Caludio Ranieri, si è concesso ad una lunga intervista sulla Gazzetta dello Sport. Ecco le sue parole:
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Ranieri: ” L’Inter è viva, con Wes e Maicon nulla è impossibile. Le mie priorità ….”
Caludio Ranieri, si è concesso ad una lunga intervista sulla Gazzetta dello Sport. Ecco le sue parole: Mister, come l’Inter vista da dentro? «Per niente: quella che vedevo da fuori, ora posso toccarla. Ed è un’Inter fatta di giocatori...
Mister, come l'Inter vista da dentro?
«Per niente: quella che vedevo da fuori, ora posso toccarla. Ed è un’Inter fatta di giocatori che ogni giorno dicono: noi ci siamo».
Nella sua testa non si è domandato come mai Moratti non abbia pensato a Lei quest'estate?
«No, e non l’ho chiesto neanche a Moratti. Ci conosciamo da tanti anni, vedemmo un derby fianco a fianco e gli dissi: “Questo è il suo stadio”. E lui a me: “No, è il suo”. Cavolo, mi sono detto negli anni: se è il mio stadio, prima o poi mi chiamerà…».
E adesso l'ha chiamata...
«Dalla mia squadra voglio la grinta che avevo in campo, grinta da giocatore “normale”: chi gioca contro di me, prima di battermi deve passare sul mio corpo».
E' per questo che si è arrabbiato tanto sabato sera con Rocchi?
«Sono una bilancia e chi è bilancia ama la giustizia: non ce l’avevo con i suoi errori, ma con il suo atteggiamento. Anche se non arriverò mai a pensare che sia cambiato il vento contro l’Inter»
Che obbiettivi si pone l'Inter?
«Tornare a far sognare. Per me le due squadre da battere restano Milan e Inter e dietro ci sono Juve e Napoli: ecco, ci dobbiamo riappropriare di questo ruolo, perché resto convinto che si possa ancora vincere lo scudetto. Siamo in forte ritardo, magari non lo vinceremo, ma dobbiamo lanciarci: come posso dare limiti a una squadra che due anni fa ha vinto tutto ed è tuttora campione del mondo?».
Ci dica la verità, ha preparato una tabella scudetto?
«Non faccio mai tabelle: scriverei sempre tre punti, ad ogni partita».
Ci sono comunque delle analogie con la sua Roma?
«Vedo la stessa voglia di uscire da una situazione difficile: i giocatori mi seguono, sento che vogliono fortemente qualcosa».
C'e' un Totti nell'Inter?«Sneijder è uno che illumina tutta la squadra: quando gioca sai che può sempre succedere qualcosa, che può risolvere la partita».
E Maicon ? dove lo collochiamo?
«I compagni sanno che se c’è lui, a destra c’è un treno che passa e va forte».
Quanto si vedrà il nuovo Alvarez? «Lui, come anche Coutinho o Zarate, in allenamento fa cose che a volte mi lasciano a bocca aperta: a questi ragazzi bisogna dare tempo. Alvarez era abituato ad un certo calcio e spesso pensa ancora così, mentre il nostro è più veloce. E poi all’Inter il pubblico non ti dà tempo, servono giocatori già “fatti”: starà a me equilibrare le sue apparizioni e a lui non abbattersi per i miei rimproveri».
E Zarate?«Fa una grande giocata e tende a staccare la spina. Se trovo la chiave per tenergliela sempre attaccata…».
E Forlan?«Il Forlan di Bologna, libero anche di spaziare come vuole, a me è piaciuto molto»
Si parla di Inter logora...«Sono come San Tommaso: fatemela toccare, per vedere se è davvero così. Una cosa l’ho già toccata, e forse è quella che mi ha sorpreso di più: quanto sono preziosi i cosiddetti senatori, per come si muovono, per come parlano ai più giovani. Sono anzitutto un patrimonio del club».
Ma le potrà mai capitare, in un derby, di togliere Zanetti e Cambiasso come fece con Totti e De Rossi?«Se perdo quel derby, sono ancora lì dentro… Però se io penso che una cosa possa servire alla squadra, posso aver di fronte anche Dio, ma la faccio».
