editoriale

LE LACRIME DI JULIO

L’Acchiappasogni è tornato. Dopo aver portato il suo Brasile in un luogo che, se non è ancora il paradiso, gli si avvicina molto, Julio Cesar ha sciolto tutte le sue emozioni in un pianto di gioia e di ringraziamento. Davanti alle...

Sabine Bertagna

L'Acchiappasogni è tornato. Dopo aver portato il suo Brasile in un luogo che, se non è ancora il paradiso, gli si avvicina molto, Julio Cesar ha sciolto tutte le sue emozioni in un pianto di gioia e di ringraziamento. Davanti alle telecamere Julione ha svuotato il sacco: quattro anni a struggersi per un errore contro l'Olanda e un'eliminazione che fa ancora molto male. I brasiliani prendono il calcio molto sul serio. Esattamente come una fede. La pressione tocca picchi inimmaginabili. Che Julio ieri ha scacciato parando come nelle sue partite migliori. Quando difendeva i pali dell'Inter e sulla panchina sedeva José Mourinho. Secoli fa, insomma.

I nerazzurri hanno sbagliato a mandarlo via? Chiederselo adesso è abbastanza inutile anche se i notiziari sportivi, oggi, non hanno mancato di rimarcarlo. L'addio fra l'Inter e il portiere brasiliano è stato un addio travagliato, dove cuore e soldi hanno pesato sulla bilancia delle decisioni. In quali percentuali non è ancora chiaro, ma tant'è. Non è un caso che Julio sia stato il primo a salutare la gente di San Siro, prendendo un microfono allo stadio prima di una partita ufficiale. L'Inter, a quei tempi, era ancora alla ricerca dei giusti tempi e modi per salutare i suoi eroi. E oggi, probabilmente, la ricerca non ha ancor avuto fine.

"Solo Dio e la mia famiglia sanno che cosa ho passato." Non ci si chiede mai che cosa significhi per un calciatore cambiare squadra e ricostruirsi un futuro altrove. Sparire dalla scena e lottare per riaffermarsi. Certo, per fare ciò i calciatori percepiscono montagne di soldi. Ma le emozioni non cambiano. Soprattutto se di punto in bianco si è chiamati a lasciare una squadra con la quale si è vinto tutto. Una squadra che assomiglia molto ad una famiglia. Julio, nella sua carriera, molto spesso non è riuscito a trattenere le lacrime. Si emoziona facilmente e lo fa con una spontaneità quasi infantile. Per questo motivo ci è sempre piaciuto. Ci ha avvicinato al calcio e ci ha fatto capire una piccola grande verità. Prima di essere calciatori si è uomini. E gli eroi sono mortali, purtroppo. Come tutti noi combattono, gioiscono, piangono.

Twitter @SBertagna