Che cosa contava? Vincere. Malamente, di misura, con una eccezionale dose di fortuna. Semplicemente vincere. E non perché la Supercoppa sia un titulo per il quale squadre e tifosi si strappino i capelli. Il problema risiede nei colori dell'avversario. Contro i rossoneri vorresti vincere sempre. E' un istinto irrazionale che anticipa il pensiero ponderato. E' così e lo sarà sempre.
editoriale
E andarsene così
Che cosa contava? Vincere. Malamente, di misura, con una eccezionale dose di fortuna. Semplicemente vincere. E non perché la Supercoppa sia un titulo per il quale squadre e tifosi si strappino i capelli. Il problema risiede nei colori...
Un buon primo tempo, Gasp. Su questo non ci piove. A partire dalla formazione. Coraggiosa, per certi aspetti. Osare Alvarez e impiegare (finalemente) Obi come fossero due titolari collaudati. E a guardare la prestazione di Obi viene quasi da chiedersi come mai Leo non lo abbia mai considerato. Alvarez avrà il tempo per dimostrare le sue qualità. A tratti e in parte lo ha già fatto.
Il primo tempo è stato un primo tempo azzeccato. Il Milan non ha praticamente toccato palla. Buoni i fraseggi, le intese e le incursioni in attacco. E proprio quando l'insofferenza per le non ammonizioni di RIzzoli toccava il picco più alto arriva Wes e ti piazza una palla capolavoro là dove il portiere si butta, ma dove non arriva. Wes 1 - gossip di mercato 0.
I rossoneri faticano, picchiano con i falli e faticano a concludere. Ma l'1 a 0 non basta, lo sappiamo tutti. Il secondo tempo inizia male. Gasp sposta Alvarez sulla destra e schiaccia la squadra dietro. Che non riesce a trovare i giusti spazi offensivi. I rossoneri guadagnano terreno e sfruttano gli spunti. Iniziano a giocare quando noi smettiamo di farlo. Non è difficile. Il pareggio arriva inevitabile. Ma non è quello il problema. Il problema è che non stiamo più giocando. Gasp patisce il momento. E in campo la situazione pian piano degenera. Confusione, rabbia, nervi che saltano.
Il raddoppio arriva dopo una serie difficilmente ricostruibile di falli. Arriva come una sentenza cattiva, ma non del tutto ingiusta. Gasp cerca di cambiare in corsa, ma alla squadra manca la grinta di chi non ci sta a mollare. Il gioco stenta a decollare, la stanchezza e purtroppo la rassegnazione fanno il resto. Gli ultimi dieci minuti sono da dimenticare. Sotto di un gol non subentra nemmeno la disperazione. L'orgoglio ferito che tenta il tutto per tutto. Non c'è traccia nemmeno di quello.
Uno degli ultimi tiri di Wes ne è la perfetta fotografia. Una delle ultime azioni utili per riequilibrare il risultato lanciata in aria quasi a rimarcare il desiderio di volerla finire qui, di essere ovunque tranne che su quel campo e forse con quella maglia. Potremmo aver confuso la stizza per una sconfitta con la voglia di cambiare aria. Potremmo. O forse semplicemente potremmo aver letto in quegli ultimi dieci minuti le parole d'addio che da giorni tentiamo di non incrociare. Forse. In ogni caso non è stata una gran cosa. Perdere. E (forse) andarsene così...
© RIPRODUZIONE RISERVATA