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Stankovic: “Il campo manca, aiuto i giovani. Madrid? Piangevo come un bambino perché…”

All’inaugurazione del nuovo store di uno dei partner commerciali dell’Inter, Dejan Stankovic ha parlato ai ragazzi presenti, che gli hanno posto domande di ogni tipo. Il dirigente nerazzurro tocca diversi argomenti e risponde così a chi gli...

Alessandro De Felice

All’inaugurazione del nuovo store di uno dei partner commerciali dell’Inter, Dejan Stankovic ha parlato ai ragazzi presenti, che gli hanno posto domande di ogni tipo. Il dirigente nerazzurro tocca diversi argomenti e risponde così a chi gli chiede quale sia stato l’allenatore più influente avuto in carriera:

“Ogni allenatore ha aggiunto un pezzo di mosaico alla mia carriera. Ne ho avuti tanti, quando sono arrivato alla Lazio c’era Sven-Goran Eriksson, lui mi ha aiutato molto perché ero giovane e con pazienza mi ha spiegato come funziona il calcio italiano. Ma ho imparato tantissimo anche da Mancini, Zaccheroni e José” (Mourinho, ndr).

Poi l’argomento si sposta a quello che è un momento complicato per ogni calciatore, il tempo in cui bisogna smettere: “Quando smetti ti rendi conto di quanto è stato bello e quanto sia passato velocemente il tempo. Mi manca il campo, ma sono felice perché ho vinto tanto e ho realizzato tutti i miei sogni. Adesso cerco - con la mia esperienza -  di trasmettere ai ragazzi quello che serve per vincere e per essere un campione”.

Nell’intervista c’è anche spazio per ricordare i momenti magici della carriera di Stankovic: “Ho tanti ricordi belli, ma quello di Madrid è stato unico. Ogni calciatore si pone l’obiettivo di vincere. Per questo trionfare in Champions, dopo tanti sacrifici, è stato bellissimo. In campo piangevo come un bambino nel vedere tutto preparato per la premiazione, guardavo la Coppa e piangevo perché in molti sapevamo che sarebbe stata l’ultima occasione. Scherzando, tra i più grandi del gruppo, ci chiamavamo “over 30” e quella per noi era l’ultima occasione”.

La chiusura dell’intervista è dedicata ai ragazzi che vogliono diventare calciatori: "Il calcio è bello, ma è necessario sacrificarsi. Bisogna essere forti di testa. Quando ero un ragazzo ne vedevo molti più forti di me, anche fisicamente, ma io non ho mai mollato, anche in allenamento, e quando è arrivata la mia occasione l’ho presa”.

(Inter Channel)