Quando Balotelli vestiva la maglia dell'Inter e del Manchester City i giornali consumavano uno sproposito energetico per alimentare le rotative, rese incandescenti dalle sue ricorrenti prodezze off pitch. Ma ora la maglia è rossonera e non è quella di Foggia, Nocerina o Lucchese, quindi l’imperativo dei più è diventato difenderlo, sempre e comunque.
editoriale
Balotelli, la metamorfosi dell’angelo rossonero
Quando Balotelli vestiva la maglia dell’Inter e del Manchester City i giornali consumavano uno sproposito energetico per alimentare le rotative, rese incandescenti dalle sue ricorrenti prodezze off pitch. Ma ora la maglia è rossonera e non...
Dopo l'episodio in verità di poco conto accaduto ieri a Linate, dopo quello di maggior conto accaduto alcuni giorni or sono con protagonista Paolo Berlusconi e infine dopo la famigerata frase "Balotelli, mela marcia" pronunziata da re Silvio, il quotidiano Il Giornale è "sceso in campo" (uso parole non mie, mi si consenta… oops, ancora) per difendere il "negretto di famiglia" (riuso parole non mie) e la famiglia stessa, of course.
Il New York Times (non Diva&Donna), il 6 febbraio scorso ha pubblicato un articolo in cui si è chiesto perché in Italia si tenda a minimizzare un episodio che in tutto il mondo avrebbe provocato ribrezzo totale. Il prestigioso quotidiano statunitense si chiede perché dopo il caso-Boateng Berlusconi si fosse impegnato a combattere il razzismo e solo una settimana dopo tolleri uno scempio del genere. Ne seguono alcune deduzioni molto interessanti. Il NYT inoltre informa di avere inviato una email alla società rossonera per chiedere spiegazioni, non ricevendo ad oggi alcuna risposta (http://www.nytimes.com/2013/02/07/world/europe/berlusconis-brother-uses-slur-for-mario-balotelli.html?_r=1&).
In casa nostra invece le cose vanno diversamente. Ad esempio sull'edizione odierna del sopracitato organo di in-formazione milanese si legge infatti: «... il litigio attribuito a Mario e alla pattuglia dei vigili urbani di servizio all’aeroporto di Linate, si è poi trasformato in un banale battibecco (la complessa metamorfosi da litigio a banale battibecco) e la presenza, sul posto, di due carabinieri giustificata solo dalla curiosità e dall’arrivo di qualche curioso attirato dalla sagoma inconfondibile del personaggio (certo... solo da quello). Qualche ora dopo, Mario è spuntato sul campo principale di Milanello. Qui l’incontro, con tanto di saluto affettuoso, di sorrisi e pacche sulle spalle (sic! qui quasi scatta la lacrima...), con Paolo Berlusconi, vice-presidente del Milan preparato con perizia dalla comunicazione rossonera (semper fidelis) e che ha avuto il merito di mettere fine al circuito velenoso (già, non se ne può più di questo mare di stampa ostile al Milan) partito lunedì mattina grazie a un video realizzato a Monza. L’espressione utilizzata, dal tono tenero «adesso andiamo a vederci il negretto di famiglia» (dai su, chi non vorrebbe essere chiamato così, anche il Signor Drummond chiamava così Arnold) era stata trasformata addirittura in una gaffe di stampo razzista (trasformata? aaah ma quindi non era una gaffe di stampo razzista...) e provocato una odiosa campagna sul Web (dopo la stampa ostile, anche il Web contro il Milan, maledettiinternautibolscevichi sovversivi) per invitare Mario a lasciare il Milan (stai a vedere che ora Balotelli ha pure ringraziato Paolo Berlusconi per avergli dato del negretto, anche Obama mi sembra lo fece col fratello maggiore quando lo battezzò "abbronzato"…o no?). La presenza di Paolo Berlusconi, a Milanello, è servita a spazzare via la spazzatura (ecco a chi va la Tarsu!) e a stabilire la serenità dei rapporti umani. (chissà cosa ne pensa Kevin-Prince Boateng del rutilante umorismo di Berlusconi2). «Hanno voluto alzare un bel polverone su una battuta (ma quante divertenti battute producono in casa Berlusconi?) mentre la definizione “di famiglia” è la dimostrazione dell’affetto provato nei confronti di Mario (occhio, non tutte le famiglie sono uguali...)».
In mezzo a tutto questo clima di umorismo malinterpretato, odore di santità e percorso di redenzione, non poteva mancare certo il turibolo di Sua SantitàMino Raiola, che si è sentito in dovere (grazie, davvero) di precisare: «Mai visto Mario così felice e così contento come in questi primi giorni di Milano e di Milan. Mai visto nervoso Mario neanche quando si è straparlato della mela marcia».
Ite missa est. Il processo di restyling dell'immagine del bad boy SuperMario è ufficialmente cominciato. Manco ve ne accorgerete e tra un semestre Javier Zanetti in confronto a Mario Balotelli sembrerà Andrei Chikatilo...
In calce a questi problemi di sovrana natura e di sconvolgente importanza per l’umanità intera, i miei pensieri più intensi e reali vanno a una persona speciale, un amico nerazzurro che sta vivendo un presente fatto di sofferenza e speranza per una creatura stupenda che presto tornerà a sorridere per una famiglia (ora mi sento più a mio agio a scrivere questa parola) bellissima. C.D., ti dedico questo giocoso editoriale, confidando di rubarti almeno un sorriso se lo leggerai. Io sono con te. Qui siamo tutti con te. Non mollare... mai!
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