editoriale

Il futuro che sarà 

Per giorni e settimane ci siamo tormentati i pensieri interrogandoci su quale fosse la vera faccia dell’Inter di questa stagione. Quella disperata, che nasconde nelle rughe le preoccupazioni per non essere all’altezza della situazione?...

Sabine Bertagna

Per giorni e settimane ci siamo tormentati i pensieri interrogandoci su quale fosse la vera faccia dell'Inter di questa stagione. Quella disperata, che nasconde nelle rughe le preoccupazioni per non essere all'altezza della situazione? O quella più sfrontata, inattesa, che riesce a ribaltare una sentenza a dispetto dei pronostici spietati? Il vero Sturm und Drang della stagione risiede proprio qui. Nel tormento di non poter dire con sicura certezza che l'Inter ha una faccia piuttosto che un'altra. E' un Inter vecchia che non riesce più a correre? E' un Inter troppo giovane e inesperta? Nulla di tutto questo. Oppure entrambe le cose. Non lo sappiamo. E questo ci fa impazzire.

Stramaccioni lo ha ripetuto spesso in questi giorni. All'inizio della stagione l'Inter se la stava giocando. Aveva fatto bene. Una striscia di partite vittoriose culminate nella vittoria più bella. Quella contro la Juventus. Poi quella frenata brusca in campionato. La fatica, le gambe che non correvano più, un atteggiamento spesso disorientato. Quasi rassegnato. Dovevano arrivare ancora gli infortuni. Una serie infinita di infortuni lunga come la stagione delle pioggie. Una lista lunghissima, che continuiamo a riempire con uno stupore che puzza di routine. Ma davvero possiamo chiamare tutto questo routine?

In questa stagione abbiamo visto l'Inter molle e remissiva dei primi tempi e quella folle e combattiva dei secondi. L'Inter dei senatori, quelli rimasti dopo i saluti, e l'Inter delle nuove leve, alcune già così pronte. Così da Inter. L'Inter di Milito, Palacio e Cassano e l'Inter di Alvarez, Schelotto e Rocchi. L'Inter che riesce a tirare su la testa, con moti di orgoglio insperati e che forse proprio per questi viene giudicata ancor più severamente. Le colpe andranno spartite, quelle sì, con severià. Ma la cosa fondamentale sarà capire che faccia avrà l'Inter del futuro. Si sbaglierà ancora, fa parte della vita. Ma gli sbagli, o le scelte azzeccate, dovranno essere figlie di una presa di posizione chiara. Da adesso in poi si prende una strada e non la si abbandona più. Non è più tempo di mezze stagioni. La primavera non ha fatto altro che illuderci. Volati via gli ultimi sogni conviene prepararsi alla calura estiva. Arriverà il momento in cui i sogni sbagliati andranno bruciati definitivamente. Arriverà il momento in cui a quei sogni volteremo le spalle. Senza mai voltarci indietro. Liberi. Finalmente.

Twitter @SBertagna