editoriale

Bene Bene…

C’é stato un preciso momento nella storia del tifo nerazzurro in cui si é rotto qualcosa. Quel qualcosa non é mai più andato a posto. Quel qualcosa si chiamava attaccamento ad un giocatore e si era sviluppato in proporzioni così letali...

Sabine Bertagna

C'é stato un preciso momento nella storia del tifo nerazzurro in cui si é rotto qualcosa. Quel qualcosa non é mai più andato a posto. Quel qualcosa si chiamava attaccamento ad un giocatore e si era sviluppato in proporzioni così letali da far quasi pensare ad un tradimento nei confronti dell'unico vero amore. La maglia. I più avevano deciso molto semplicemente che non sarebbe mai più successo nulla di simile. Il giocatore era Ronaldo. La maglia quella nerazzurra. Noi quelli di sempre, ma diversi. Più forti.

Poi, in un'estate dominata da un inevitabile senso pratico per il portafoglio (fatevene semplicemente una ragione, é un po' così per tutti), ecco l'idea che non ti aspetti. Non te l'aspetti perché Cassano poteva essere un obiettivo di qualche tempo fa (a costo quasi zero), perché nella lista della spesa quel ruolo sembrava coperto, perché le primavere sono ormai 30 e perché la scarsa forma unita alla recente operazione al cuore non sembrano essere le garanzie fisiche ottimali. Aggiungiamo che col famoso scambio con Pazzini abbiamo aiutato i cugini a risolvere un annoso problema che, alla luce dell'infortunio odierno di Pato, l'ennesimo, poteva addirittura acquistare dimensioni intollerabili. A questo punto ti consoli con il talento indiscusso che Dio gli ha dispensato, quello che Antonio con i suoi colpi di testa troppo spesso é riuscito a nascondere. Quei piedi prodigiosi, nonostante tutto, non li ha dimenticati nessuno.

E poi succede una di quelle cose che non puoi spiegare con parole giuste senza il rischio di sembrare stupido. L'entusiasmo dei tifosi si scalda e incomincia ad accarezzare l'idea di Antonio in nerazzurro. In maniera veloce, emotiva, a tratti immotivata. Che poi é il bello del calcio. Antonio arriva alla Pinetina ed é sempre lui. Il bambinone che ha voglia di scherzare con tutti. Il campo, quello sarà una sfida diversa. Perché per Cassano si sono spesi Strama e Moratti. Perché quei 3 milioni all'anno di ingaggio devono trovare un giusto equilibrio anche nelle prestazioni. Perché quel talento deve essere corretto da un minimo di costanza e disciplina. Qualità che nel calcio tracciano una linea nettissima tra quelli che sono diventati campioni e quelli che hanno fallito.

Alla favola del giocatore tifoso é sempre più difficile credere, di questi tempi. Lui, a dispetto di molti altri, non si inventa nulla quando dice che ha sempre tifato Inter. Ma fino a ieri era al Milan, più in alto di così non si arriva, diceva. Non é un problema, davvero. Lo abbiamo imparato tanto tempo fa. Si tifa l'Inter, tutto il resto passa. E a volte lascia il segno. Hai una grande occasione, Antonio. L'ennesima, ma come si mormora in giro non é mai troppo tardi. Puoi tornare a divertirti, a disegnare calcio, a stupire. Nella vita, come sul campo, si chiama riscatto. E poi può succedere anche l'impensabile. Potresti sentirti a casa. Potresti sentirti che arrivare qui é stata la scelta giusta e che é finito il tempo in cui rovinare tutto é l'unico modo per tirare avanti. Dipenderà molto da te perché la gente qui ha già deciso che farà la sua parte e ti sosterrà. Non deluderla, se riesci. Benvenuto all'Inter, Antonio. 

Twitter @SBertagna