina è importante, ma c'è sempre l'attrazione per il giocatore un po' 'matto'. L'evoluzione te la dà quel tipo di giocatore e gli altri ti rafforzano il sistema".

MESSI - "Quando non aveva ancora esordito col Barcellona l'avevo visto in una gara Under 18. Ho fatto qualche sondaggio, ma il Barcellona l'aveva aiutato nella sua crescita e sarebbe stato anche scortese trattarlo. Il padre, però, a quel punto andò dal club catalano e riferì di queste offerte per avere un contratto importante. Da quel momento in avanti è partita la carriera di Messi".

IL CAPITANO - "No, non stavo per prendere Ortega. Mi mandarono questa cassetta per vedere Ortega, ma il calciatore impressionante era Zanetti. Certo, poi non puoi immaginare che potesse fare questa carriera. Zanetti nella sua autobiografia s'è lamentato di Tardelli? Mi ha sorpreso. Si vede che i due non andavano d'accordo. Ci sarà stato qualche problema e lui l'ha ribadito".

PERSONAGGI - "Che tipo mi piacciono? Nella vita sei sempre conquistato da chi ha fantasia e coraggio per andare oltre. Questo, chiaramente, vale anche per i calciatori. Mi piacciono le persone che fanno così".

LA JUVE - "Con la Juve c'è un ottimo rapporto e un ottimo rapporto c'è sempre stato con la famiglia Agnelli. C'è stato questo intervallo di partecipazione di altre persone che ha un po' logorato questi rapporti. Non sono queste, però, le cose che mi hanno spinto ad andare via. Ho lasciato il club nerazzurro perché dopo 18 anni è giusto così. La rivalità tra le due squadre è un'altra cosa ed è giusto che resti".

IL MILAN - "Non c'è mai stata una grande frequenza con Berlusconi e col Milan. Lui è stato sempre gentile e amichevole nei miei confronti, ma non si sono mai creati dei sentimenti. Il Milan lo soffri perché è l'altra squadra della stessa città. Il cambio in società? Penso sempre che i figli in tutte le società sono un po' gelosi degli uomini di fiducia del padre. E' una cosa normale. Barbara dovrà dimostrare di essere brava, tutto dipenderà da come i due riusciranno a integrarsi".

RECOBA- "Ero diventato un maniaco (sorride, ndr). Per me è il migliore giocatore che ho portato all'Inter, era un fenomeno".

CESSIONE - "Chi prende una squadra di calcio sa che deve far felici i tifosi. Di Thohir mi ha colpito l'interesse e la volontà forte di chiudere questa trattativa. Inoltre, è una persona gentilissima da tutti i punti di vista, una persona discreta e rispettosa. E' normale che ora condurrà la società secondo la sua personalità".

TORNARE A SOGNARE - "All'Inter nessuno ha mai smesso di pensare in grande. Lui ha in mano uno strumento attraverso cui può realizzare determinate cose. Ha obiettivi che per l'Inter sono obbligatori e credo abbia capacità e pazienza per centrare determinati obiettivi. E' un grande lavoratore come Mourinho ed Herrera".

NIENTE ADDII - "E' un ciao. Guai a rimanere con un piede in due staffe. Ora bisogna aiutare questa società, non faccio nessun progetto o programma. Ho scelto io di cambiare".

TIFOSO SEMPRE - "Mio padre era tifoso tanto quanto me e quindi continuavamo a vedere l'Inter. Certo, c'è qualcosa che cambia quando non hai più responsabilità da presidente, ma alla squadra continui a tenerci. Resti comunque un tifoso, anche se sei meno coinvolto".

IO E MIA MOGLIE - "Milly non è stata contenta della cessione perché negli anni ha sposato la causa. I cambiamenti creano dei problemi e quindi, paradossalmente, adesso è dispiaciuta".

IL CALCIO - "Non penso a una rivoluzione culturale, ma il calcio è uno strumento che arriva ovunque. Chiunque lo segue, chiunque conosce i personaggi del calcio. Attraverso questo sport puoi portare avanti idee e azioni che possono aiutare qualcuno".