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Thohir: “Inter, Suning sa cosa fare. Volevo Lukaku e Dzeko. E su Barella…”

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L'ex presidente nerazzurro ha ancora a cuore il club nerazzurro: "Volevo aiutare, vendere fu un gesto d'amore"

Fabio Alampi

Sbarcato a Roma per il G20 e la conferenza sul clima in qualità di ministro delle aziende di Stato e degli affari economici nel governo indonesiano, Erick Thohir non ha di certo dimenticato l'Inter. Intervistato dal Corriere dello Sport, l'ex presidente nerazzurro ha parlato di quella che fu la sua squadra: "L'Inter è stata il miglior club del mondo. Ma quando l'ho presa io, nel 2013, eravamo in pieno periodo di transizione. Sin dall'inizio sono stato chiaro: la mia intenzione era aiutare. Volevamo costruire una squadra che tornasse nel giro di cinque anni tra le prime quatto in Italia e ci restasse. Con i conti a posto. Con uno staff sempre più professionale. Contemporaneamente, riportare l'Inter a essere un marchio appetibile sul mercato internazionale".

Allora perché ha ceduto tutto agli Zhang e a Suning?

"Perché mi hanno convinto con un progetto ambizioso e solido. Nello stesso momento in Indonesia mi avevano proposto la presidenza del comitato olimpico. Non avevo più la possibilità di gestire a dovere il mio tempo. Così ho discusso con Moratti di quale fosse la soluzione migliore per il club. Entrambi siamo innamorati dell'Inter".

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Nessun dubbio. Però ve ne siete andati.

"In certe circostanze, anche quello è un gesto d'amore. Io ho il massimo rispetto per Suning. Hanno scelto le strade di investimento che ritenevano migliori. Hanno costruito una piattafoma che ha riportato lo scudetto dopo undici anni".

Le hanno copiato qualche idea?

"Per esempio hanno preso Lukaku, un giocatore che avrei tanto voluto acquistare io. Ma non si poteva proprio, all'epoca. Idem per Dzeko: noi ci provammo, la Roma fu più rapida".

Comunque non ha detto che cosa ha provato il giorno della vittoria.

"Tanta felicità. Per i tifosi, per Steven Zhang, per Moratti. So che dirlo così è banale, ma la mia gioia di quel giorno non lo è stata. Ho subito spedito un messaggio a un amico: Forza Inter, siamo campioni".

Adesso Suning sembra in difficoltà.

"Preferisco non commentare. Sempre per via dell'amore che nutro nei confronti dell'Inter. E per via di tutto quello che Suning ha fatto per vincere lo scudetto. Una cosa è certa: loro hanno grande rispetto per l'Inter e per gli italiani. Quando verrà il momento di lasciare, lo faranno".

È per caso questo, il momento?

"Oh, non lo so. Dipende da loro. Se sei innamorato, essere lucidi al momento delle decisioni non è facile. Posso dire che chiunque arrivi e s'impegni a mantenere l'Inter a questi livelli avrà il mio apprezzamento. L'Inter è un patrimonio globale, non solo dei tifosi italiani. Lasciamo che gli Zhang riflettano e trovino eventualmente un acquirente di quel tipo".

Sa che cosa le rimproverano? Che lei prendendo e rivendendo l'Inter ha guadagnato mentre la stragrande maggioranza dei presidente perde denaro.

"Passione e business, per me è stato un mix. Sono un uomo d'affari. È come quando metti su famiglia: conta l'amore ma conta anche che cosa porti in tavola. Se le finanze dell'azienda non sono in ordine stai fresco".

Il suo allenatore storico è Roberto Mancini. Ed eccolo campione d'Europa con la Nazionale italiana.

"Complimenti a lui. Volevamo tenerlo, il tempismo non ci è stato amico. Era la fase di passaggio a Suning del club. Ha deciso lui di andarsene e bisogna rispettare la sua scelta. La forza del calcio sta nei suoi drammi. Anche Antonio Conte è uscito dall'Inter dopo aver vinto lo scudetto. Ha sentito che quella situazione non era più quella giusta per lui, tutto qui. Come fai a discutere un carattere forte come il suo?".

Infatti hanno voltato pagina e assunto Simone Inzaghi.

"Che non mi pare stia andando male. Ha portato stabilità. Non c'è motivo di pensare che l'Inter non possa salire ancora in classifica. A me piace lo stile di Suning, basato su una mentalità imprenditoriale. Per esempio, ai miei tempi era complicato avvicinare il grande calcio all'Asia. Adesso si fa perché si è capito quanto sia rilevante quel mercato".

Per esempio, lei segue ancora le partite dell'Inter?

"Non solo. Sono rimasto di sasso davanti a Juve-Sassuolo. Mi è piaciuta Lazio-Inter, eppure abbiamo perso 3-1. Dramma, appunto: sta qui la bellezza. L'Atalanta è sempre bella a vedersi, e che modello di business ha! E guardi che io sono tifoso dell'Arsenal".

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Sente ancora Moratti?

"Non quanto prima, ma sì. A proposito, non l'ho ancora chiamato questa volta".

E i giocatori di quella squadra?

"Come no. Anche altri. Qualche giorno fa ho incontrato Marco Materazzi. Ho contatti con Zanetti. Purtroppo il tempo libero non è quello di un tempo".

Un altro tecnico che avreste voluto prendere a suo tempo e che ora sta facendo le fortune di un avversario è Stefano Pioli.

"Bell'allenatore. Bisogna dare tempo ai manager. Avere pazienza".

Può vincere lo scudetto con il Milan.

"Io spero sempre che lo vinca l'Inter".

Ci crede?

"La squadra è buona. Deve diventare più continua. La difesa è una delle migliori: Bastoni, De Vrij, Skriniar. E poi Barella. Abbiamo cercato dappertutto un giocatore simile, cominciando da Medel, ma non si è mai trovato perché uno così non c'era. Poi sono contento che Brozovic e Perisic siano ancora là".

Quel Lukaku che lei desiderava tanto è venuto e se n'è andato.

"In questo gioco non esistono il giusto e l'ingiusto. Le cose succedono per una ragione. Bravi i professionisti che ci sono adesso ad aver scelto Dzeko e Correa per sostituire Lukaku. Equilibrio, la parola magica è sempre questa".

Un messaggio ai suoi vecchi tifosi?

"Credete nell'Inter. Possiamo avere problemi, ma torniamo sempre a galla. Lo dice la storia. Vale anche per la questione della proprietà. Arriverà il momento e qualcuno che ama l'Inter si farà vivo".

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