Il 2012 nerazzurro finora è stato un annus più che horribilis, davvero troppo brutto per essere realmente trascorso. Dopo un gennaio gonfio di speranze per il mercato di riparazione, svanite in un amen, abbiamo imboccato un febbraio oscuro che ci è servito unicamente a constatare, dal punto di vista pratico, l’inadeguatezza delle operazioni fatte, con prestazioni tremende e sogni infranti uno dopo l’altro. Il declivio di marzo spiana dinanzi a noi, un disperato pareggio casalingo col Catania alimenta la speranza di restare aggrappati alla competizione continentale più prestigiosa e rimontare un insidioso 0-1 rimediato contro una squadra mediocre. Ripensando alla nostra storia sembra pura follia. Eppure questa è l’unica, impietosa istantanea del momento dell’Inter che possiamo scattare oggi. All’orizzonte non si scorge il sole, al contrario si addensano enigmatiche nubi che celano ciò che sarà di noi.Claudio Ranieri è ormai un allenatore col timer, tutti sanno che andrà via, bisognerà solo capire quando in corso Vittorio Emanuele decideranno di tuffare i rigatoni nell'acqua. Al suo posto sono due i nomi che campeggiano più di altri sullo scranno dirigenziale nerazzurro: André Villas-Boas (spesso maldestramente chiamato AVB, manco fosse una marca di detersivo, ndr), lusitano di aspetto giovanile e pulito, defenestrato senza scrupoli dallo Zar Roman dopo un solo semestre di investitura. Nell'angolo opposto si staglia Laurent Blanc, elegante monsieur transalpino, portatore di bello stile che già possedeva da giocatore, giunto ormai agli sgoccioli della sua avventura come selezionatore della Nazionale francese.Questi i due nobiluomini che con tutta probabilità si contenderanno la seduta.Il Piccolo Lord André Villas-Boas incarna perfettamente la figura di piccolo Avatar mourinhiano, stesso Paese di provenienza, stesso credo calcistico, stesso club (il Porto) di “formazione” ad alti livelli, stesso uomo a decretarne la cacciata (il succitato Zar per l'appunto), stesso passo successivo verso la Beneamata, compiuto peraltro a braccetto. Le certezze per tale scelta potrebbero risiedere nella sua voglia di rivincita dopo la pessima esperienza londinese, unite al fatto che già mastica l’ambiente Inter e quindi conosce oneri e onori di un'eventuale chiamata alle armi nerazzurra. L’aspetto che potrebbe giocare a sfavore è paradossalmente proprio rappresentato dalle qualità che si porta in dote, ossia molti potrebbero attendersi automaticamente un Mourinho-bis, dimenticandosi che Villas-Boas deve ancora dimostrare di avere il carisma del buon José, qualità che più di ogni altra lo ha fatto sopravvivere e trionfare nei suoi anni nerazzurri.Quanto al Moschettiere Laurent Blanc, ha fatto ottime cose con il Bordeaux riportandolo ai vertici del calcio francese e sta facendo bene anche in Nazionale, benché la materia prima non sia più quella aurea di qualche anno fa. Ultimamente si è tolto lo sfizio di sbancare la quotatissima Germania di Joachim Löw a Brema con una partita tatticamente perfetta. A suo favore gioca lo charme che soggioga il presidente Moratti e una conoscenza ambientale, pur da giocatore, avvenuta in un biennio torbido e poco lusinghiero della storia nerazzurra. Indubbiamente preparato e grande valorizzatore di giovani talenti, i dubbi che molti sollevano riguardano la sua inclinazione a essere più un selezionatore che un allenatore vero e proprio, nonché la possibile fragilità al cospetto delle enormi pressioni che l’ambiente nerazzurro comporta.Ma queste sono e restano solo ciarle da taverna, timide impressioni generate da un funesto inverno calcistico che rende vieppiù inquieto e vunerabile il nostro cuore nerazzurro.La nuda realtà è che, gira e rigira, ciò che si richiede a un allenatore all'Inter per avere successo è rappresentare l'ideale weberiano di leader carismatico. Certo, deve accompagnarsi a una preparazione tecnico-tattica di base, ma di allenatori preparati ne abbiamo avuti a vagonate, pochissimi però hanno dimostrato di avere il quid carismatico necessario a occupare tale incarico. Per tale ragione vedrei bene sulla nostra bollente panca Barack Obama (ma ha un ingaggio troppo alto), il mullah Omar (impossibile da contattare) o meglio ancora il Sergente Hartman di kubrickiana memoria (malvisto dai senatori dello spogliatoio).Il tifoso interista non può fare altro che aspettare, attingendo al suo inesauribile serbatoio di fede, nella speranza che qualsiasi scelta venga fatta, sia non solo ovviamente ponderata, ma soprattutto perseguita e sostenuta con convinzione e fermezza. Partendo dal presente, guardando al futuro. Con la speranza di rivedere presto il sole e sentire i nostri eroi cantare La marcia di Topolino.
editoriale
L’allenatore ideale per l’Inter? Obama
Il 2012 nerazzurro finora è stato un annus più che horribilis, davvero troppo brutto per essere realmente trascorso. Dopo un gennaio gonfio di speranze per il mercato di riparazione, svanite in un amen, abbiamo imboccato un febbraio oscuro che...
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