editoriale

Perché non sei falsato

Nella domenica appena archiviata (si fa per dire) alcune immagini faticano a scivolare via serene. Non é l’Inter a preoccupare. Con la vittoria a Bologna i nerazzurri agguantano l’ottava vittoria esterna di fila e fanno parlare il...

Sabine Bertagna

Nella domenica appena archiviata (si fa per dire) alcune immagini faticano a scivolare via serene. Non é l'Inter a preoccupare. Con la vittoria a Bologna i nerazzurri agguantano l'ottava vittoria esterna di fila e fanno parlare il punteggio. Inequivocabile. Sono gli arbitri i protagonisti nell'anticipo dell'ora di pranzo (e non solo), che qualcuno avrà fatto fatica a digerire. Dopo anni passati ad affermare il contrario (per distruggere la tesi del sistema Calciopoli hanno sempre cercato di dire che un arbitro non poteva decidere le sorti di una partita) ecco che tutti di colpo si accorgono che un paio di decisioni possono stravolgere un risultato. Devastare una partita. Meglio di un top-player.

Il problema di aver lasciato irrisolte certe situazioni porta con sé strascichi senza fine. Dopo Calciopoli non si é fatta la pulizia che ci si sarebbe aspettati. Diversi arbitri, alcuni con pendenti pesanti, hanno continuato ad arbitrare. E spesso hanno fatto carriera. Già, la carriera. Un'altra leggenda voleva che gli arbitri coinvolti in Calciopoli fossero innocenti perché in cambio dei loro presunti favori non avevano ricevuto del denaro. Sbagliato. Una fulgida carriera vi pare nulla? La possibilità di arbitrare partite di rilievo in campo nazionale per poter varcare gli ambiti campi internazionali vi sembra davvero poca cosa?

E allora la cultura del sospetto cresce e si mangia ogni residuo di ragionevolezza. Ma se non c'è evidentemente più una cupola, c'è comunque dell'inadeguatezza. Ci sono errori che potrebbero rimanere tali, se solo non venissero difesi così strenuamente. Si preferisce scaricare le colpe su Maggiani (e a questo proposito invitiamo le istituzioni a fare chiarezza su quella pagina facebook senza prenderci per fessi) probabilmente perché Rizzoli é un internazionale. E da queste parti le carriere valgono abbastanza. Nonostante l'inadeguatezza. Basti pensare a quella di Rocchi, per citarne uno. 

E poi la Juve, che alza la voce come ai vecchi tempi accerchiando gli arbitri e mettendo sotto pressione la loro decisione. Per la vecchia signora vincere é sempre l'unica cosa che conta e alla fine della partita nessuno dei bianconeri ha nemmeno l'ombra della vergogna. Anche le dichiarazioni del presidente danneggiato sono in perfetto stile amarcord. Parole sputate fuori con rabbia. Furiose. Impotenti. E allora quell'odio del quale si lamenta Agnelli é presto spiegato con una storia e uno stile perfezionati negli anni. Non si é mai sentito che avessero chiesto scusa. Mai una volta. Però mal tollerano atteggiamenti di ostilità nei loro confronti. Loro che dell'aggressione hanno fatto uno slogan, spammando le aule di tribunali con montagne di ricorsi. Nel loro regno ideale dopo partite come quelle a Catania la popolazione applaude in segno di approvazione. Spiace per la Juve, ma le cose non funzionano così. Si sono chiusi in un silenzio offeso. Dopo aver ribadito che la partita l'avrebbero vinta comunque e che non c'é mai stata una storia diversa da quella scritta dal risultato hanno deciso di non parlare più. Perché il campionato non é falsato. Siamo nel 2012, non nel '98. 

Twitter @Sbertagna