editoriale

REPARTO PER REPARTO: IL VOTO AL MERCATO DELL’INTER

Fine mercato, tempo di bilanci. L’ultima giornata della sessione estiva, generalmente frenetica, è stata di assoluto immobilismo per la società nerazzurra, che ha chiuso solamente il prestito di Joel Obi al Parma. Come valutare questo...

Daniele Mari

Fine mercato, tempo di bilanci. L'ultima giornata della sessione estiva, generalmente frenetica, è stata di assoluto immobilismo per la società nerazzurra, che ha chiuso solamente il prestito di Joel Obi al Parma.

Come valutare questo mercato, perennemente alle prese con il fantasma di Erick Thohir? Parto subito da una considerazione che sarà premessa e base di ogni mia valutazione: l'Inter è arrivata nona lo scorso anno, quindi era lecito aspettarsi un mercato che rilanciasse le ambizioni della squadra, a cui costantemente si chiede la qualificazione alla Champions League per evidenti ragioni di bilancio ancor più che sportive.

Analizziamo il mercato reparto per reparto:

PORTIERI: Bene la conferma di Handanovic, che ha scongiurato un ridimensionamento ancor più grave di quello già in atto. Ma ancor più positivo è stato il prestito secco di Bardi: nessuna ripercussione sulla titolarità del cartellino e un anno fondamentale di esperienza in Serie A. Desta più di un dubbio, invece, la destinazione scelta per Belec: l'Olhanense dove gioca il veterano Ricardo, che infatti sta impedendo allo sloveno di giocare con regolarità. Nel complesso, comunque, saldo positivo.

DIFESA: E' qui che l'Inter ha piazzato il colpo finora più redditizio del suo mercato: Hugo Armando Campagnaro, una certezza e una manna per il reparto colabrodo dello scorso anno. Ma anche in questo caso non mancano i dubbi: lo sciagurato rinnovo di Chivu è una tassa che l'Inter ha scontato anche in questo mercato, il ritorno di Andreolli influisce più sulle liste Uefa che sulla qualità della rosa. Comprensibile il rinnovo di Samuel (al netto di infortuni tutt'altro che imprevisti la sua presenza e la sua serietà saranno comunque utili nel corso dell'anno). L'impossibilità di cedere Ranocchia alle cifre volute (oltre i 15 milioni per fare una plusvalenza oltre i 10) ha impedito l'arrivo di Dragovic (a livello di immagine non proprio una gran figura trovare l'accordo con Basilea e giocatore e poi di fatto non poterlo onorare). Ora però serve il rinnovo all'italiano per renderne logica la permanenza. Le cessioni di Donati e Caldirola non spostano il giudizio. Sessione sufficiente

MEDIANA: la vera nota dolente del mercato interista. Da almeno un paio d'anni, il centrocampo è il reparto più bisognoso di rinforzi. E' arrivato Taider, che va ad aggiungersi a Kovacic preso a gennaio, ma l'arrivo di un altro rinforzo di peso (Nainggolan, Fernando o comunque un chiaro titolare che prenda il posto di un Cambiasso in evidente e inevitabile declino) era una necessità non un'opportunità. Per Guarin è valso lo stesso discorso di Ranocchia: era sacrificabile ma nessuno si è avvicinato ai 20 milioni richiesti da Moratti. Nel mercato low-cost Taider è forse il meglio che si poteva trovare ma siamo lontani anni luce dalla consistenza del reparto di Juve, Fiorentina, Napoli e anche della Roma (De Rossi-Pjanic-Strootman è trio secondo solo al centrocampo bianconero). Saldo decisamente negativo.

ESTERNI: Mazzarri li ha invocati per tutta l'estate. Isla era stato preso (erano già state fissate per il 18 luglio le visite mediche a Pavia) ma il voltafaccia della Juventus ha dimostrato come sia impossibile per le due società sedersi ad un tavolo senza cercare di battersi invece di trattare. La trattativa Wallace (durata inspiegabilmente un'eternità vista la semplicità della formula) è emblematica di un ridimensionamento conclamato: prestito secco di un giovane (talentuoso ad onor del vero) che Mazzarri ha già fatto sapere di non poter utilizzare da subito con continuità per la mancanza delle adeguate nozioni tattiche. Per il resto il vuoto, complice anche l'incapacità di vendere Alvaro Pereira. Anche in questo caso, saldo decisamente negativo.

ATTACCO: Sono stati presi i due giovani che più si sono messi in evidenza lo scorso anno. L'operazione Belfodil è ai limiti dell'acrobazia finanziaria (dalle casse dell'Inter è uscito poco più di un milione). Si poteva prendere una punta più esperta? Dipende dalle effettive condizioni di Diego Milito e questo è di difficile valutazione. Mazzarri avrebbe voluto Osvaldo ma era impossibile competere economicamente con le inglesi. In una stagione in cui l'Inter ha solo la Coppa Italia può bastare, con Alvarez che può venir buono anche nel reparto offensivo. Il saldo è positivo.

POSTILLA: Voto alto, al limite anche altissimo, per la gestione dei giovani da mandare a giocare. Zero comproprietà, solo prestiti secchi e l'evidente volontà di puntare su di loro dopo un anno di piena maturazione nel calcio che conta. Non si può che apprezzare l'inversione di tendenza dopo la sciagurata operazione Livaja-Schelotto.

CONCLUSIONI:Partendo dalla premessa iniziale (l'Inter è arrivata nona) il voto non può essere superiore al 5. Nessun centrocampista che sia prepotentemente titolare, nessun esterno pronto subito, nessuna cessione degli esuberi, nessun acquisto a titolo definitivo (solo prestiti e comproprietà). Sulla carta (che può diventare straccia sul campo) l'Inter parte certamente dietro a Juventus, Napoli, Fiorentina e probabilmente per completezza di rosa anche a Milan e Roma. Chiedere a Mazzarri il terzo posto sarebbe eccessivo e pretenzioso (a meno di interventi massicci a gennaio). C'è invece la convinzione che sia aumentato il patrimonio economico a disposizione della società. In soldoni: se l'Inter la prossima estate dovesse vendere per poi comprare (vedi Fiorentina, Roma e Napoli), l'impressione è che potrà farlo grazie ad una serie di calciatori dal valore potenzialmente in ascesa (tra cui i giovani in prestito). Il re-sale value (la possibilità di rivendere a più di quanto si è acquistato) è assicurato ma la rosa a disposizione di Mazzarri resta di seconda fascia. Al tecnico di San Vincenzo, l'ingrato compito di sovvertire i pronostici.