editoriale

Con i piedi per terra

La brusca interruzione della striscia positiva costruita pazientemente dall’Inter di Ranieri ha di colpo risvegliato la ciurma nerazzurra, riportandola alla dura realtà di un campionato difforme, numericamente poco confortante ma allo stesso...

Lorenzo Roca

La brusca interruzione della striscia positiva costruita pazientemente dall’Inter di Ranieri ha di colpo risvegliato la ciurma nerazzurra, riportandola alla dura realtà di un campionato difforme, numericamente poco confortante ma allo stesso tempo lusinghiero se guardiamo la posizione in cui era precipitata la nostra Beneamata non più tardi di un paio di mesi fa. Gli squilli degli ottoni imbracciati dai nemici ovviamente hanno sfruttato da par loro il filotto negativo imboccato dall’Inter contro Napoli, Lecce e Palermo per parlare di squadra in crisi e tecnico in bilico. Ma sappiamo ormai che dobbiamo guardare loro unicamente come strisce comiche in un panorama giornalistico sportivo ormai totalmente prostrato al potere del sesterzo.

Tornando ai nostri eroi, possiamo dire che l’unica, vera battuta d’arresto si è avuta a Lecce, contro una squadra sì rivitalizzata dall’arrivo del gagliardo Cosmi, ma che ha uno spessore tecnico davvero modesto (al Via del Mare il normalissimo Milan, sotto 0-3, ribaltò il risultato in 35 minuti). La partita di Coppa Italia col Napoli fa parte di quel lotto di partite che “si possono anche perdere”, a maggior ragione se si viene penalizzati da decisioni arbitrali dubbie (col Napoli sta diventando un nefasto vezzo) e da maldestre prestazioni dei singoli (Motta e Sneijder su tutti). L’ultima disfida disputata mercoledì contro il Palermo, sotto una insolita coltre di neve, a dispetto di ciò che ha detto il nostro Mister che l’ha definita “uno spot per il calcio”, è stata una parentesi innovativa per gli sportivi, che hanno avuto modo di sperimentare de visu una nuova forma di curling calciato o di hockey con palla, il calcio però ha residenza altrove.

Detto ciò, ora ci si affanna a trovare motivazioni per giustificare questo calo: in primis il rientro problematico di Sneijder. Personalmente ritengo che prima di trovare risposte con voli pindarici su alchimie tattiche (4-4-2 o 4-3-1-2), andrebbe dato il tempo all’olandese di riconquistare una forma fisica decente, che gli consenta di mettere a disposizione tutto il talento che non più di due mesi fa veniva considerato il valore aggiunto della squadra.In secondo luogo, alcune scelte tattiche di Ranieri ultimamente sono state messe in discussione e il “timoniere saggio e normalizzatore” è di colpo divenuto uno Schettino qualsiasi. Ricordiamoci però che il tecnico testaccino ha assunto il comando di una squadra mai così allo sbando e le ha dato forma e identità che non possono essere sparite di colpo. Nemmeno si possono imputare i rovesci solo al il ritorno di Sneijder e alla partenza di Motta. Resto tuttora fermamente convinto che Ranieri, per l’Inter, hic et nunc, sia la migliore scelta tecnica possibile. Non dimentichiamo che grazie a Sor Claudio il nostro lessico calcistico è cambiato repentinamente e parole come Retrocessione hanno lasciato spazio a vocaboli più nobili come Scudetto e Champions League.

Per altri invece è la società ad avere idee molto confuse, sotto tutti i punti di vista, dalle scelte tecniche al mercato alle strategie fino alla totale mancanza di trasparenza nei confronti dei tifosi su questo maledetto Golem chiamato Fair Play Finanziario. Senza contare la consueta assenza di protezione nei confronti della guida tecnica che, alle prime sbandate, viene lasciata come sempre alla mercè del mare in tempesta. L’impressione è che per il futuro dovremo abituarci molto più a nomi come Palombo (con massimo rispetto e riverenza per l’ex capitano blucerchiato, ottimo acquisto) piuttosto che abbandonarci a deliri onirici verso star da copertina che diventano, ogni giorno di più, irraggiungibili chimere. E non è detto che ciò sia per forza un male…