Javier Zanetti ha parlato al Tg1, presentando la sua autobiografia, che si intitola "Giocare da uomo".
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ZANETTI: “Inter? Fierezza e dignità . Mazzarri un po’ Cuper. Lippi, che fastidio quando…”
Javier Zanetti ha parlato al Tg1, presentando la sua autobiografia, che si intitola “Giocare da uomo”. “Giocare da uomo”, partiamo da qui. Che significa ‘giocare da uomo’? “Significa soprattutto giocare...
"Giocare da uomo", partiamo da qui. Che significa 'giocare da uomo'?
"Significa soprattutto giocare con tanti valori, con la correttezza, con la voglia di lasciare qualcosa di importante a chi ci guarda".
Agassi nella sua autobiografia finisce per odiare lo sport, tu invece in questo libero racconti il tuo amore per il calcio. Che Cosa è fa la differenza?
"Io amo il calcio, è sempre stata la mia passione. In questo libro racconto tutto il mio percorso, cosa provavo io ogni volta che correvo dietro ad un pallone, i sacrifici che ho fatto ma sempre con la voglia di arrivare a qualcosa di importante"
Qual è stato il sacrificio più utile?
"Direi, quando ero bambino, seguire i consigli dei miei genitori: prima studiare, dopo fare quello che mi piaceva, cioè il calcio, e inseguire il sogno che mi ha portato ad arrivare a quello che sono. Ma non lo chiamerei sacrificio, piuttosto il volere qualcosa che mi faccia stare bene".
Tu hai lavorato come muratore insieme con tuo padre. E' stato un buon allenamento?
"Soprattutto una lezione di vita. Lavorare con mio padre e vedere dal vivo i suoi sacrifici che lui faceva per la nostra famiglia di sicuro ha fatto far sì che tutto quello che mi è arrivato dopo l'ho accolto in maniera importante, che mi accompagna per tutta la vita".
A un certo punto, nel 1995, è arrivata l'Inter. Cosa vi unisce?
"Allora non ci credevo, iniziavo a fare i miei primi passi in Argentina e vedevo il calcio italiano sinceramente lontanissimo. Per me confrontarmi con un calcio così importante era un banco di prova, però credo che ho colto un'opportunità importante, sapevo che stavo scrivendo il mio futuro e sapevo che arrivavo in una società importante come l'Inter. Di quello mi sono reso conto subito come sono arrivato a Malpensa, con il presidente Moratti che mi ha accolto nel suo ufficio, alla Terrazza Martini in un giorno con un grande temporale; lì mi aspettavano Bergomi e Facchetti, lì ho iniziato a capire che iniziava una nuova vita".
Vent'anni all'Inter, un matrimonio senza crisi. Come si fa?
"E' un amore infinito, che penso rimarrà tale perché non smetterò mai di ringraziare la famiglia Moratti e tutti i miei tifosi per tutto l'amore e tutto l'affetto che mi hanno dato dal primo giorno che sono arrivato a Milano. Per me l'Inter è la mia seconda casa, un'altra famiglia che amo veramente".
Ma cosa ha fatto scattare l'amore per l'Inter?
"Il vedere che siamo una grande famiglia, nel bene e nel male. Soprattutto nei momenti di difficoltà, di sofferenza, purtroppo non arrivavano i trofei che tutti aspettavano, noi siamo sempre rimasti comunque fieri della nostra dignità, siamo andati avanti così e alla fine sono arrivati tanti successi".
Nel libro dici che la cosa migliore del calcio sono i giocatori. E' proprio così?
"E' proprio così, penso che noi possiamo sbagliare tante volte ma sempre rimane l'onestà e la dignità che ci porta a rifarsi e a cercare di fare bene in campo".
Una definizione per ogni allenatore: Mancini.
"E' stato l'allenatore che ha iniziato il nostro percorso vincente, ha fatto un grandissimo lavoro".
Tardelli.
"E' stata un'annata molto difficile, abbiamo cambiato tanti allenatori, abbiamo perso il famoso derby 6-0 e lì si è rotto qualcosa"
Dici nel libro: "Tardelli è stato il peggiore"...
"Non lo so se è stato il peggiore, però quello con cui ho legato di meno".
Lippi.
"La società gli ha dato tutto per poter fare una grande squadra, per poter lavorare nella maniera migliore ma purtroppo non è stato così. Non è stata solo colpa sua, ma è stata un'annata molto complicata".
Quando hai sentito quella sua frase a Reggio ("se fossi il presidente i giocatori li prenderei a calci") come hai reagito?
"Mi ha dato fastidio. Credo che non sia un comportamento giusto nei confronti di un gruppo. Si possono fare tutti gli errori più immaginabile, ma credo ci sia il dialogo e ci sono altri modi per far capire che non era la strada giusta".
Cuper.
"Mi è dispiaciuto tantissimo come è finito il legame con l'Inter. Era una persona molto seria e molto capace, il suo lavoro lo faceva molto bene ma ha pagato il 5 maggio".
Andrea Agnelli ha detto: "Il campionato di calcio italiano è diventato di passaggio, i grandi stranieri poi vanno altrove". Sei d'accordo?
"Credo che i tempi sono cambiati. Prima i campioni volevano venire in Italia, adesso la realtà è un'altra. Però sono del parere che non sia proprio così, perché per me il campionato italiano è il più difficile, il più complicato e sempre mantiene il suo fascino. Dobbiamo far sì che questo campionato rimanga in alto".
Dai un voto alla tua carriera: nel libro ti sei dato 7,5. Lo confermi?
"Sì, credo che sia stata una carriera importante difendendo i colori di una maglia con tante storie dietro. Ho avuto il privilegio di indossare la fascia da capitano, e di realizzare tutti i miei sogni. Devo ringraziare tutti quelli che mi sono stati accanto".
Che voto dai all'Inter di Walter Mazzarri dopo queste prime partite?
"Do 7,5-8, perché credo che si è iniziato un percorso nuovo con un allenatore molto capace e con le idee molto chiare. Credo che se continuiamo così,credendo in quello che facciamo, possiamo far sì che l'Inter torni ad essere protagonista".
L'Inter è da scudetto?
"E' presto per dirlo, ma dobbiamo essere capaci di mantenere questacontinuità fino alla fine. Credo che ci siano i presupposti almeno per lottare per questo traguardo".
A chi assomiglia Mazzarri?
"Può assomigliare un po' a Cuper per la dedizione al lavoro e per come vive le partite, gli allenamenti perché cura molto i particolari, credo che sia un allenatore che ti fa lavorare tanto ma poi alla domenica vedi i risultati".
Prandelli ha detto che i giovani in Italia faticano perché mancano di personalità e di tecnica. Sei d'accordo?
"In qualche caso sì, io credo che in questo settore qui si deve lavorare tanto. Un giovane per me deve già essere preparato e deve venire almeno con la forza e con la consapevolezza che se arriva in una grande squadra ha una grande responsabilità. Può commettere degli errori ma poi questi errori lo aiuteranno a crescere".
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