editoriale

Pari e Pazza

Ranieri rispolvera un 4-4-2, quasi a voler rievocare la ormai lontana striscia positiva. Così Sneijder seduto in panchina accontenta momentaneamente chi pensa che il problema di questa Inter sia proprio lui. Il centrocampo a quattro vede Forlan...

Sabine Bertagna

Ranieri rispolvera un 4-4-2, quasi a voler rievocare la ormai lontana striscia positiva. Così Sneijder seduto in panchina accontenta momentaneamente chi pensa che il problema di questa Inter sia proprio lui. Il centrocampo a quattro vede Forlan esterno sinistro, Palombo e Cambiasso in regia e Faraoni sulla fascia destra: a Milito e Pazzini il compito di buttarla dentro. L'inizio propositivo e a tratti aggressivo maschera momentaneamente le debolezze di questa formazione, che alla prima occasione del Catania subisce quasi impotente il gol. E nei momenti successivi è evidente che l'attacco rimane scollegato dal resto della squadra, che non c'è un centrocampo perché Cambiasso si nasconde e non riesce ad anticipare l'avversario (è Yuto ad inserirsi spesso in quella zona), che le incursioni di Lucio ad oltrepassare la metà del campo, seppur irritanti, sono figlie di una frustrazione che non trova adeguato sfogo. E a quella frustrazione, come un brivido in una serata piuttosto primaverile, si affianca la paura. Il Catania dialoga con fraseggi senza interruzioni (nemmeno fallose) e come nel peggiore degli incubi, quando pensi che più buio di così non può diventare, arriva il raddoppio del Catania. Era fuorigioco, si sarebbe poi amaramente commentato sugli spalti.

L'Inter che rientra in cmpo nella ripresa riparte da Sneijder, che rileva un sufficiente Faraoni (che non ha demeritato). Sugli spalti aleggia una domanda pesante: perché non toglie Cambiasso e ci prova con Poli? La risposta arriva nel peggiore dei modi. Dopo una prestazione purtroppo brutta il cambio del Cuchu viene accompagnato da un misto di fischi e mormorii di finta sorpresa. Analizzato frettolosamente potrebbe sembrare ingeneroso nei confronti di Cambiasso, ma la reazione odora di semplice liberazione. Perché vedere un Cambiasso che fatica in questo modo fa male. Ma la ventata di aria fresca che Poli e Obi mettono in campo a tempo di record è lampante. E allora perché non sfruttare i giovani che corrono? E se Obi si muove a volte in maniera un po' anarchica, Poli oltre a correre non si sottrae ai contrasti e tiene bene la posizione. Il loro ingresso in campo spiana la strada per una timida quanto importante rimonta.

Forlan, al quale non tutto riesce benissimo, non si risparmia e in maniera ostinata continua a crossare su quella fascia che non sente sua, ma che accetta come un compito che non si può rifiutare. E proprio su un tiro che sembra parabile quella maledetta palla si infila finalmente in un'incertezza di Carrizo e illumina il buio profondo con un riflesso dai toni meno crudeli. Sarà un diagonale rabbioso di Milito (relegato in un 4-2-3-1 che non lo vede troppo protagonista) a far rialzare la testa alla squadra e a far esplodere il Meazza in un grido troppo a lungo soffocato. E se Pazzini non sbagliasse un gol già fatto quel grido potrebbe trasformarsi in piacere lussurioso. Non è così. Il Pazzo si mangia una rete pazzesca congelando l'Inter nel limbo di chi è meglio non si consideri guarita. Non lo è per nulla, è bene ricordarselo. Ma quel punto strappato faticosamente con la rabbia di chi si è riscoperto orgoglioso ce lo teniamo stretto. Di questi tempi non si butta via niente.

Twitter @SBertagna