editoriale

Il meglio deve ancora venire

Vincere partite di misura fa bene al morale. Al morale della difesa che alla fine dei 90 minuti si scopre per una volta imbattuta e con un’autostima decisamente migliore. Al morale della classifica che può vantare, dopo un’astinenza...

Sabine Bertagna

Vincere partite di misura fa bene al morale. Al morale della difesa che alla fine dei 90 minuti si scopre per una volta imbattuta e con un'autostima decisamente migliore. Al morale della classifica che può vantare, dopo un'astinenza preoccupante, i tanto agognati tre punti. La vittoria a mezzo di un solo gol avrà rincuorato anche tutti quelli che si ostinavano a dire che la nostra classifica reti fosse "drogata" dai sette gol rifilati al Sassuolo all'andata. Ieri ci siamo limitati a farne uno. Il minimo indispensabile per distruggere definitivamente il sogno di Squinzi. Nemmeno in questa partita i nerazzurri hanno potuto beneficiare di un rigore avvistato in area dai più. Purtroppo non ci si può aspettare che tutti gli arbitraggi siano perfetti come quello di Verona-Juventus. Come dice Nicchi, questo è il calcio.

L'Inter di domenica sera non era un'Inter guarita. La fatica e i limiti erano ancora piuttosto visibili. Insieme ai difetti di questa squadra che a gennaio ha toccato (si spera) i suoi picchi massimi di sofferenza si sono intravisti gli echi di quel passato glorioso, così faticoso da gestire. Così difficile da liquidare. Un Milito desideroso di tornare ad essere quello di una volta, bloccato dai limiti dettati dagli infortuni e dagli anni che passano, si è trovato davanti alla porta, ma con somma frustrazione non è riuscito a fare ciò che gli è sempre riuscito estremamente facile. Buttare la palla in rete. Samuel è sembrato a tratti quello di una volta. Il cronometro segna 1 minuto e 20 dall'inizio della partita quando arriva deciso il suo intervento su Berardi. In gergo si chiama avvertimento. O semplicemente mestiere. Patrimonio del "vecchio" Samuel anche i famosi lanci lunghi a disperdersi nell'area del portiere avversario. In queste contraddizioni c'è forse parte della soluzione ai problemi dell'Inter. Il cambio generazionale non è mai indolore. Quello nerazzurro sembra più doloroso di altri.

Poi qualche faccia nuova arrivata a gennaio. Il Profeta Hernanes, per esempio. E Ruben Botta. Sprazzi di calcio più lucido, meno affaticato, diversamente motivato. In un momento di crisi un bene prezioso da sfruttare al meglio. Per spazzare via la mancanza di lucidità in attacco, le voci di mercato (un Guarin concentratissimo ha cercato di dare il massimo), l'apatia grigia che si era formata per la mancanza di risultati. Nuove alternative alle idee di Mazzarri, che dovrà solo trovare il coraggio di considerarle tutte. Nessuna esclusa. Non è stata una partita brillante quella contro il Sassuolo, no. Ma in questa fase in cui è necessario capire se ci stiamo allontanando dalla crisi per avventurarci in un cauto periodo di convalescenza è una vittoria che vale tantissimo. Quel che è certo è che i margini di miglioramento ci sono. Non ci sono dubbi, il meglio deve ancora venire. E prima o poi arriverà. 

Twitter @SBertagna