editoriale

INTER, TRISTE LUNEDÌ: UN ASPETTO PREOCCUPA. IL SILENZIO NON FA BENE

Continua il periodo molto più nero che azzurro dell’Inter di Roberto Mancini, sconfitta ieri sera a Firenze e scivolata al quinto posto in classifica, ultimo piazzamento valido per l’Europa League, con appena due punti di vantaggio...

Daniele Vitiello

Continua il periodo molto più nero che azzurro dell'Inter di Roberto Mancini, sconfitta ieri sera a Firenze e scivolata al quinto posto in classifica, ultimo piazzamento valido per l'Europa League, con appena due punti di vantaggio sul Milan, tornato prepotentemente alla carica dopo la vittoria nel derby. È un lunedì triste e mesto per il popolo nerazzurro, che si aspettava tutt'altra prestazione e pretendeva giustamente tutt'altro risultato dai propri beniamini, caduti sotto i colpi di una Fiorentina molto ben disposta in campo e abile a creare superiorità numerica in seguito ai tantissimi uno contro uno concessi dalla squadra di Mancini.

COSÌ NON VA - Nulla da recriminare alla buona sorte, che ha restituito ai nerazzurri quanto sottratto all'andata, permettendogli di arrivare miracolosamente in vantaggio al termine dei primi 45' di gioco, nei quali - l'onestà ci impone di sottolinearlo - è stato per lunghi tratti assedio viola. Un vantaggio immeritato che l'Inter non è stata in grado di gestire, per colpa soprattutto di un centrocampo incapace di reggere l'urto avversario e allo stesso tempo di supportare con idee, geometrie e polmoni la fase offensiva, portata a compimento in maniera abbastanza casuale in un più di una circostanza. Preoccupa la fatica di Eder ad inserirsi in certi meccanismi nei quali Ljajic, dato il maggior estro, sembrava essersi calato con più disinvoltura e naturalezza. L'ex blucerchiato avrà modo di dimostrare il suo valore, ma gli tocca alzare l'asticella al più presto per garantire alla squadra un'alternativa di gioco valida lì davanti. Intanto, qualcuno recuperi tracce di DNA di Palacio e inizi il processo di clonazione. El Trenza è l'unico a mostrare ogni volta, nonostante il peso della carta di identità, quel quid che ha contraddistinto i campioni che hanno reso grande l'Inter.

METTERCI LA FACCIA - Dispiace che la società abbia rinunciato a metterci la faccia dopo il risultato di Firenze. Serviva una consistente dose di rassicurazioni al termine di un Match perso con merito, al netto della penosa direzione di gara del signor Mazzoleni. Il silenzio stampa non è il modo migliore per uscire da questa situazione, considerando che al Franchi erano presenti tutti i dirigenti nerazzurri, Thohir compreso. Dispiace che un tecnico come Mancini, dalla caratura internazionale, amante della mentalità che contraddistingue il calcio inglese, abbia deciso di non comparire davanti ai microfoni, perdendo di fatto un'occasione per tracciare la via verso il salto di qualità spesso invocato ma ancora difficile da raggiungere.