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Nicchi, che cambiamento: ora invita Moratti a lasciare il calcio ma nel 2010…

Correva l’anno 2010. L’allora presidente dell’Aia, Marcello Nicchi, veniva “indirettamente” interpellato dall’allora patron giallorosso, Rosella Sensi. Il motivo? Semplice, durante la gara tra Brescia e Roma i giallorossi capitolavano...

Giovanni Montopoli

Correva l’anno 2010. L’allora presidente dell’Aia, Marcello Nicchi, veniva “indirettamente” interpellato dall’allora patron giallorosso, Rosella Sensi. Il motivo? Semplice, durante la gara tra Brescia e Roma i giallorossi capitolavano contro le rondinella “favorite” da una direzione arbitrale in totale appannaggio della formazione di casa.

“La Federcalcio intervenga – ammonisce la Sensi - perché in attesa della moviola in campo, sembra che ad arbitrare siano i ciechi». L’allora presidente della Roma tuona, facendo riferimento alle «sviste» dell'arbitro. “Se qualcuno pensa che la Roma possa essere presa in giro in attesa di nuovi assetti societari – incalza -  è bene chiarire, anche a qualche addetto ai lavori ancora in vacanza, che questa squadra ha una proprietà e una dirigenza capaci di valutare il comportamento dei propri giocatori, come degli avversari, degli arbitri, degli assistenti e del Presidente dell'Aia. Spero che Abete e Beretta più che pensare a far festeggiare la Befana a calciatori e arbitri si dedichino a mettere ordine dove in assenza della moviola in campo dirigono anche i ciechi”

Domandare è lecito, rispondere è cortesia. Allora, come cavalleria insegna, non tarda ad arrivare la replica del presidente dell’AIA chiamato in ballo: “Quella di ieri per i nostri arbitri era stata una giornata quasi perfetta - spiega Nicchi. - Peccato per la direzione di gara di Brescia-Roma: c'è molto rammarico. Da un certo punto di vista capisco le proteste della Roma, a volte gli errori arrivano quando meno te lo aspetti”(corriere della sera, 23 settembre 2010).

Passano solo due anni, ed ecco che il copione si ripete.

Questa volta l’attenzione si sposta sull’incontro di cartello tra Milan e Juventus, quello  che ha traumatizzato l’amministratore delegato rossonero per il fatidico gol di Muntari (gol valido e non concesso per una svista). Il dirigente rossonero non le manda a dire, non cede di un millimetro. Nell'intervallo dell’incontro incriminato Galliani scende per protestare con Tagliavento e incrocia Conte.Tra i due volano parole grosse. "Ora provate a lamentarvi” attacca Galliani riferendosi alle proteste juventine per i rigori non concessi contro il Parma.

Anche qui, provvidenziale la presa di posizione di Marcello Nicchi: “I fatti accaduti in Milan-Juventus ci addolorano. Dopo ciò che è successo c'è poco da aggiungere. Ora lasciateci tranquilli” (lanuovasardegna, 27 febbraio 2012) sottolinea il presidente dell’AIA battendosi il petto per la svista costata ai rossoneri più che una rete.

Passano poco più di 12 mesi, questa volta tocca a Massimo Moratti lanciare strali all’indirizzo del team allestito da Nicchi.

Sul banco degli imputati sale Gervasoni, reo di aver concesso un calcio di rigore inesistente all’Atalanta per fallo di…Samuel, anzi Ranocchia, anzi Samuel. Un “mani netto, Capitano” (affermazione rivolta durante l’incontro a Zanetti) che non lascia altra interpretazione.

Le dichiarazioni di Moratti non tardano ad arrivare, così come la secca replica del presidente dell’AIA che questa volta sembra non voler conciliare, anzi: "Gli arbitri sono atleti, che sbagliano come tutti. Una cosa è certa al 110%: la loro assoluta buona fede. Chi non ha fiducia nelle componenti federali non può fare calcio'. 

Come cambiano le cose, vero?