editoriale

L'(ennesima) ultima partita

Sarebbe perfettamente inutile rispolverare numeri per stabilire quando esattamente, nella storia nerazzurra, si è fatto peggio di così. 11 sconfitte rimangono 11 sconfitte, ovunque tu le giri. All’inizio ti convinci che sono casuali e...

Sabine Bertagna

Sarebbe perfettamente inutile rispolverare numeri per stabilire quando esattamente, nella storia nerazzurra, si è fatto peggio di così. 11 sconfitte rimangono 11 sconfitte, ovunque tu le giri. All'inizio ti convinci che sono casuali e dettate anche da una certa sfortuna, poi il tempo passa e l'incredulità lascia posto ad un'angoscia fuori dal comune. Alla quale è assolutamente vietato trasformarsi in rassegnazione. Abbiamo un problema, dice Ranieri. Ed è abbastanza vero. Nel senso che forse il problema non è uno, ma sono diversi. Il problema vero è che non c'è tempo per analizzare, disfare e rifare. Servono punti, servono vittorie. E per arrivarci serve una cosa che ci manca da così tanto tempo che a nominarla ci fa quasi paura. Segnare.

Non buttiamo la palla in rete da quell'assurdo Inter-Palermo. Milito segna sei reti (di cui quattro regolari) e da allora tutto tace lì davanti. Dietro invece c'è fermento e le reti trovano spesso la corretta conclusione. Solo che la porta è la nostra. La situazione è viscidamente pericolosa. E non possiamo ignorare che entrare in campo con la paura di uscirne nuovamente sconfitti rappresenti un peso per le gambe e i movimenti non indifferente. Ma urge una reazione. Piuttosto di rabbia, di cattiveria, anche scomposta. Qualcosa che venga direttamente dal cuore, che tanto giocare bene ora è impossibile. Se penso ad una reazione penso al momento dell'entrata di Poli contro il Bologna. Determinato, sicuro di quello che doveva fare, incazzato. Due-tre falletti subito a delimitare il territorio e a ribadire le intenzioni. Noi non facciamo falli. Non perché siamo la squadra dell'amore ma perché più tristemente non siamo offensivi. Non anticipiamo e quasi sempre subiamo l'iniziativa degli avversari. Ecco, per reazione intendiamo qualcosa di evidente. Qualcosa che con la tecnica ha davvero poco a che vedere. Brutta ma efficace.

A proposito di tecnica, la discussione relativa alla partita contro il Catania è stata subito incentrata sulla presenza o meno di Sneijder in campo. Che l'olandese possa costituire un problema nell'equilibrio di squadra può davvero sembrare un paradosso. Ma se qualcuno ritiene che al momento sia così abbia il coraggio di affrontare scelte impopolari e faccia quello che deve fare. Ci dimostri che c'è un modo per ricominciare a vincere. Al momento è davvero poco interessante arrovellarsi i neuroni su cosa sia più giusto, etico o sconsiderato. Non parliamo dei massimi sistemi. Dobbiamo insaccare quante più volte possibile una palla in rete e per farlo dobbiamo essere squadra. Per tutto il resto ci sarà tempo. Non si può più sbagliare, anche se ce lo stiamo raccontando da troppo tempo ormai. Domani bisognerà giocare come fosse l'ultima partita. Perché questa potrebbe davvero essere l'ultima spiaggia. Per tutti.

Twitter @SBertagna