editoriale

Pupi’s day…

C’è chi le stelle se le cuce sul petto, chi se le porta nel cuore. Trentanove anni fa, in una delle notti di San Lorenzo, dal cielo se n’è staccata una bellissima. Javier Zanetti è nato a Buenos Aires il 10 agosto del 1973. Forse in...

Eva A. Provenzano

C'è chi le stelle se le cuce sul petto, chi se le porta nel cuore. Trentanove anni fa, in una delle notti di San Lorenzo, dal cielo se n'è staccata una bellissima. Javier Zanetti è nato a Buenos Aires il 10 agosto del 1973. Forse in quel momento, sul pianeta terra, qualcuno con la testa in su, stava desiderando un altro capitano a cui poi si sarebbe potuta affidare la storia interista. 

Si è capito tanti anni dopo, quando è sbarcato all'Inter con le scarpette in mano e un sorriso timido che sembrava quasi irrilevante: molti avevano pensato ad un'altra meteora. E invece no. Era proprio una stella. Una delle più luminose che ha lasciato quell'angolo di firmamento assegnato ai colori nerazzurri, per compiere la sua missione tra i comuni mortali.

Sono passati giorni, mesi e anni e lui è ancora lì: record su record infilati, giornate tristi mai dimenticate per amore, giorni felici attesi e arrivati come un dono per chi non ha fatto altro che aspettare e meritarselo. Chilometri macinati, dribbling impossibili fatti pure all'erba del prato, 'trattorate' che sono leggenda. 

Un esempio di campione e di uomo, di quelli che non ne fanno più, di quelli diventati fuori serie. Non si tira mai indietro: Javier è uno di quelli che restano. Perché è rimasto quando c'era da perdere ed era lì quando c'era da vincere. Tutto. Perché tutto ha vinto e ancora oggi c'è chi si emoziona a vederlo rincorrere la palla e i ragazzini che provano a sfidarlo. Alla sua diciottesima stagione in maglia interista (la 799 partita), si è presentato davanti al pubblico di San Siro e ha scavato la fascia destra, ha fatto da chioccia a quelli che sono appena arrivati, gli ha offerto cross al bacio impacchettati e quelli lassù sui seggiolini tutti in piedi ad applaudire. Non c'è altro da fare di fronte a Pupi e alla sua carriera. 

Giocherà quest'annata, poi vedrà se sentirà il bisogno di farne un'altra. Il popolo nerazzurro già trema perché lo sa, uno come lui non è che nasce ogni giorno. E allora forse, appena si farà buio, qualche pazzo sognatore si metterà a testa in su, vedrà passare una scia ed esprimerà un desiderio ad occhi chiusi. Poi aspetterà con fiducia. Intanto, ad occhi aperti, c'è ancora da godersi questo spettacolo di capitano. Buon compleanno Saverio! 

Twitter @EvaAProvenzano