editoriale

Il mio posto é qui

Siamo abituati a guardare i trofei e a collegarli alla stagione di riferimento o al massimo a pochi attimi di intensa felicità. Sbagliamo. Quelle vittorie vengono da lontano. Da molto lontano. Si costruiscono al buio, non mollando di un...

Sabine Bertagna

Siamo abituati a guardare i trofei e a collegarli alla stagione di riferimento o al massimo a pochi attimi di intensa felicità. Sbagliamo. Quelle vittorie vengono da lontano. Da molto lontano. Si costruiscono al buio, non mollando di un centimetro la presa, faticando. Gomito a gomito. Ecco perché la nostra storia ha le facce di Zanetti, Cordoba, Orlandoni e Lucio. Non é stato facile. Non lo è stato mai. É per questo che é così bello stare qui.

"Il mio cuore era sempre lì, a San Siro, dove da ragazzino litigavo per andare a fare il raccattapalle e guardare Walter Zenga da vicino, soprattutto quando si caricava salutando quella curva dello stadio dalla quale era partito." Mai dimenticarsi da dove si viene, sembra suggerire Paolo Orlandoni in una lettera, che abbiamo accuratamente riposto nelle pieghe del nostro cuore. É importante per non perdere la bussola di dove stai andando. Mettersi in gioco, crescere e riuscire ad avere le stesse emozioni di sempre. Ho sempre pensato che l'Inter fosse difficile da spiegare. Da oggi a chi me lo chiederà dirò solo una cosa. Leggetevi il Vecchio Orla. Noi siamo lì, nascosti tra le sue splendide parole. Dalla prima all'ultima.

"Ero nella sede di un club di serie B, dovevo trattare un possibile ingaggio, mi arriva una telefonata e... 'scusate, devo andare, il mio posto è là... '." Lo dice come fosse una cosa normale. Rinunciare a giocare con continuità. Mettersi a disposizione, non scalpitare, farsi trovare sempre pronto. Sorridente. Lo dice senza farlo pesare nemmeno per un attimo. Perché per lui essere tornato all'Inter é stato come tornare nell'unico posto possibile. Un posto che si chiama casa.

"Non sarò diventato il nuovo Walter Zenga, ma un coro a San Siro per me non è mai mancato." E' merito tuo, Vecchio Orla. Del tuo amore per questi colori, per questa maglia, per i tuoi tifosi. Della tua modestia, del tuo sentirti a casa, della voglia di esserci sempre. Nella buona e nella cattiva sorte. Ma non ci stiamo separando. Hai ancora una missione da compiere. Clonare il tuo interismo e tramandarlo alle generazioni future. Basteranno queste parole per crescere piccoli nerazzurri orgogliosi di esserlo. Grazie per averlo scritto così bene. Grazie per averlo interpretato ancora meglio.

"Così, tra una presa e un tuffo, potrò raccontare a loro che vivere nerazzurro è un privilegio, una scelta da rispettare ogni giorno."

Twitter @SBertagna