editoriale

Che Dio ce la mandi buona

Ciak, si gira! Parte il campionato di Serie A, una volta popolato da campionissimi e fuoriclasse assoluti, oggi terra di conquista di sedicenti starlet del pallone in cerca di riscatto, giovani di belle (e spesso vane) speranze e indolenti...

Lorenzo Roca

Ciak, si gira! Parte il campionato di Serie A, una volta popolato da campionissimi e fuoriclasse assoluti, oggi terra di conquista di sedicenti starlet del pallone in cerca di riscatto, giovani di belle (e spesso vane) speranze e indolenti globetrotter sulla via del tramonto. Una volta era definito il più bello del mondo, titolo sicuramente dismesso da qualche anno, ora passa in secondo piano anche nel Belpaese, dove ha più eco la notizia dell’inaugurazione del nuovissimo stadio (Un altro???) di una squadra piemontese e la conseguente commozione di Dino Zoff (Dai? Non lo credevamo capace di tanto, visto che non si commosse nemmeno a Madrid l’11 luglio 1982) che lo start della Serie A. All’Inter si respira un’aria al solito particolare, carica di tensione, in parte per ragioni endogene e genetiche, in parte per la notoria mancanza di schermo protettivo fornita dalla linea Maginot mediatica, ostinatamente maldisposta nei confronti della società che ha sempre disputato tutte le edizioni del Campionato di Serie A sin dalla sua costituzione.Per quanto concerne le problematiche e le polemiche in seno alla società, noi interisti siamo abituati a conviverci, da sempre. Non va mai tutto bene, nemmeno quando si vince ogni cosa, quando poi si avverte qualche scricchiolio dalle fondamenta, ecco che l’intera baracca sembra possa crollare da un momento all’altro. Altro grattacapo: casa Inter viene sovente presa ex abrupto d’assalto da fantasmi che infestano e avvelenano l’ambiente. Il fantasma di Mancini, di Mourinho, di Leonardo, di Oriali, di Ronaldo, di Ibrahimovic… più che una società sportiva a volte sembra un proscenio degno di Lovecraft. L’impressione che se ne ricava è che la situazione non sia mai totalmente sotto controllo, ma risulti sempre precaria, suscettibile di cambiamenti violenti e repentini in ogni momento. Così, il nuovo timoniere Gasperini si trova a dover fronteggiare subito una matassa intricatissima, ancor prima che la barca sia salpata in mare aperto (Facciamo che la Supercoppa è stata una regata di prova in un bacino artificiale). Il problema è che, più che il capitano della Graf Spee, sembra più Santiago a bordo della sua modesta imbarcazione, lasciato in balìa delle onde a dover fronteggiare il Marlin. Il nostro presidente, dal canto suo, fiaccato dall’estenuante diatriba con il capogruppo di un team sportivo piemontese, pare aver perso un po’ di slancio emotivo e sul suo volto, progressivamente incupito, si scorgono sempre meno sorrisi. Senza poi contare che le sue ingerenze e incursioni nell’ambito tecnico diventano sempre più frequenti e, inevitabilmente, contribuiscono a saziare le fameliche fauci dei media, sempre a caccia di disgrazie a tinte nerazzurre. La domanda per il Jackpot è: “Ma cosa c’è dietro?”. C’è chi dice il Fair Play Finanziario (E basta, diteci cos’è! Un essere mitologico? Uno stile di vita? Un nuovo tipo di smartphone? Difficile trovare due persone che ne diano la medesima definizione, ndr), c’è chi dice per via della Saras (si sa il petrolio… buchi da fare e da coprire), altri dicono per la delusione insorta dal comportamento di alcuni personaggi, altri ancora sostengono che si sia semplicemente stancato del “giocattolo” Inter. Chissà, la verità la sa solo lui, noi tifosi in compenso partiamo anche questa volta con il nostro bagaglio pieno di speranze (“Che forte Forlan! Zarate è potenzialmente un fenomeno!”) e dubbi (Difesa a 3 o a 4? Chi mettiamo davanti?) per un viaggio che si preannuncia, come sempre, molto difficile e pieno di ostacoli. Ma con Giacinto che dall’alto ci guiderà da par suo. Buon Campionato Inter!