Dunque le potrà succedere anche di far riposare Zanetti, che non si è mai fermato con nessun allenatore?«Magari qualche volta sì. Ma più in generale a me pare che la squadra fisicamente stia bene. E a proposito di età media, direi che c’è chi ce l’ha più alta…».
Parliamo del Milan?
«Questo l’avete detto voi».
Ma se Juve, Napoli e Udinese continuano a correre così?«Non posso già pensare di non avere energie sufficienti per farlo quanto loro: senza illudermi ed illudere, lo credo e lo spero».
Magari con un aiutino dal mercato di gennaio?«Mancano tre mesi, per ora butto l’occhio ma non mi interessa più di tanto. Kucka? L’anno scorso ha fatto molto bene, non so se stia facendo fatica a ripetersi perché ha la testa già qui a Milano. Comunque, è utile solo chi viene e pensa anzitutto alla squadra. La grade forza del Barcellona è questa, è Puyol che vince la Champions e dà la fascia ad Abidal: il Barça i giocatori li sceglie così».
Ranieri inventerà qualcosa, per dare la sua impronta a questa squadra?«Non subito. Prima devo normalizzare, dunque fare punti. Magari poi ci metterò qualcosina di mio, una variabile che possa cambiare le cose. Ma quando ancora non so».
Nel frattempo?«Tatticamente la strada è quella: 4-4-2 con la variabile del rombo. Ma, ad esempio, aver già subito 11 gol in 5 partite di campionato è troppo. Ho sempre considerato interessante l’idea di una linea difensiva a quattro molto alta, ma i desideri sono una cosa, le possibilità di una squadra un’altra cosa. E comunque, nella zona ho sempre marcato l’uomo».
Altre priorità?«Organizzazione e giuste distanze fra i reparti: che sono quattro, ma nel mio calcio devono muoversi come un uomo solo. Così si fatica meno e si rende difficile la vita degli altri. Poi recuperare giocatori importanti come Sneijder, Thiago Motta e Stankovic, e se possibile evitare altri infortuni: più che dalla preparazione o dai carichi di lavoro, dipendono dallo stress. La mia prevenzione è semplice: poca palestra e molto lavoro con la palla: perché i muscoli e il cervello fanno quel lavoro lì, non quello delle macchine».
Principi cari a Mourinho: ma è vero che la sua ombra galleggia ancora alla Pinetina?«Non vivo di gelosie, né di invidie. Io credo che a Mourinho e ad Herrera andrebbero fatte due busti da mettere alla Pinetina accanto a quello di Angelo Moratti: guai dimenticarsi di chi ha fatto la storia di una società».
L’ha sentito?«Non direttamente, ma dopo la vittoria di Mosca ha chiamato il team manager Butti per fare i complimenti a tutti».
Ma è vero, come dice Benitez, che all’Inter fa tutto Moratti?«Se è così, ancora non me ne sono accorto. Ma forse Benitez pensava che funzionasse come in Inghilterra, dove il presidente si vede una volta ogni morte di Papa».
Ed è vero che presto Montali la seguirà a Milano?«Eh no, eh? Se non altro per scaramanzia! E’ stato con me alla Juve e mi hanno mandato via, è venuto alla Roma e mi hanno mandato via. Se arriva, vado da Moratti e chiedo la buonuscita…».
A proposito di Juve: lo sa che il 29 ottobre è vicino?«Lo so, è so che Inter-Juve sarà una partita straspeciale. Anche per me: so cosa significa, anche perché sono stato dall’altra parte della barricata».
Ma gli scudetti della Juve sono 29 o 27?«Il coperchio che sta sopra tutta questa pentola va chiuso, perché più mescoli il contenuto e più fa odore. E non voglio raccontare neanche la verità di quello che è successo davvero fra me e la Juve, perché altrimenti…: meglio evitare, e poi non me lo permette la mia etica. Dico solo che mi hanno mandato via perché l’ho voluto io e a chi mi rimprovera di aver voluto Poulsen, ha risposto da poco Eto’o, dicendo che io in realtà avrei voluto lui…».
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