editoriale

Comunque vada

É tutto un gioco di aspettative. É con quelle che si misurano il gioco, i risultati, le speranze. Nell’anno che non può sottrarsi alla implicita definizione di rinnovamento le aspettative assumono sfumature diverse, che ognuno interpreta...

Sabine Bertagna

É tutto un gioco di aspettative. É con quelle che si misurano il gioco, i risultati, le speranze. Nell'anno che non può sottrarsi alla implicita definizione di rinnovamento le aspettative assumono sfumature diverse, che ognuno interpreta attraverso la sua personale lente di gradimento. C'é chi si aspettava un'Inter con l'età anagrafica della Primavera, chi invece ancora non si dà pace all'idea che il portafoglio dei presidenti italiani difficilmente in futuro potrà ancora permettersi nomi come Eto'o o Balotelli. Il rinnovamento non é mai indolore. In quel delicato momento in cui il progetto prende forma, quando le idee faticano a trovare le risposte attese, perdere l'equilibrio é facile da far paura.

Solo che noi l'equilibrio lo dobbiamo ancora trovare. É piuttosto evidente se si pensa al primo tempo con il Chievo. Quando fare tre passaggi di fila risulta complicato. Quando il centrocampo pur potendo contare su 5 uomini non costruisce e non manovra la palla come ci si sarebbe aspettato. Quando l'attacco é scollato, isolato, relegato in una stanza dove qualcuno ha staccato i fili. Quasi subito esce dal campo Wesley per infortunio, al suo posto Cassano. La partita, anche per le caratteristiche del Chievo, non decolla sul piano del gioco e si interrompe ogni due per tre per un fallo o per una palla persa. Sarà Pereira, l'uomo che nelle sue sgroppate sulla fascia si guadagna un numero indefinibile di calci per motivi evidentemente a noi ignoti, a sbloccare il tedio con un gol, che arriva in un momento cruciale. Ad una manciata di minuti dalla fine del primo tempo e cioè in quella fase che più di ogni altra é da temersi. Prendere una rete prima di andare negli spogliatoi é frustrante. Segna Pereira, dicevamo. Forse in fuorigioco. Con il codino o con le labbra sporgenti, si mormora.

Nel secondo tempo l'Inter gioca un po' meglio, aspettative permettendo. E il secondo gol, di Cassano (ancora lui) é il frutto di una bella azione che passa per Gargano. Non é un caso. Che quando si costruisce la squadra diventi pericolosa. C'é posto anche per Mudy e nel frangente in cui a correre ci sono lui e Gargano il ritmo é un'altra cosa. Guarin non brilla, come nelle ultime partite. Per lui come per tutta la squadra siamo in quella fase delicata di cui parlavamo prima. La fase in cui ognuno deve trovare la sua posizione, i movimenti giusti, l'equilibrio. Stramaccioni nel cercare di sbrogliare la matassa fa esperimenti e prende le misure. É abbastanza prevedibile che non appena troverà un modulo capace di regalarci l'agognato equilibrio questo verrà replicato fino alla nausea. Sia chiaro, qualunque esso sia. Tornando alle aspettative, la partita non é stata esaltante ma proficua sotto l'aspetto del risultato. Tre punti, gli ennesimi conquistati in trasferta, ancora una volta senza subire reti. Poi domenica si gioca al Meazza e la voglia di chiedere un permesso per poterlo fare ancora in trasferta é tanta. La fase é quella iniziale, le partite da giocare così tante da non avere la forza per contarle. Questo é quanto. E se le aspettative vi restituiscono l'immagine di un mondo brutto, nero e cattivo date un'occhiata alla classifica. Siamo quarti. Aspettate a compiere gesti estremi.

Twitter @SBertagna