editoriale

Mayalate

Nel febbraio del 2010 accadevano cose che il Triplete avrebbe ricacciato nel dimenticatoio. In un paese come il nostro, dove la memoria ha la stessa consistenza di un pugno di cenere, certi fatti è bene ricordarli. Sempre. Febbraio 2010,...

Sabine Bertagna

Nel febbraio del 2010 accadevano cose che il Triplete avrebbe ricacciato nel dimenticatoio. In un paese come il nostro, dove la memoria ha la stessa consistenza di un pugno di cenere, certi fatti è bene ricordarli. Sempre. Febbraio 2010, dicevamo. Un momento chiave estremamente delicato nella cavalcata nerazzurra verso il trionfo dei trionfi. L'Inter era riuscita a non perdere due partite pazzesche: il derby e la partita con la Samp. Non per il valore eccelso degli avversari. Aveva rischiato di perderle per decisioni arbitrali molto discutibili. Nel derby i nerazzurri avevano finito in 9 uomini in un clima che aveva il sapore frizzante di un'epoca ancora troppo poco lontana per essere archiviata con un'alzata di spalle. Inutile ricordare nel dettaglio l'arbitraggio di Rocchi (partito subito forte con l'espulsione di Sneijder per applauso). Contro la Samp si sarebbe verificato un altro evento fuori dal normale. Come scriveva Olivari su Indiscreto, le espulsioni di Samuel e Cordoba a termini di regolamento potevano trovare un riscontro letterale. "Poi c’è la realtà, che mai ha portato sotto gli occhi i due centrali difensivi della squadra di casa, dalla A all’Eccellenza, cacciati a metà a metà primo tempo." Mourinho per il famoso gesto delle manette avrebbe rimediato tre giornate di squalifica e 40.000 euro di squalifica. 40.000 euro. Il tutto condito da varie sanzioni pecuniarie per gli insulti del pubblico a Tagliavento (arbitro di quell'Inter-Samp) e per l'ingresso in campo della squadra con 5 minuti di ritardo. Quell'anno avremmo vinto tutto come mai nessuno in Italia. Eppure avevamo rischiato di non arrivarci per pochissimo. Mourinho lo aveva capito immediatamente. Che ci avrebbero provato in tutti i modi a fermarci.

È necessario rispolverare quel passato per capire il presente. Le cose non sono per nulla cambiate. Nei confronti dell'Inter non c'è sudditanza psicologica che tenga e anche un arbitro approdato in serie A da pochissimo non ha esitazioni. Nel dubbio un rigore solare all'Inter non lo fischia. Non si sa mai. Ma il momento piu divertente è rappresentato dala lettura delle squalifiche di Tosel. Squalifiche che non fingono nemmeno più barlumi di serietà. Con la squalifica di Guarin le dichiarazioni di intento sono chiarissime. Per l'Inter il metro di giudizio è stato, è e sarà sempre un altro. Per essere aggressivo a Guarin è sufficiente uno sguardo (punito con un turno di squalifica e 5.000 euro di multa). Alla panchina della Juventus che riesce nell'intento di fare annullare un gol regolare a Catania l'aggressività, l'intimidazione e l'atteggiamento minaccioso vengono invece considerati comportamenti irreprensibili. Da non prendere nemmeno in considerazione. Dallo sputo di Samuel (le famose tre giornate), passando per la squalifica di Pecorini (giocatore della Primavera) di sei mesi e arrivando a quella di Cassano di due turni dopo Inter-Cagliari. Il grande boh. I federali, gli arbitri addizionali, il giudice supremo, tutti questi personaggi non guardano la partita. Ci fissano. Alla ricerca di un labiale da interpretare con fantasia. Immaginandosi una nuova squalifica da comminare. Nella sua rigidità, il regolamento ci desidera follemente.

Siamo stanchi. Stanchi e amareggiati. Combattiamo con i mulini a vento e lo facciamo da soli. Quest'anno abbiamo una squadra che cerca equilibri e ragiona di partita in partita. Nonostante questo, nonostante le facce nuove e tutti i cambiamenti in atto, l'Inter si trova al secondo posto in classifica. Non è probabilmente un Inter da scudetto, anche se le sarebbe bastato davvero pochissimo per provare ad esserlo. Errori e debolezze di questa stagione sono chiari e nessuno vuole ignorarli. Trattandosi di una fase di ricostruzione è altrettanto evidente che i risultati definitivi non li vedremo domani. Ma è davvero demotivante lavorare, provare le soluzioni giuste e sperimentarle (a volte con successo) quando poi arriva una squalifica inventata che costringe Stramaccioni ad operare per l'ennesima volta in emergenza. Sposando moduli di seconda scelta. Arrangiarsi. Perché? Non si può essere sempre più forti di tutto. Non abbiamo la squadra del Triplete. E a volte essere normali non è sufficiente. Non qui e non così. Il giorno in cui Tosel giudicherà tutte le squadre con lo stesso grado di giudizio potremmo essere davvero vicini alla fine del mondo. Quindi non vi preoccupate più di tanto per il 21 dicembre. Le "Mayalate" sono altre. 

Twitter @SBertagna