editoriale

L’Inter e il Fair Play Finanziario. I Maya per il calcio dicono 2018

Dopo la surreale botta subita domenica col Novara molti tifosi nerazzurri vorrebbero fare piazza pulita, come spesso accade in questi casi, sentono che è giunta l’ora di dire grazie e addio a senatori ed eroi di un Triplete che ormai sembra...

Lorenzo Roca

Dopo la surreale botta subita domenica col Novara molti tifosi nerazzurri vorrebbero fare piazza pulita, come spesso accade in questi casi, sentono che è giunta l'ora di dire grazie e addio a senatori ed eroi di un Triplete che ormai sembra lontano decenni. Già, ma parimenti remoti sono anche i tempi in cui Massimo Moratti pescava banconote dal portafogli per traslocare campioni (o pseudo tali) e disegnare sorrisi sui volti della gente nerazzurra. Ora Moratti ha le mani e i cordoni della borsa legati. Nonostante la piazza inferocita e le accese contestazioni, la sensazione è che chi si aspetta una rivoluzione a giugno rischia di restare deluso. Il famigerato Fair Play Finanziario varato da roi Michel impone un’unica linea perseguibile: tagli, tagli, fortissimamente tagli. Ma cos’è questo Fair Play Finanziario? Se avete 5 minuti 5, cercherò di spiegarvelo, dato che ormai i nostri destini calcistici paiono dipendere da questo inestricabile nodo di Gordio.Un giorno dell’a.D. 2009 il Comitato Esecutivo dell’Uefa ha approvato tale piano, per introdurre più disciplina e razionalità nel sistema finanziario dei club. Le nuove norme entreranno in vigore gradualmente da quest’anno per entrare poi a pieno regime nel 2018. Sono tre le fasi previste per la completa attuazione dei regolamenti dando tempo alle società di adeguarsi.1-Triennio 2012-2014: bilanci alla mano, i club devono avere perdite limitate a 45 milioni di euro, da ridurre a 30 milioni di euro nel 2-Triennio 2015-2017: le perdite dei club non dovranno superare 30 milioni di euro.3- 2018: fatidica data in cui tutti i conti dovranno essere in positivo, ergo nessun club potrà spendere più di quanto guadagna.Alla voce costi: salari e benefit dei dipendenti, spese generali, ammortamenti dei costi dei giocatori, oneri finanziari ed eventuali dividendi.Alla voce ricavi: vendita di biglietti e abbonamenti, diritti televisivi, sponsorizzazioni e pubblicità, plusvalenze sulla vendita di giocatori, ricavi da alienazione di immobilizzazioni materiali (es. immobili) e proventi da operazioni finanziarie.Il Fair Play Finanziario obbliga le società a mantenere il bilancio in positivo. Non si potrà più attingere dalle risorse finanziarie del presidente o di azionisti, ma solo dai ricavi societari. Morale: il Presidente o azionisti vari non potranno più staccare assegni personali. Chi trasgredisse questa norma sarebbe punito con l’esclusione della squadra da ogni competizione Uefa per l’anno del negativo di bilancio.Spero di essere riuscito a semplificare il significato di questa maledetta (o benedetta) normativa.Ma torniamo alla nostra sventurata Inter. Eravamo rimasti ai ciclopici tagli da operare. Alla luce del succitato Fair Play Finanziario, una politica di tagli sic et simpliciter non basta però per risultare efficace, dovrà essere infatti accompagnata da investimenti utili a generare ricavi, per esempio nuove strategie di marketing-merchandising oppure dalla costruzione un nuovo stadio (a proposito, la nuova legge sugli stadi pare aver avuto un nuovo stop, ndr). Facile? Tutt’altro.Primo problema il bilancio, che è stato chiuso a giugno 2011 con un signorile passivo di 87 milioni. Inevitabile quindi una serie di cessioni eccellenti, peraltro già iniziata. Problema due: il costo dei dipendenti superava il limite massimo del 70% stabilito dal fair play. Dunque va abbattuto il monte ingaggi (tecnico-dirigenziale): ticket restaurant più, ticket restaurant meno, stiamo parlando di 145 milioni di euro. Chi costa di più? In vetta all’aureo podio Wesley Sneijder con 6 milioni, medaglie d’argento ex aequo per il trio sudamericano Julio Cesar-Milito-Cambiasso con 4,5 milioni, mentre sul gradino più basso del podio dei Paperoni troviamo Maicon con 4 milioni.Alla luce di ciò: sotto con le cessioni, per investire sui giovani del vivaio e quelli da tesserare. Bello e romantico, d’accordo. Il lato lievemente meno romantico è che per 2-3 anni la squadra verrà colpita quanto a competitività e il rischio (alto) sarà verosimilmente quello di trovarsi a braccetto tutto l’anno con Fiorentina e Parma in una zona di classifica da aurea mediocritas che costringerebbe a riporre nel cassetto i sogni di gloria. Cosa importante, nel 2015, cioè all’inizio della seconda fase, ci sarà il divieto assoluto di coprire i buchi con iniezioni fresche di denaro. Sarebbe cosa buona e giusta pertanto trovare qualche partner danaroso (magari qualche neoZar del gas nella ex grande Madre Russia) disposto a versare soldi in cambio di partecipazioni societarie. Pare che la società stia già lavorando in questa direzione, l’altra strada da perseguire è quella di un “reclutamento”, chirurgico e competente, in giro per il mondo, a caccia di virgulti talentuosi con le carte in regola e soprattutto la consapevolezza del privilegio e della responsabilità che questa maglia conferisce una volta indossata.

 

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