editoriale

(S)Cassano

Un diverbio come ne succedono mille, in tutte le squadre, dopo e durante un allenamento. Chi pensa che in campo, in allenamento o in partita ci siano solo sorrisi e pacche sulle spalle si sbaglia di grosso. Sarebbe strano il contrario. Una...

Sabine Bertagna

Un diverbio come ne succedono mille, in tutte le squadre, dopo e durante un allenamento. Chi pensa che in campo, in allenamento o in partita ci siano solo sorrisi e pacche sulle spalle si sbaglia di grosso. Sarebbe strano il contrario. Una discussione rientra nell'ordinario. Nella normalità del lavorare gomito a gomito. Ma se il periodo non è tra i più positivi anche un banale diverbio può pesare più del necessario. E oggi, indubbiamente, pesa.

Pesa perché nonostante la partita contro il Catania sia di fondamentale importanza Cassano non è stato convocato. Ci sono delle regole ed è giusto farle rispettare. Ma è difficile pensare che Strama si sia privato del giocatore nerazzurro per preservarlo in vista della partita con il Tottenham. Sarebbe la prima volta (in Coppa Italia Antonio ha giocato anche nei supplementari). Per lui Cassano è fondamentale. Nei discorsi non lo ha mai nascosto. E il campo gli ha dato quasi sempre ragione. Nonostante le difficoltà nella tenuta fisica della partita, quei due piedi lì riescono ad inventare sempre qualcosa. Qualcosa di speciale.

Stramaccioni in conferenza ha messo l'accento su un elemento fondamentale. La sacralità dello spogliatoio. Difficile lavorare con gli spifferi che, una volta lontani dalla Pinetina, assumono forme diverse dando vita a mille interpretazioni. E quindi senza immaginare per forza scenari catastrofici di complotti è ragionevole pensare che un po' per leggerezza, un po' per casualità, la voce del litigio si sia fatta strada fuori da Appiano. Un banale episodio riportato assume quindi le forme di una spaccatura. Ai giornali piacciono le storie forti. Non le mezze misure. E Cassano è l'antitesi delle mezze misure. Il risultato è un assist facile. Di quelli che non si sbagliano. Di quelli che, alla fine, fanno male.

Twitter @SBertagna