editoriale

Finocchi dentro

E’ buffo, ma in Italia non esiste un argomento sul quale si possa essere d’accordo all’unanimità. Nel bene e nel male non esiste un solo evento che tutti vedano o solo bianco o solo nero e che di conseguenza riescano a definire...

Sabine Bertagna

E' buffo, ma in Italia non esiste un argomento sul quale si possa essere d'accordo all'unanimità. Nel bene e nel male non esiste un solo evento che tutti vedano o solo bianco o solo nero e che di conseguenza riescano a definire tale. Ci sarà sempre qualcuno che nel nero o nel bianco riesce a intravedere una impertinente sfumatura grigia. In quella sfumatura grigia, ieri, dopo gli eventi di Napoli, si sono infilati in molti. Una scorciatoia allettante, una zona in cui poter apparentemente proclamarsi dalla parte del giusto, dicendo la cosa giusta, ma inserendo il fatidico "ma". Perché, lo sappiamo, in Italia, non è mai tutto o solo bianco o solo nero. 

Quasi nessuno aveva creduto alla prima versione dei fatti, secondo la quale Mancini se la stesse prendendo con il quarto uomo ignorando Sarri. La furia aveva lasciato presagire un duro confronto tra i due allenatori (come dite, cose di campo?), ma in pochi avrebbero scommesso su quanto poi rivelato dallo stesso Mancini alla Rai. "Sarri è un razzista: mi ha dato del frocio, del finocchio." E così in un batter di ciglia l'idolatrato Sarri si è sgonfiato, mostrando al mondo la sua vera natura. Al mondo o a chi ha gli occhi per vedere. E' stata una delusione perché Sarri con quel suo parlare senza filtri, diretto e genuino ci aveva convinti. Un modo di fare non banale, diverso dai soliti formalismi, dalle solite chiacchiere mandate a memoria e ripetute senza pensare. Ma da quella genuinità, purtroppo, è uscito anche altro. Qualcosa che va condannato. Non esistono codici d'onore o cose di campo che tengano. Un'offesa è un'offesa. Semplicemente non c'è posto per il grigio.

Mancini ha ragione quando parla dell'estero. L'Italia in queste battaglie è il Terzo Mondo. Non sono passate neanche 24 ore che tutti (e con tutti intendo proprio tutti) hanno espresso la loro opinione sull'accaduto. C'è chi sta con Mancini, chi con Sarri, chi con Mancini ma con l'asterisco e via dicendo. Tutto questo casino quando sarebbe bastata una semplice condanna unanime con conseguente presa di posizione da parte della federazione calcistica (lo farà? E con quale autorità visti i precedenti del mitico Tavecchio?). Ma se pensiamo a quanto accaduto durante la conferenza stampa di Sarri nel post partita, quando il tecnico del Napoli ha cercato di minimizzare, aggiungendo giustificazioni che aggravavano solamente la situazione, in un clima di sorrisini e risatine ironiche volte a sostenerlo, capiamo perché siamo il Terzo Mondo. Quelle risatine sono lo specchio del nostro paese: un paese ignorante, che non si vergogna di esserlo. Ci sono cose più gravi, pare. E noi rimaniamo felicemente inchiodati all'età della clava.

In quanto alle cose di campo e al codice d'onore che vige nel calcio possiamo solo notare come l'ambiente non sia cambiato per nulla. Un ambiente omertoso, che vorrebbe avere regole tutte sue. E che trova molti consensi anche fuori. Se le prime parole che ti vengono in mente sono frocio e finocchio, è evidente che tu abbia una predisposizione a quell'offesa in particolare. E smettiamola di dire che Sarri non pensava a quello che stava dicendo. Le parole sono importanti e non siamo analfabeti. Le scegliamo e decidiamo di utilizzarle come e quando vogliamo. Bisogna sapersi prendere le proprie responsabilità. E' questa la qualità più apprezzata in un uomo vero. Un uomo con gli attributi. Di questi uomini, nel nostro calcio, c'è tremenda penuria. Di questi tristi tempi trovare un Mancini sui nostri campi è piuttosto difficile. Di Sarri, quanti ne volete. 

Twitter @SBertagna