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Stankovic: “Inter, col Triplete fatta la storia. La Juve investe tanto ma non ci è riuscita”

L'ex centrocampista nerazzurro ha parlato a Skysport e ha risposto alle domande dei tifosi

Eva A. Provenzano

Dejan Stankovic, da casa sua come stanno facendo tanti ex campioni, ha risposto alle domande dei tifosi in un collegamento su Skysport. Ecco cosa ha detto l'ex centrocampista nerazzurro:

-Come stai? 

Grazie a Dio stiamo bene tutti. Affrontiamo questa situazione e con rispetto e intelligenza stiamo a casa. Non c'è altro modo. 

-Qual è il tuo gol preferito? 

Quello più strano è quello con lo Schalke04. Oggi compie 9 anni, era il 4 aprile. Quello di Genova è stato il più difficile e quello contro il Milan non è stato l'unico. Deluso dal risultato finale? Non solo una mia delusione ma di tutta la squadra perché in quel campionato abbiamo perso tutto in pochi giorni, eliminati in CL e anche poi qualche giorno dopo abbiamo perso la partita con il Milan e il campionato. Eravamo in pochi, c'erano tanti infortunati e siamo stati sfortunati quell'anno. 

-Come sta andando il percorso di Filip all'Inter? 

E' un classe 2002 sta facendo la sua strada e si sta comportando bene. Ascolta i consigli. Ha avuto la fortuna di lavorare un mese e mezzo con la prima squadra e l'unico consiglio che potevo dargli era proprio quello di ascoltar i consigli. E poi naturalmente lavorare, lavorare, lavorare. Ma in quel gruppo, con Conte, c'è tanto da imparare. Sono contento per lui. Fin da bimbo si applica tanto. Ci serviva uno che andava in porta e abbiamo scelto lui. 

-Ha scelto la porta perché non gli piaceva correre?

Vero. Troppo faticoso per lui correre e ha messo i guanti. 

-Qual è la squadra più forte la Lazio che ha vinto il campionato nel 2000 o l'Inter del Triplete? 

Sono due date diverse. Il campionato della Lazio e poi quello dell'Inter erano dieci anni di differenza e il calcio cambia. Due squadre tostissime. La Lazio di Cragnotti ha vinto anche poco rispetto a quanto eravamo forti. Potevamo fare meglio anche in Champions. Con il Triplete si è scritta la storia e con il passare del tempo mi rendo conto di cosa abbiamo fatto. Una roba importante, un traguardo difficile da raggiungere. Perché vedi, la Juve una squadra che sta investendo tantissimo e giocando forte negli ultimi anni non è riuscita a ripetere una cosa del genere, per questo vincere il Triplete rimane nella storia.

-Quella squadra è rimasta tanto a Madrid per quello che è successo dopo? 

Sì, ma abbiamo provato anche l'anno dopo a costruire, abbiamo cambiato la squadra. Posso solo ringraziare Moratti e la sua famiglia per quello che ci ha regalato: una grande squadra, un grande mister, grandi vittorie. Poi i cicli iniziano, durano e poi finiscono. E' finito anche quello lì. Dispiace ma il nostro lo abbiamo dato. Quando abbiamo capito che era una stagione diversa da tutte? Abbiamo lavorato anche prima per arrivare dove siamo arrivati. Quella squadra è stata costruita a partire da Mancini, poi l'arrivo di José e la sua seconda stagione è stata importantissima. Per gli acquisti, per i moduli scelti, per la personalità dimostrata in campo, ma quella squadra era importante come lui. Noi volevamo vincere tutto e non abbiamo scelto un solo obiettivo. A Kiev, in quella gara da dentro o fuori, abbiamo avuto anche fortuna e perché non sfruttarla? Abbiamo vinto contro un grande Chelsea, poi un po' di fortuna nel sorteggio e siamo andati avanti gara dopo gara. Gli ultimi due mesi abbiamo giocato con gli stessi 13-14 calciatori. Non ci si allenava, si recuperava solo e si giocava. Non c'era altro in testa che quel 22 maggio a Madrid. Chiudere un cerchio importante e scrivere la storia con la maglia dell'Inter. José è riuscito a tirar fuori da noi il cento per cento, ma la differenza l'hanno fatta gli uomini nello spogliatoio. Gli ultimi giorni eravamo sfatti ma lui ha tolto qualcosa da noi il massimo. Siamo cresciuti a livello umano anche. 

