editoriale

Sentenza emessa: mai voltare le spalle alla fortuna, l’Inter dovrà  rinascere così

Rifletti in modo ossessivo e quasi non riesci a scorgere quale sia la giusta motivazione. Vane indagini solitarie, costituite da sguardi persi chissà dove e interrogativi che rimangono vuoti come il frigo di chi parte un mese per le ferie estive....

Alessandro De Felice

Rifletti in modo ossessivo e quasi non riesci a scorgere quale sia la giusta motivazione. Vane indagini solitarie, costituite da sguardi persi chissà dove e interrogativi che rimangono vuoti come il frigo di chi parte un mese per le ferie estive. Intervallo temporale troppo fugace tra l'Inter campione di tutto e quella che arranca per qualificarsi in Europa. Paradossale, comico, improbabile, inammissibile. Vero, purtroppo. Questo il desolante scenario che si è frapposto con strafottenza tra gli interisti e i loro sogni di gloria, travolgendo un popolo incolpevolmente impreparato al ciclone. Come se qualcuno avesse improvvisamente staccato l’interruttore. Così  dalla luce più accecante, alle tenebre più fitte e si sa; il buio è incerto.

Via tutti: gli idoli, gli eroi del triplete, l’agiata presidenza dalla manica larga e dalla gestione approssimativa. Mentre un’intera società si smantellava per prepararsi a risorgere, una sola presenza rimaneva con gli occhi spalancati a dominare il buio: quella del tifoso.Critico e giudice come il più severo dei maestri, burbero, caratteriale, incontentabile. Caratteristiche del genoma nerazzurro, che a queste imperfezioni associa il più viscerale senso di appartenenza che possa esistere. Tutti gli interisti a sorvegliare col cuore a pezzi la nascita della nuova creatura, consapevoli del disastro, ma con l'orgoglio di chi non perderà mai la dignità. A differenza di qualche altro club, nessuno ha chiesto il rimborso. C'è la nuova Inter da prendere per mano, quella del presidente indonesiano, degli ingaggi contenuti e delle posizioni in classifica ancora da decifrare. Poi capita sempre così, un copione scritto e recitato migliaia di volte: quando meno te lo aspetti, la fortuna ti offre una chance, un appiglio che ti eleva dal campo di battaglia.La sorte dell’Inter risponde ai nomi di Mateo Kovacic e Mauro Icardi, 41 anni in due. Tremendamente giovani, ma con l’arroganza dei veterani e le spalle abbastanza larghe per caricarsi addosso il peso e l'onere della responsabilità.Il ritiro di Pinzolo ha chiarito quanta fiducia ripongano in loro i tifosi interisti. Neanche capitan Ranocchia ha potuto vantare gli applausi scroscianti che il pubblico nerazzurro ha riservato ai due ragazzi. La folla ha deciso a chi elargire il proprio amore, i critici hanno emesso la sentenza. Adesso non ci sono Monaco e Real Madrid che tengano. L'Inter deve rinascere e per farlo avrà bisogno di loro. Non bisogna mai voltare le spalle alla fortuna. 

Twitter @ngoppejammeja