editoriale

A memoria d’uomo

Sembrano passati secoli. Ve lo ricordate il vecchio Mario? Un bulletto presuntuoso e arrogante. Uno che provocava solo con lo sguardo. Che ai fischi rispondeva buttando la palle in rete, che non si scomponeva se davanti si ritrovava uno come...

Sabine Bertagna

Sembrano passati secoli. Ve lo ricordate il vecchio Mario? Un bulletto presuntuoso e arrogante. Uno che provocava solo con lo sguardo. Che ai fischi rispondeva buttando la palle in rete, che non si scomponeva se davanti si ritrovava uno come Totti, che faceva sempre e solo di testa sua. Immaturo e arrogante. Queste erano le principali motivazioni per giustificare i fischi al suo indirizzo. E non importava che i cori andassero a toccare l'argomento pelle ribadendogli il concetto che "non ci sono negri italiani". Mario non è mai stato uno che esultava. Segnare era il suo dovere, era quello che tutti si aspettavano da lui. Per quella maglia azzurra, però, avrebbe fatto di tutto. Peccato che ai tempi fosse ancora un giocatore nerazzurro e che l'allora ct della nazionale, un certo Marcello Lippi, appartenesse a quella infinita schiera di persone che lo vedeva semplicemente come un ragazzo immaturo. Il talento di Mario, qualche tempo fa, passava semplicemente in secondo piano. Qualche tempo fa. Non secoli fa.

Ora SuperMario ce l'ha fatta. E' in nazionale e ha segnato la sua prima rete. Improvvisamente il giocatore del Manchester City, per intenderci quello che ha appena rischiato di incendiare una casa giocando con i fuochi d'artificio, non è più un immaturo. E se lo è non è più interessante. L'opera di santificazione in atto aveva trovato il suo inizio quando Mario vestiva ancora la maglia dell'Inter. Ci aveva pensato Striscia ad aizzare gli animi, facendogli indossare una maglia rossonera. Mario era diventato di colpo simpatico agli occhi di tutti. Con quella maglia indossata non poteva che ispirare simpatia, no?

Da qualche giorno SuperMario rappresenta (e non solo lui) la salvezza dell'Italia. Da un estremo all'altro. La beatificazione è in corso. Per Mario le cose sembrano davvero essere cambiate. Cambiare maglia forse lo ha aiutato. Con quella prima maglia aveva mostrato subito di quali geniali giocate fosse capace. Ai tempi erano in molti a fingere di non accorgersene. Eppure non sono passati secoli...