editoriale

Prove tecniche di normalità 

Fa un certo effetto vedere Ranieri in piedi davanti alla panchina nerazzurra. La raggiunge procedendo sicuro tra i flash incontrollati, pronti a cogliere la più impercettibile sfumatura del suo volto. Pronti ad interpretare un’emozione, che...

Sabine Bertagna

Fa un certo effetto vedere Ranieri in piedi davanti alla panchina nerazzurra. La raggiunge procedendo sicuro tra i flash incontrollati, pronti a cogliere la più impercettibile sfumatura del suo volto. Pronti ad interpretare un'emozione, che invece rimane gelosamente custodita. Non c'è incertezza nè paura all'esordio nerazzurro di Ranieri. Solo molta concentrazione. Se il tempo per Gasp da esiguo era diventato improvvisamente inesistente, quello per Ranieri non è molto di più. Bisogna invertire la rotta immediatamente. Non ci vuole una prestazione straordinaria, non serve giocare a livelli pregiati, non ci si aspetta una partita che verrà ricordata nella storia del calcio. E' bravo a capirlo, il nuovo mister. L'obiettivo è uno solo: la normalità.

Così Ranieri rispolvera le vecchie abitudini e come d'incanto i meccanismi riprendono a girare in direzioni conosciute. Non manca la ruggine, ma è evidente una cosa. E' più facile sostituire l'intera squadra, che convincere la vecchia a giocare con un modulo nuovo. Le idee nuove faticano ad attecchire da queste parti. E analizzare le colpe di questo fatto piuttosto lampante, a questo punto della stagione, è davvero inutile. Lo si sarebbe dovuto fare in estate. E se si vorrà ritentare nuove strade, lo si potrà fare a fine stagione. Quando le somme dei risultati ottenuti in virtù delle forze impiegate non potranno sfuggire ad una fotografia reale. Che converrà studiare bene, stavolta.

Ranieri mette in campo una formazione che trasmette fiducia senza appellarsi a nuove invenzioni. Il Pazzo esordisce dal 1° minuto in campionato e dopo quel gol nato da un suggerimento del Cacha, passato per un invito perfetto del Cuchu, è fin troppo facile ribadire che avrebbe dovuto giocare sempre. Inevitabile che un giocatore con le sue caratteristiche e con quel fiuto per la porta ti cambi le partite. L'Inter torna a costruire, anche se a volte con fatica, a pressare, a spingersi là dove si decidono le partite. C'è spazio anche per  momenti di calo e di lentezza. Ma nell'economia dell'intera partita i segnali positivi ci sono e contribuiscono ad affievolire il ricordo dell'incubo vissuto a Novara. Diego Milito entra giusto in tempo per bilanciare il discorso rigori (un discorso non scevro dalle polemiche) e mettere a segno una rete fondamentale. Muntari sembra avere tutte le intenzioni di riscattarsi: è sua la punizione che la testa di Lucio intercetta e insacca in rete per il 3 a 1. 

Bene la prima, quindi. Ora ci aspetta il freddo di Mosca. Come sottolinea Ranieri il tempo per pensare è poco perchè si gioca ogni tre giorni (noi). Ma la strada potrebbe essere quella giusta. Antichi automatisti per dimostrare prima di tutto che cosa non è l'Inter. L'Inter non è quella di Novara, nè quella vista con la Roma. Nulla di apparentemente straordinario per questa stagione, probabilmente. Ma la normalità potrebbe essere decisamente sufficiente. Una normalità straordinariamente efficace.