editoriale

A fari spenti nella notte…

Pura amarezza. Per quel che siamo stati, per quello che non riusciamo ad essere e per quello che non saremo più. Ingabbiati in un limbo dove ci sembrava di aver già toccato il fondo diverse volte. Senza nessuna certezza che ciò non possa...

Sabine Bertagna

Pura amarezza. Per quel che siamo stati, per quello che non riusciamo ad essere e per quello che non saremo più. Ingabbiati in un limbo dove ci sembrava di aver già toccato il fondo diverse volte. Senza nessuna certezza che ciò non possa tranquillamente ripetersi un'altra volta. E poi un'altra volta ancora. La situazione è grave. Lo dice la prestazione di ieri, lo ribadisce drammaticamente la classifica. Che si guarda a fatica con quei 4 punti raggranellati in 6 partite. Tutto, a pensarci bene, sembra faticoso in casa nerazzurra. Segnare una rete e poi illudersi che la partita possa chiudersi su quel risultato, senza dover fare nulla. Non sbagliare i passaggi. Difendere, contenere, ripartire. Non c'è stato un solo minuto ieri che non sia costato fatica agli uomini di Ranieri. Errori da piccola squadra, a volte banali, a volte incredibili. E nessuna reazione. Calma piatta. Qualcuno ha spento le macchine, ma non ha ancora avuto il coraggio di alzare gli occhi sull'encefalogramma per prendere atto del fatale responso.

Peggior difesa del campionato, una caterva di gol subiti e un Lucio ostinato che cerca di pungere là dove non dovrebbe essere compito suo, mancando spesso ai suoi di compiti. I reparti a volte sembrano lontanissimi tra loro, quasi si rifiutassero di dialogare come previsto. Irraggiungibili. Sia chiaro, non ci sono singoli colpevoli (c'è chi primeggia nell'inadeguatezza, questo è certo). C'è un collettivo svuotato, stanco e pericolosamente sul baratro. Si corre ad un'altra velocità e di questo passo ci avranno superato in molti. L'allarme infortuni non è che una delle tante voci negative di una storia iniziata male, anzi malissimo. Come mai accadde prima nella storia dell'Inter. Perdiamo anche Samuel. Contro il Lille urge quindi recuperare Chivu (Ranocchia non ci sarà, Cordoba non è in lista Champions). E' evidente che i rigori contro (con quello di ieri siamo al quarto consecutivo) non aiutano. Soprattutto se fantascientifici come quello di qualche settimana fa o improbabili (e difficili da vedere, se vogliamo) come quello di ieri. Verrebbe da dire che se l'idea è che dobbiamo espiare qualche colpa, non pare proprio necessario infierire così sistematicamente. A metterci nei guai, siamo bravissimi da soli.

Siamo un'altra squadra. Oggi. Mettiamocelo in testa. E lottiamo per altri obiettivi. Obiettivi che si parlano con quello scorcio di classifica, che fa paura. Si deve ripartire necessariamente da qui. E tentare di appellarci alla nostra grandezza passata ci complicherà solo la vita. La cura di Ranieri sarà proporzionalmente efficace alla velocità con la quale l'Inter riuscirà a calarsi in questa nuova realtà. “Dobbiamo rimanere umili, senza aspirare a cose più grandi di noi.” L'ha detto Montella del suo Catania. Sarà bene che lo incomincino a pensare anche i giocatori nerazzurri. Con l'amarezza del ricordo non si va più da nessuna parte. Purtroppo.