Dici Milan e ti viene in mente una squadra dove la pace regna sovrana, isola felice del nostro calcio, dove nulla accade e dove tutti si vogliono bene. E' la squadra dell'amore, sponsorizzata da media, giornalisti e dagli stessi calciatori. Basti pensare a Ibra che poco tempo fa dichiarava spavaldo: "Al Milan abbiamo tutto per far bene, non ho mai trovato un'atmosfera come quella che c'è in questa squadra. Qui al Milan sono felicissimo perché tutti mi vogliono bene e quando è così hai grande fiducia, sei più rilassato, hai più motivazioni e adrenalina, ed è tutto più semplice". Be se il termine di paragone era l'ambiente di Barcellona, dove lui è stato forse l'unico calciatore al mondo ad avere determinati problemi, allora si che i rossoneri possono essere definiti come una 'amorevole squadra'.Non fosse che, come in tutti i veri rapporti di amore, ogni tanto sorgono delle incomprensioni. In questo caso la parte del marito rompiscatole nei confronti della 'moglie' infastidita Ibrahimovic, l'ha fatta Onyewu, autentica meteora del calcio italiano che non ha lasciato alcuna traccia sul campo, ma tante sul fisico dello svedese.Una costola rotta, questo è il risultato di uno scontro che Galliani definì a suo tempo: "episodio di buon auspicio", perchè sintomo di "giocatori carichi e partitelle accese piuttosto che allenamenti-camomilla".Sulla base di questo 'buon auspicio' allora Ibrahimovic non ci ha pensato due volte a scrivere un'autobiografia in cui racconta fatti (o meglio misfatti) della propria esistenza e carriera da calciatore. Lo fa vantandosi anche di episodi di cui tutti faremmo a meno. Dalle risse con Onyewu, agli insulti al guardalinee e via via esponendo quanto di buono è insito in lui. Di solito si tende a distinguere la figura del calciatore, da quella dell'uomo, ma in questo caso si crea una commistione irreparabile.Arrivare addirittura a dichiarare di voler 'picchiare Pep Guardiola davanti a tutta la stampa' nell'eventualità in cui non fosse stato ceduto al Milan, la dice lunga sulla tempra e sullo stile di questo campione (?). Qual era però la colpa di Guardiola, che tanto danno addusse all'ex nerazzurro? Semplicemente quella di preferirgli in un determinato ruolo un certo Lionel Messi, mister pallone d'oro, che ha da sempre dimostrato più di qualcosa nella sua carriera e che non si è mai reso protagonista di fatti incresciosi come quelli descritti nel libro 'Io Ibra'.L'ultimo (?) episodio da stigmatizzare è quello dei presunti insulti in slavo al guardalinee di Firenze. In questo caso, chi ne esce con le ossa rotte non è Ibra ,come nello scontro con l'orco Onyewu, bensì il Milan che di certo rimedia una magra figura in termini di deontologia professionale. Far dire al proprio tesserato, che gli insulti erano rivolti a se stesso piuttosto che al guardalinee, per ridurre una possibile squalifica, non è un qualcosa di cui andar fieri. E chi lo sa se dopo tutto questo parlare, a Milanello non abbiano già deciso di adottare dei provvedimenti nei confronti di questo novello Dante Alighieri venuto dalla Svezia.L'incipit giusto del libro potrebbe essere: "Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura (Milanello) ché la diritta via era smarrita...". Di certo se Ibrahimovic aveva già più di qualche problema a classificarsi e vincere un premio come il Pallone d'Oro, dopo tanto narrare, forse, ne troverà ancora di più a vincerne uno come quello per il fair play...
editoriale
L’amore ai tempi di Ibrahimovic
Dici Milan e ti viene in mente una squadra dove la pace regna sovrana, isola felice del nostro calcio, dove nulla accade e dove tutti si vogliono bene. E’ la squadra dell’amore, sponsorizzata da media, giornalisti e dagli stessi...
© RIPRODUZIONE RISERVATA