editoriale

E’ lui o non è lui?

È la “dura” vita del tecnico. Oggi sei il migliore in circolazione, domani un brocco, poi torni improvvisamente un predestinato e forse – se non raggiungi il terzo posto – sarà stato bello ma è il caso di tornare in primavera....

Giovanni Montopoli

È la “dura” vita del tecnico. Oggi sei il migliore in circolazione, domani un brocco, poi torni improvvisamente un predestinato e forse – se non raggiungi il terzo posto – sarà stato bello ma è il caso di tornare in primavera. Stramaccioni, per ovvi motivi, è la dimostrazione di come si può passare da predestinato a “è stato un piacere” salvo poi tornare tale (un predestinato appunto) in 30 giorni circa. Arrivato con tutta la curiosità e la simpatia di questo mondo, un hashtag creato su misura (#stramala) e una serie infinita di elogi che improvvisamente sono spariti alla prima stecca (un pareggio) lasciando spazio al gioco “trova il nuovo tecnico dell’Inter che Stramaccioni è giovane”. Improvvisamente invece - come consuetudine insegna – Stramaccioni è tornato al centro del progetto grazie alla vittoria rimediata ad Udine che ha riportato nelle zone alte la truppa nerazzurra. Zone alte che ora distano solo tre lunghezze e che ci vedono in compagnia del Napoli e dell’Udinese. Tutto è ancora possibile e non è difficile sognare ma andiamoci cauti. Nella stagione in corso alcuni risvegli sono stati traumatici come pochi. Il ricordo per nulla lontano della famosa striscia positiva di Ranieri clamorosamente invertita con improbabili risultati è ancora fresco, eppure l’Inter data per spacciata (anche dal sottoscritto qualche giorno fa) sembra essere tornata improvvisamente in vita. Se infatti mi avessero dato 100 euro da scommettere sulla gara di Udine difficilmente avrei puntato sulla vittoria dei “ragazzi” (parlo di soldi non miei) eppure è andata come tutti noi speravamo andasse; anzi è andata come tutti noi neanche in quei sogni mostruosamente proibiti avremmo mai immaginato andasse. Due gol di Sneijder (quello che sta sempre su twitter) e una perla di Alvarez (quello che “sarà un campione, bah”) hanno permesso all’Inter di tornare prepotentemente a fantasticare su un posto nell’Europa che conta. Gli scontri diretti, quelli che fino a mercoledi hanno segnato in maniera drammatica il cammino in campionato (per non parlare di quei maledetti 6 punti persi con il Novara ad esempio), potrebbero improvvisamente spalancarci le porte di quella Coppa che, sommata allo scudetto e al trofeo nazionale, compone il famoso Triplete (anche se non tutti sono di questo avviso). Se lo Sneijder visto a Udine manterrà lo stato di forma fatto vedere, se Maicon inizierà ad asfaltare la corsia destra come solo lui sa fare e se semplicemente Milito si confermerà ai livelli del 2012 allora le speranze potranno crescere partita dopo partita ma attenzione, voliamo bassi perché mancano solo quattro partite e il fattore X non è ancora stato domato, non del tutto.