-Il derby più bello vinto dall'Inter? 

Una volta ho segnato direttamente da calcio d'angolo ma loro hanno vinto in rimonta e abbiamo perso in rimonta. Il mio preferito è il primo di José, quello della stagione 2008-2009, vincemmo 4-0. Poteva finire anche con qualche gol in più e siamo stati spettacolari in campo. Abbiamo dimostrato di essere una squadra forte. 

-Cosa vuol dire giocare il derby di Milano? 

I derby erano combattuti ma alla fine amici come prima, c'era grande rispetto. Io ho giocato tanti derby, poteva succedere di tutto in campo ma restava lì. Le storie di Milan e Inter sono importanti e noi dovevamo rispettarci. E' un derby di prestigio, un signor derby. Mi tengo stretto quello di Roma e Lazio o Partizan-Stella Rossa. Ma quello di Milano è un signor derby.

-Qual è l'allenatore a cui ti ispiri di più? 

Bella domanda. Ho lavorato con grandissimi signori e allenatori e ho avuto compagni straordinari. Prendo tutto quello che mi serve. Ora ho iniziato ad allenare la Stella Rossa. E' una cosa molto seria ma mi sto divertendo tanto. Mi hanno allenato Eriksen, Mancini, Mihajlovic, Zaccheroni, Mourinho. I miei allenatori in Serbia. Prendo quello che mi piace da tutti loro e ci metto quello che voglio io nel calcio. Carattere, rispetto, conoscere il mondo dei giocatori fuori dal campo. E' da poco tempo che sono allenatore e cercherò di costruire una mia identità. 

-Mancini, un aneddoto su di lui? 

Mi prendevano tutti in giro e mi chiamavano 'Figlio di Mancini'. Io mi trovavo bene con lui. Pure quando eravamo compagni alla Lazio, era un allenatore in campo e metteva tanta pressione. Sono cresciuto tanto con lui in campo. Vorrei chiedergli cosa ha in mente per il futuro e come sarà la sua programmazione dopo che hanno rinviato gli Europei. Avrà anche Zaniolo, un giocatore che stimo molto. 

-Cosa manca all'Inter di quest'anno per superare la Juve? 

Manca esperienza e qualche giocatore. Il gap è diminuito ed era quello che si sperava con l'arrivo di Conte ch sta facendo un grande lavoro. Insieme ai giocatori che stanno facendo bene, seguono e sono d'accordo con qualche giocatore, 1-2 di altissimo livello, senza togliere a quelli che ci sono ora, può essere una candidata allo scudetto. Non è finita. Non so se questa bene porterà bene o male a chi lotta per lo scudetto, vedremo alla ripresa. Per ora è giusto che non si giochi e non ci si alleni, questa è la mia idea. Tutti abbiamo come unico pensiero, quello di stare a casa per il dolore e quello che è successo prima in Italia e ora anche in Serbia. Il club nerazzurro può fare grandi cose. Manca un pezzettino. 

-Cosa pensi del percorso della Lazio? 

Inzaghi sta facendo un grandissimo lavoro e si merita il prolungamento del contratto. E' partito con grande umiltà, andavamo d'accordo da compagni di squadra e adesso è anche un modello di allenatore giovane, si possono imparare tante cose di lui. Mi piacerebbe che la mia squadra giocasse un calcio come quello della sua Lazio. La Lazio può lottare fino alla fine. 

-Sei stato vicino al Milan a 18-19 anni? 

Non lo so sinceramente, ero vicino al PSG e alla Roma quando ero alla Stella Rossa. Poi sono andato alla Lazio. Del Milan non ho sentito parlare direttamente. Savicevic mi conosceva. 

(Fonte: SS24)

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