editoriale

Giovani e brutti

Finalmente ecco i giovani dell’Inter, dirà qualcuno. Indubbiamente nelle ultime partite i nuovi virgulti nerazzurri si sono dimostrati capaci di gestire pressioni e palcoscenici da Inter, fornendo prestazioni abbastanza convincenti o quantomeno...

Lorenzo Roca

Finalmente ecco i giovani dell’Inter, dirà qualcuno. Indubbiamente nelle ultime partite i nuovi virgulti nerazzurri si sono dimostrati capaci di gestire pressioni e palcoscenici da Inter, fornendo prestazioni abbastanza convincenti o quantomeno benauguranti. Prima Coutinho, improvvisamente gettato nella mischia quale Sneijder di scorta contro il Cagliari, ha entusiasmato il popolo nerazzurro con giocate di ottima fattura e un gol bello quanto decisivo. Il brasilianino trasmette sempre una certa impressione di fragilità al cospetto dei marcantoni avversari, ma tecnicamente è davvero dotato e fa ben sperare per il suo futuro interista. A Trabzon invece abbiamo assistito allo sviluppo evolutivo della crisalide Alvarez, che finalmente ha giocato con personalità e dedizione segnando un bellissimo gol e impegnandosi molto anche in fase di copertura. Non è certo Asafa Powell quanto a velocità di base, ma ha colpi notevoli e dev’essere fatto crescere con le cure del caso affinché diventi una sgargiante ninfalide multicolore. Ieri infine è stata la volta di Luc Castaignos che, a dirla tutta, se non avesse segnato probabilmente avrebbe rimediato un leggendario e inconfutabile filotto di 4 sulle pagelle dei quotidiani, ma tant’è, come sovente accade in Italia, il gol (bellissimo) lo ha innalzato a eroe del giorno. Ranieri lo ha paragonato a Trezeguet, a qualcuno tale accostamento ha fatto storcere il naso, ma a nostro avviso è invece molto pertinente. Evidentemente il tecnico testaccino ha ben compreso che l’olandesone rende di più quando gioca vicino alla porta e farlo giocare “alla Overmars”, come tanto piaceva a Gasperini, significherebbe bruciarlo come carta velina sotto folate di bora.Green politic a parte, la prestazione dei nerazzurri ieri a Siena è stata grigiastra, il ritmo è sempre bassissimo e il centrocampo interista spesso viene impietosamente messo alla frusta dal superiore dinamismo degli avversari, su ogni campo. Che purtroppo (o per fortuna) per noi non erano Schweinsteiger, Xavi, Gerrard o Yayà Touré. Ma a Trabzon e Siena si chiamavano Colman, Zokora, Gazzi e Mannini. Con rispetto parlando, beninteso. La succitata deficienza in mezzo al campo si ripercuote inevitabilmente in tutti i reparti, la difesa spesso va in sofferenza, presa in velocità e spesso scoperta. Una ricorrenza preoccupante a tal proposito: sovente da calci d'angolo a favore nascono contropiedi potenzialmente letali da parte degli avversari. D'altro canto, l’attacco non viene rifornito con continuità e pericolosità, risultando spesso sterile. Pazzini è un noto esponente del calcio euleriano: 1 occasione=1 gol, ma a secco di palle giocabili pretendere di segnare diventa impegnativo anche per uno come lui. Quando non c’è Maicon inoltre le fasce non possono certo diventare terra di scorribande. Ranieri, da tecnico esperto e alieno alla pirlaggine qual è, tutto questo deve averlo capito molto in fretta e nelle ultime settimane sta provando a vedere sempre e solo il bicchiere mezzo pieno, tenendo alto il morale della ciurma e focalizzando l’attenzione sulla corsa a traguardi obiettivamente (per ora) fuori portata come Scudetto e Champions League. La domanda da televoto oggi più in voga tra i tifosi interisti è: basterà il mercato di gennaio per rattoppare le attuali falle del vascello nerazzurro? Io intanto, imbeccato da Sor Claudio, vado comunque a giocarmi l’euro sullo Scudetto. D’altronde lo sappiamo bene,mala tempora currunt ed è necessario avere ancora più fede…