Talmente incredibile che a raccontarlo si diventa sempre banali. Peccato che uno come lui di banale abbia solo la pettinatura, quel ciuffo immobile e leggendario che si è preso pezzi dei cuori nerazzurri, che li ha fatti scalpitare con galoppate storiche, che li ha fatti resistere, li ha incitati a non mollare quando c'era più di una ragione per farlo. Le parole sono finite da tempo, gli aggettivi pure.
editoriale
BANALMENTE AUGURI, CAPITANO!
Talmente incredibile che a raccontarlo si diventa sempre banali. Peccato che uno come lui di banale abbia solo la pettinatura, quel ciuffo immobile e leggendario che si è preso pezzi dei cuori nerazzurri, che li ha fatti scalpitare con galoppate...
DUE DESTINI CHE SI UNISCONO - Javier Zanetti. Lo dici e già il suono dice tutto: "Una bandiera, anzi la nostra bandiera, la mia personale perché è stato il mio primo acquisto". Massimo Moratti lo ha comprato nel '95 senza neanche immaginare minimamente che i loro destini sarebbero rimasti legati per sempre: insieme hanno visto l'Inter cadere maldestramente e poi, dopo aver a lungo aspettato, dopo aver avuto la tremenda paura che non sarebbe mai successo, l'hanno vista salire sulla cima del mondo. Adesso siamo ad una svolta storica per la Beneamata e per il presidente che sta per cedere la maggioranza a Thohir, anche Pupi - dopo che sarà tornato dall'infortunio - a fine anno potrebbe decidere di smettere. Non lascia il club e crede che non lo farà neanche Moratti: "Lui è l'Inter, del mio futuro a livello dirigenziale parlerò con lui". L'indonesiano potrebbe mai opporsi alla storia nerazzurra?
ISTANTANEA - Saverio (perché ormai è mezzo argentino, mezzo italiano): 40 anni e tutti i sogni realizzati. Sconfitte superate, offerte (Barcellona e Real, mica poco) rispedite al mittente con la rabbia e l'orgoglio di chi sapeva che prima o poi tutto sarebbe tornato, capitano con una maglia stampata sulla pelle, gentiluomo padre di famiglia sempre pronto ad aiutare chi non ce la fa, critiche incassate e risposte sul campo, la faccia è sempre stata la sua ogni volta che c'era un momento triste ed era la sua pure sotto quella Coppa che alcuni pensavano di non vedere più, l’immagine indelebile per un’intera generazione di tifosi nerazzurri.
PIU’ BELLA COSA… - Un infortunio, uno solo in carriera, arrivato in una stagione terribile, quando la felicità di un triplete storico è svanita del tutto ed è diventata passato facendo posto alle incertezze della ricostruzione e a giornate troppo storte per essere vere. Lui a fare da faro e quel giorno, a Palermo, vedendolo cadere, gli interisti si sono sentiti persi. Il tendine ha fatto crack ed è stato terribile eppure dopo qualche ora Javi era lì: "Mi opero e torno". Non gli è neanche sfiorata in testa l'idea di dire 'povero me, adesso devo smettere'. Decide lui come e quando e se lo è meritato. Adesso non vede l'ora di tornare a calpestare l'erba del Meazza, pensa a quello, a quando intorno a sé rivedrà i suoi compagni e sentirà la sua gente cantare ancora una volta il suo nome perché chi ha imparato ad amarlo, e ne ama tutto, lo sa: non li fanno più quelli così. Un giorno, non ancora, ci sarà un altro capitano, un’altra storia da raccontare, ma quella di Javier sarà di sicuro incancellabile. Si, talmente incredibile che è quasi banale come quel ritornello che gli piace tanto e che dice tutto: ‘grazie di esistere’. E grazie di averLa amata. Auguri capi.
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