editoriale

Moratti riprenditi l’Inter!

Alfio Musmarra è nato in Calabria il 30/05/1976. Ha cominciato a collaborare con Telelombardia nel 1998. Nel corso degli anni diventa uno dei maggiori conoscitori delle abitudini del presidente dell'Inter Massimo Moratti. Giornalista professionista.

Alessandro De Felice

Sgomberiamo subito il campo dagli equivoci, non ci saranno russi o arabi che acquisiranno l’Inter, perché Massimo Moratti non ha nessuna intenzione di cedere il passo, ma soprattutto non ha alcuna intenzione di lasciarla nelle mani di magnati che la acquisirebbero per farla diventare il proprio giocattolino, rinforzarla magari con grandi nomi, per poi lasciarla affondare in condizioni economiche disastrose dopo qualche anno. Senza dimenticare che ci sarebbero peraltro dei fattori prettamente italiani che non consentono a multi milionari di considerare la Serie A appetibile con ritorni ecomici paragonabili al calcio spagnolo o quello inglese, senza dimenticare la questione ‘stadio di proprieta’, di cui Moratti ha già pronto un progetto, ma che resta chiuso sotto chiave in un cassetto. Il momento che sta attraversando la società è decisamente nero, l’azzurro è sempre più sbiadito, nonostante fino allo scorso anno nella bacheca siano finiti nell’ordine: Supercoppa Italiana, Mondiale per Club e Coppa Italia. Perché il tonfo verticale è netto ed è strettamente correlato ad un biennio in cui sul mercato gli errori paiono piuttosto lapalissiani. In questa situazione tremendamente delicata solo una persona può rimettere le cose in regola ed è Massimo Moratti. Perché nel calcio non si vive di gratitudine, bisogna guardare sempre avanti anche con il cinismo del manager tagliatore di teste. In questo momento l’ambiente ha bisogno di uno scossone molto forte, perché la barca non può andare così fatalmente alla deriva. Ci vuole una presa di posizione netta, decisa, dolorosa, ma forte. Quando il presidente decise di puntare su Mancini prima e Mourinho poi, lo fece andando contro tutto e tutti, fregandosene dell’opinione pubblica, sposando una tesi che sostenne fortemente. E tutto l’ambiente ne risentì in positivo. Dall’addio di Mourinho in poi, l’impressione è che la confusione regnasse sovrana. Da Benitez in avanti, si è avuta la netta percezione che invece di un progetto, ci fosse solo la voglia di correre ai ripari, di cercare dimettere una pezza ai buchi sempre più evidenti, quando in realtà sarebbe stata necessaria una rivoluzione in piena regola.

Perché Mourinho ed il suo staff erano consapevoli del fatto che la rosa andasse rifondata in almeno 7 o 8 elementi perché gli eroi straordinari di quegli anni erano alla fine di un ciclo, col senno di poi forse sarebbe stato meglio anche nei loro confronti chiudere un capitolo glorioso e voltare pagina per non rovinare il ricordo che resterà comunque indelebile nella mente dei tifosi. Invece le cose sono andate diversamente. Inutile star qui a ripetere le cose che ormai ci diciamo da tempo, ma è arrivato il momento di rompere con l’andazzo degli ultimi due anni. Con la cacciata di Oriali ( che non è mai stato contattato fino ad oggi ) è venuta a mancare una figura fondamentale che faceva da tramite tra squadra e società. Via lui è rimasto un vuoto assordante, che è figlio di una situazione irrisolta che sta degenerando. Onestamente fatico a prendermela con un presidente che avrà commesso degli errori, come tutti del resto, ma che ama l’Inter sopra ogni cosa e che ha investito un miliardo di euro ed ha estremamente a cuore i tifosi nerazzurri, fatico a prendermela con i senatori del calibro di Zanetti, Stankovic e Cambiasso, professionisti serissimi ma per i quali l’età avanza inesorabilmente come per tutti del resto. I dubbi pesanti come macigni invece affondano su oggetti misteriosi quali i vari Castaignos, Jonathan, Coutinho, Forlan e lo stesso Poli, che ad oggi non ha ancora visto il campo. Passando attraverso i continui stop di Sneijder e Maicon, a proposito, non è un caso che l’olandese sia stato messo sul mercato la scorsa estate, qualche riflessione in più andrebbe fatta sul tipo di vita dell’ex madridista..perché come sempre accade, quando si vince ti si possono perdonare tanti peccati veniali, ma quando le cose non vanno come dovrebbero allora certi comportamenti non passano inosservati e la società dovrebbe prendere i provvedimenti del caso. E proprio in questo senso l’auspicio che Moratti torni a fare le sfuriate del post Manchester United-Inter è fondamentale, perché dalla rabbia e la delusione di quel momento si posero le basi per un intervento massiccio sul mercato con un progetto solidissimo sul quale Mourinho aveva affondato prepotentemente le radici. Gli ultimi 18 mesi sono figli di una gestione superficiale ed improvvisata in cui il principale artefice è un presidente che ha lasciato troppa libertà ad una dirigenza che, dati alla mano non si è rivelata all’altezza della situazione.

I giocatori sembrano in perenne autogestione, gli infortunati ( non tutti ) disertano pure la tribuna in occasione delle partite ufficiali, altri hanno uno stile di vita che non si addice a degli atleti che dovrebbero lottare contro il tempo per rientrare ed aiutare la squadra ad uscire da una situazione difficile. In più i nomi che si fanno sul mercato non trasmettono fiducia in un ambiente che pare scoraggiato e sempre più consapevole di essere arrivato al capolinea. Ecco perché Massimo Moratti deve tornare e riprendersi l’Inter, solo lui può rompere l’inerzia delle cose, restituendo alla squadra il recente splendore, ma per tornare in auge è necessario un progetto forte nel quale credere al 100% e degli investimenti di qualità superiore, il tanto decantato fpf vale fino ad un certo punto. Accantoniamo però  le promesse o i giovani che necessitano di tempo per ambientarsi perché ‘chi ha tempo non aspetti tempo’ e l’Inter dal 22 maggio 2010 in poi ne ha perso fin troppo.