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Moratti: “Thohir non vivacchia! Kondo? Meglio di Touré per 2 motivi. Mancio è…”

L’ex presidente dell’Inter, Massimo Moratti, ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport, per parlare del momento dell’Inter anche riferito al mercato: “Soddisfatto della campagna acquisti dell’Inter?...

Riccardo Fusato

L'ex presidente dell'Inter, Massimo Moratti, ha rilasciato un'intervista alla Gazzetta dello Sport, per parlare del momento dell'Inter anche riferito al mercato:

"Soddisfatto della campagna acquisti dell’Inter? Sì. Si sarebbe potuto vivacchiare per alcuni anni, invece Thohir sta costruendo una squadra per vincere.

Cosa? L’Inter deve tornare in Champions. Se poi lo farà vincendo lo scudetto, tanto meglio.

Come è andata per Kondogbia? Thohir mi ha chiamato, anche perché per statuto deve avere il mio assenso per operazioni superiori ai 20 milioni. L’ho sentito subito molto deciso e sono stato ben contento di dargli il mio ok. Un’operazione importante, ma le alternative erano anche più care. Credo che sia stato un acquisto importantissimo per tutto. Per le esigenze della squadra, per permettere a Mancini di lavorare più tranquillo e per risvegliare l’ambiente, riportare entusiasmo. Se lo conoscevo? L’ho visto giocare soltanto in tv, troppo poco per dare un giudizio attendibile. Ma da come ne parlava l’allenatore ero certo che fosse l’uomo giusto.

Anche più di Touré? Certamente sì. Per una questione di ingaggio più basso e di età. Su un ragazzo di 22 anni si basa un progetto. Touré era più esperto, lui sarà spinto dai tifosi e crescerà con la squadra. Ha scelto l’Inter perché ci ha visto il progetto giusto per fare insieme il salto di qualità. Quanto ha pesato Mancini? E’ sempre convincente. In primis perché si convince lui, poi perché insiste con il presidente di turno e con il giocatore. Uno come lui capisce subito se un giocatore ha classe o meno ed è utile alla squadra. E' stato un colpo alla Moratti? Il merito è tutto di Thohir. In una delle nostre telefonate mi ha chiesto se io lo avrei preso. Gli ho detto di sì, anche se io rischiavo in proprio"