editoriale

Tanto per cambiare

Troppo allettante la tentazione di ritagliare intorno a Mattia Destro il ruolo dell’ex, che punisce chi lo ha scoperto per esserselo fatto scappare. Davvero troppo allettante. E infatti pochi hanno resistito e sono passati oltre. E’...

Sabine Bertagna

Troppo allettante la tentazione di ritagliare intorno a Mattia Destro il ruolo dell'ex, che punisce chi lo ha scoperto per esserselo fatto scappare. Davvero troppo allettante. E infatti pochi hanno resistito e sono passati oltre. E' un'etichetta "aggiustata" per l'occasione, quella dell'ex, perché Mattia non ha mai giocato in prima squadra, ma in Primavera. E' un po' come se ogni volta che Matri segnasse al Milan (avete ragione, Matri non segna spessissimo) si rimarcasse il gol dell'ex. Eppure sarebbe mille volte più calzante perché Alessandro una presenza con la prima squadra rossonera l'aveva fatta. Detto ciò tutto questo ci sta e fa parte del gioco. Ci mancherebbe. Destro segna all'Inter e la storia più facile da raccontare è questa. Chi ha voglia oggi di rimangiarsi le parole scritte dopo Napoli e Catania, che gli affibbiavano una media voto di 4,5 perché, come scriveva per esempio Il Messaggero (uno fra i tanti), "questa è la Roma e non si può aspettare in eterno"? Bravi, nessuno.

La "soggezione" o maledizione romana persiste. Da timore iniziale si trasforma in conferma. Ci si potrebbe forse dedicare uno studio. Sarebbe interessante. Stramaccioni la soffre o si tratta di pura casualità? Eppure tutti gli allenatori de Roma, una volta che si sono seduti su panchine avversarie, hanno faticato a trovare la giusta serenità calati nell'atmosfera della loro città. Quello che si è avvicinato di più all'impresa è senz'altro Strama (il risultato è ancora aperto). Perché pur avendo sofferto e non giocato bene, anche ieri sera, la sensazione che la vittoria (sicuramente il pareggio) non fosse poi così assurda, era forte. Nei racconti di oggi aleggia un interrogativo che riguarda l'unica punta: si poteva osare di più? Primo tempo brutto. Tante amnesie, certo. Ma anche una considerevole tenacia nel rialzarsi. Da non sottovalutare. Non è un momento facile. Bisognerà ritrovare la quadra. Prima o poi.

Diverse conferme nella partita di ieri. Palacio, che a volte sembra appannato e sparisce, ma poi risorge e ti piazza dentro un siluro partito dal piede del Cuchu (a tratti bene) nella maniera più pregevole possibile. Anche l'assenza di Milito è una conferma, a suo modo. Ci ricorda che il suo vice non è ancora una volta Rocchi (che non vede il campo). Il pensiero corre a Livaja, che lo potrebbe essere molto più dell'ex-laziale. Ma questo, per il momento, è destinato a rimanere un punto in sospeso. Benassi nel suo compito è puntuale, anche se non ha vita facile nella partita di ieri. Ma Marco fa cose semplici e le fa bene e l'Inter non può prescindere da giocatori così. Alvarez? Wow. Ha doti tecniche e stilistiche da far sbavare altri giocatori per l'invidia. Purtoppo ha anche limiti evidenti. Fosse sempre quello di ieri, beh non ci sarebbero santi. Wow. E poi c'è il Guaro, che tira come un treno e che scrive ottime prove di partita in partita. Non ci sarà al ritorno, ma avremo tempo per struggerci per questo. Tanto si gioca ad aprile. E no, non è uno scherzo. Solo l'ennesima conferma. Di un calcio incapace di prendere decisioni sensate. Tanto per cambiare.

Twitter @SBertagna