editoriale

MAZZARRI E LA PARTITA PERFETTA

Fu una partita perfetta. Iniziata con quel senso di impotenza ed ingiustizia profonda che da sempre avevamo accostato a quella squadra. E pur non avendo più la corazzata dei tempi d’oro, ribaltammo il risultato segnando tre reti, una più...

Sabine Bertagna

Fu una partita perfetta. Iniziata con quel senso di impotenza ed ingiustizia profonda che da sempre avevamo accostato a quella squadra. E pur non avendo più la corazzata dei tempi d'oro, ribaltammo il risultato segnando tre reti, una più bella dell'altra, e scrivendo la parola fine, a caratteri cubitali e con fierezza, sull'inviolabilità dello Juventus Stadium. I bianconeri, potendo scegliere, avrebbero preferito perdere con qualsiasi squadra, piuttosto che con la nostra. Ma in quella serata di novembre nulla era in loro potere.

Quasi 12 mesi dopo siamo cambiati molto. Non tanto negli uomini, che tolte alcune eccezioni sono gli stessi che aveva a disposizione Stramaccioni, quanto forse nella consapevolezza di dover lavorare tanto per riconquistare quella chimera chiamata fiducia. Quella partita fu talmente perfetta che ci impedì di vedere in tempo reale quanto nelle successive non riuscivamo più ad essere all'altezza. Un attimo prima che la divinità degli infortuni si abbattesse con incredibile ferocia su di noi. Un attimo prima di iniziare a cadere senza trovare un appiglio. Affranti.

Quasi 12 mesi dopo sulla nostra panchina siede Walter Mazzarri. Già nelle prime due gare ha fatto vedere che se è un allenatore ossessionato dal lavoro, è perché questo paga. Quasi sempre. Come avrà preparato la partita? Con tutta la cura possibile, anche se gran parte della squadra è rientrata da poco dagli impegni con le nazionali. E allora solo il campo potrà raccontarci a che punto è l'Inter. Quanto bene girano i meccanismi. Quali le sbavature sulle quali concentrarci per migliorare. Dirà tutto questo e a Mazzarri è l'unica cosa che interessa. E' stato preso per questo. E forse per questo motivo ha glissato sulla solita insensata domanda in merito al numero degli scudetti dei bianconeri. Alla quale sarebbe stato sufficiente rispondere con un ovvio "quanto stabilito dalla federazione". O forse dobbiamo aspettarci da lui che risponda davvero solo di questioni strettamente legate al calcio giocato. Certo è che per un interista discernere il campo dalle battaglie e dalla storia è quasi impossibile da immaginare. Il tempo ci dirà che tipo di allenatore sarà WM all'Inter. Quanto sentimento viaggerà tra questa maglia e la sua professionalità, che è la caratteristica per la quale i tifosi hanno iniziato a stimarlo da subito. Velocemente. Una cosa non esclude l'altra. E non è detto che non sia solo una questione di tempo. Non bisogna essere interisti per dire quanti scudetti ha la Juve. Ma bisogna esserlo per aver voglia di lottare perché questa verità non venga dimenticata. Mai.

Twitter @SBertagna