editoriale

Il pulpito educativo di Antonio Conte

Questo insolito weekend calcistico di marzo, accarezzato dalle nevicate e sorpreso da temperature poco miti, si è aperto con due anticipi, uno dei quali vedeva protagonista la Juventus a Bologna. Dopo la partita, vinta con merito dai bianconeri,...

Lorenzo Roca

Questo insolito weekend calcistico di marzo, accarezzato dalle nevicate e sorpreso da temperature poco miti, si è aperto con due anticipi, uno dei quali vedeva protagonista la Juventus a Bologna. Dopo la partita, vinta con merito dai bianconeri, hanno generato molto rumore alcune dichiarazioni di Antonio Conte, che si è detto stanco del calcio italiano e dell’accoglienza riservata spesso alla squadra juventina. Queste le sue parole dopo Bologna-Juventus: «Davanti a queste cose uno pensa di andare via dall’Italia perché mica siamo in guerra, questo è uno sport. A Firenze non puoi andare, a Napoli non puoi andare, ora anche a Bologna. Allora dico: uno prende e se ne va, e fa prima. Andate a vedere le entrate della Juve negli stadi. Sono rimasto esterrefatto che una città civilissima come Bologna ci ha accolto con bastonate, pietre, sputi, con gente che ha dei bambini in braccio di tre-quattro anni, che insulta. Ma dico: che educazione diamo? Di questo bisogna vergognarsi».Scosso da torpore improvviso mi chiedo, ma chi le ha dette? E ri-leggo. Antonio Conte. E mi richiedo, ma non sarà mica l’allenatore della Juventus, dai sarà un omonimo! Ri-ri-leggo. No è proprio lui, Antonio Conte da Lecce, allenatore della Juventus.  Basisco e mi riaffiorano alla mente episodi che in passato direttamente o indirettamente lo hanno visto protagonista e che presentano tenui incongruenze con il suo sfogo post-bolognese.

Ad esempio ricordo Conte, ancora giocatore, che dopo il famigerato scudetto del 5 maggio in modo raffinato e delicatamente signorile negli spogliatoi urlò contro Materazzi: «Stiamo godendoooo! C’è qualcuno che ci guarda che c’era a Perugia e adesso stiamo godendoooo…» (www.youtube.com/watch?v=eqdtzCNEoTs). Rimembro anche un Milan-Juventus di febbraio 2011, passato alla storia... un tantino forse ho esagerato... diciamo ricordato dalle cronache come la partita del gol di Muntari dentro di un metro e non convalidato. In tale occasione l’allenatore della Juventus a fine partita entrò elegantemente sul campo di gioco per far valere le sue ragioni (per spiegazioni citofonare Mauro Suma e Carlo Pellegatti). Dal suo ingresso sul terreno poi si originò una mini-rissa tra Ambrosini e Chiellini e nel post partita Conte diede, molto francescanamente, del “paranoico” e “noioso” all’allenatore del Milan Allegri che si era lamentato per l’errore tecnico. In seguito intimò ad Allegri di “stare zitto”. Seguì poi una lite con l’opinionista Sky Zvonimir Boban sull’argomento. Come se non bastasse, il suo portiere ed ex compagno di squadra Gianluigi Buffon, per la rubrica “Rudimenti di educazione sportiva II”, sentì l’esigenza di aggiungere: "Il gol di Muntari? Se me ne fossi accorto non avrei dato una mano all'arbitro". Mi sovviene anche l’episodio del 7 novembre 2012, dopo la sfida contro il Nordsjaelland, in sala stampa sentendo un giubilo al gol del Chelsea Conte chiese, con garbo superiore: «C’è qualche merda che ha esultato? Chi è la merda?». Altro episodio il 26 gennaio 2013, alla fine di Juventus-Genoa Conte assedia e aggredisce l’arbitro Guida protestando in modi violenti, poi alla stampa dice: «Basta col bon ton: non è calcio questo. Se ascolto determinate cose, “vergogna” è il minimo che io possa dire. Ci hanno tolto 3 punti». A parte che a voler fare i pignoli i punti persi erano 2, ma ad ogni modo la vera notizia è: basta col bon-ton. Effettivamente quando è troppo è troppo...

Dopo questo tourbillon di episodi, per commentare le parole del Conte-stanco-della-non-cultura-sportiva-italiana, mi ritrovo costretto a utilizzare, con scarso esercizio di fantasia, le medesime parole che lo stesso tecnico bianconero ha proferito venerdì sera: «Ma che educazione diamo? Di questo bisogna vergognarsi…». Già, penso che proprio questa sia la domanda-chiave.Per chiudere non credo che ci siano parole migliori di quelle che Mircea Lucescu rivolse alla vigilia di Shakhtar-Juventus all’allenatore della Juventus, che si era offeso (strano vero?) per alcune dichiarazioni espresse dal rumeno sul gioco della Juventus: «Conte? Deve imparare quando rispondere e quando non rispondere, ma è giovane, lo saprà fare tra 20 anni».

Aspettiamo con fiducia il 2033.