editoriale

La solitudine dei numeri primi

Questa solitudine non ha fine. A volte, con quell’istinto tipicamente infantile, ci piacerebbe che l’esilio finisse. Poter essere accettati. Far parte di un gruppo. Riscuotere l’approvazione di chi ci sta intorno. Non deve essere...

Sabine Bertagna

Questa solitudine non ha fine. A volte, con quell'istinto tipicamente infantile, ci piacerebbe che l'esilio finisse. Poter essere accettati. Far parte di un gruppo. Riscuotere l'approvazione di chi ci sta intorno. Non deve essere stato facile per il nostro Presidente. Non lo è stato per noi, figuriamoci per lui. Immaginiamo la sua solitudine, i pensieri a cercare una via d'uscita, una soluzione o forse soltanto una tregua. Un modo per amare di meno questa creatura nerazzurra non c'era. Prendere o lasciare. Con tutto quell'amore la sofferenza era un destino scritto a caratteri cubitali. Quasi impietosi.

Il 1° luglio questa solitudine si è inasprita. Rifugiarsi dentro ad una nube silenziosa non era più sufficiente. Là fuori il chiacchiericcio aveva raggiunto livelli intollerabili. Fino a ieri eravamo i poveretti da compatire, gli sfigati che non vincevano mai. Poi di colpo non più. Gli unici a non aver pagato lo scotto di calciopoli. Come era possibile? E allora invece che interrogare le proprie coscienze e chiedersi quando queste avevano deciso di non notare che il limite tra lecito ed illecito era stato oltrepassato da giorni, mesi, anni, a quel punto a chi coscienza non ha, non rimaneva che capovolgere il mondo come in quelle antiche palle di vetro che appena le giri, nevica. E tu neanche te ne sei accorto.

Il chiacchiericcio non si è bloccato. Ha raggiunto picchi inediti, ai quali è stato necessario rispondere con fermezza. Delimitare la propria regione di appartenenza. Noi siamo qualcosa di diverso da voi. Non ridiamo, non piangiamo, non amiamo come voi. Questa nuova guerra crudele (ma è mai finita?) ci ha sorpreso in tutta la nostra vulnerabilità. Non si è mai abbastanza preparati ad affrontare certe cose. Ma si può scegliere. Trincerarsi in una solitudine sempre meno accessibile. O camminare in una direzione con decisione. Affrontare i nemici. Non mollare. E scoprire di essere in tanti, probabilmente tantissimi. E alla luce di questa nuova consapevolezza, per nulla soli.