editoriale

Atleti di Giuda

Proclamarsi atleta di Cristo, nel mondo moderno, non vuol dire necessariamente avere gli stessi valori che hanno contraddistinto il figlio di Dio, durante la sua venuta sulla terra. Anzi, visto l’andazzo, sarebbe più ragionevole chiamarli...

Alessandro De Felice

Proclamarsi atleta di Cristo, nel mondo moderno, non vuol dire necessariamente avere gli stessi valori che hanno contraddistinto il figlio di Dio, durante la sua venuta sulla terra. Anzi, visto l'andazzo, sarebbe più ragionevole chiamarli 'atleti di Giuda', per la capacità di vendersi e rinnovarsi, ogni qualvolta cambiano squadra. I politici avrebbero molto da imparare da questi calciatori. Neanche loro, sono in grado di fornire in Parlamento, delle dichiarazioni cosi estemporanee rispetto al recente passato vissuto. Prima di tutto, vorrei chiedere a tutti coloro che fanno il segno della croce ogni qualvolta entrano in campo, oppure indossano magliette con su la scritta 'I belong to Jesus', se credono veramente che Gesù Cristo, non abbia di meglio da fare che seguire i loro incontri. Ok, lui è l'essere che tutto vede e tutto può, è omniscente, ma francamente non me lo vedo in pantofole, sul divano, a seguire le discese di Lucio a testa bassa e palla al piede. C'è già troppa gente che lo nomina in quel preciso momento, e non certo per rendergli omaggio come si dovrebbe.I giornalisti di Torino, durante la conferenza stampa di presentazione del nostro ex numero 6, non aspettavano altro. Non avendo molta inventiva nel formulare le domande, non hanno trovato di meglio che realizzare una conferenza tutta improntata sull'Inter per poi chiudere con il domandone finale, quello con cui ti puoi anche permettere di vincere un Premio Pulitzer: "Ma tu cosa ne pensi degli scudetti della Juve?". E lui, faccia da duro, ma che non riesce a tradire l'imbarazzo, a mezza bocca recita: "Io la penso...come il mio presidente". Per la serie "qui mi danno la pagnotta, se mi metto contro Agnelli rischio di morire di fame e di vedere il campo col binocolo". Dichiarazioni indotte quelle di Lucio, lo capirebbe anche un bambino. Da tifoso juventino (attenzione, è un'ipotesi irrealizzabile, una chimera), non sarei affatto felice per le parole del brasiliano. Una dichiarazione al limite del ridicolo, fatta per aggraziarsi la piazza. Una cosa di bassa leva. E' un pò come tutti quei giocatori che baciano la maglia dopo un gol o appena arrivati recitano la 'poesia del buon calciatore': "E' un onore essere qui, è l'occasione che aspettavo, io qui ci resto 10 anni", salvo poi ricredersi alla prima difficoltà e sparare a zero su tutto e tutti. Lucio si è venduto al miglior offerente, proprio come Giuda per soli 30 denari (scudetti nel caso della Juventus). Ha pensato di fare uno sgarbo colossale passando dall'Inter alla Juventus, ma francamente non mi ha sconvolto più di tanto. Già in Germania si era reso protagonista di un passaggio clamoroso dal Bayer al Bayern. In Italia ha fatto il bis. E forse le sue dichiarazioni sui 30 scudetti, sono frutto di quel trambusto creatosi in patria teutonica, dopo il suo cambio di squadra. Era troppo distratto dal firmare il contratto per occuparsi di ciò che facevano Moggi and co. Quei Moggi and co. condannati e radiati. Perchè è giusto ricordarlo sempre. Il passato non si cancella mica con un colpo di spugna o con uno scudetto vinto dopo aver speso milioni su milioni e dopo che l'ultimo trofeo alzato è stato quella della Serie B. Magari sarà stato il caldo e quindi in piena crisi mistica, Lucio ha visto tutto bianconero e non ha potuto dire altro. Come recitava prima una pubblicità e poi uno striscione da stadio: "Potevate stupirci con effetti speciali invece siete solo bianconeri".Ma l'ultimo dubbio che mi assale è questo: non è che il Jesus di cui parlano tutti i calciatori, da Kakà a Thiago Silva, passando per Lucio, in realta non è altro che il difensore mancino dell'Inter anzichè il figlio dell'Altissimo? In questo caso, capirei chi li segue ogni Domenica...twitter @marcorizzo1986