editoriale

Tre per te

Gli sarebbe piaciuta questa Inter. E gli sarebbe piaciuto anche Strama. A pelle. Avrebbe sorriso nel sentire le sue parole composte nel post-partita, cucite da una sottilissima ironia. Giacinto Facchetti, che ieri era prepotentemente nei nostri...

Sabine Bertagna

Gli sarebbe piaciuta questa Inter. E gli sarebbe piaciuto anche Strama. A pelle. Avrebbe sorriso nel sentire le sue parole composte nel post-partita, cucite da una sottilissima ironia. Giacinto Facchetti, che ieri era prepotentemente nei nostri pensieri, avrebbe sorriso perché la vittoria contro la Juve é stata STRAmeritata. Moratti ha riassunto i primi incredibili 18 secondi con una frase che scolpiremo nella nostra memoria. "L'inizio combacia con la storia dei due club." E hai voglia a parlare di evitare le facili dietrologie. Dopo esattamente 18 secondi subisci gol in fuorigioco di un metro e non devi pensare male? Spiegateci come e noi ci impegneremo per essere più positivi.

Il problema di arroccarsi su due fronti polemici opposti é che si rischia di perdere di vista i problemi veri. Ieri sulla Rosea si leggeva di un Tagliavento al top, nr.1, il migliore. E tra i precedenti che lo avevano fatto grande, udite udite, si citava un Inter-Samp, finita 0 a 0 con l'Inter in nove. La partita in questione, che molti ricorderanno per le mitologiche manette di Mou, presentava un vero e proprio record. Espulsione in contemporanea dei due centrali difensivi. Roba mai accaduta in nessuna serie. Ai tempi si era parlato di perfetta applicazione del regolamento. Può essere. Ma ieri sera dove era finito il famoso regolamento?

Per 45 minuti é stato davvero difficile concentrarsi sull'aspetto calcistico della questione. La solita rabbia per dover essere sempre più forti di qualcosa di sconveniente ci ha quasi impedito di vedere come l'Inter fosse messa bene in campo. Di come ogni giocatore avesse avuto in carico da Strama un compito ben preciso (smontare le idee della Juve, in ogni centimetro di campo) e di come, dopo un inevitabile sbandamento di una decina di minuti, la squadra stesse esattamente facendo quanto richiesto. Gli equilibri prendono fiato, dopo qualche incursione bianconera da paura, e spingono con quel tridente, che a molti a inizio partita sarà sembrato un'idea folle. Follissima. Eppure quei tre lì davanti costringono la Juve a schiacciarsi e il pareggio arriva con un gol di Palacio. Annullato per fuorigioco. Sta di fatto che se il fuorigioco c'è, é una questione di centimetri, difficili da vedere se non si é visto il metro e mezzo al 18' secondo. Tant'è. La non espulsione di Lichtsteiner rimane invece qualcosa di incomprensibile. Il discorso su cupole e sistemi é poco interessante, quello sul perché tutto ciò avvenga sempre e comunque in favore di quella squadra con le righe bianconere, ci interessa invece moltissimo. E dovrebbe interessare tutti.

Ma i nerazzurri, grazie alla propensione naturale di Stramaccioni, non sono andati fino a Torino per fare i piangina. Quanto di buono abbozzato nel primo tempo trova concreta realizzazione nel secondo. Il pareggio arriva con un rigore sacrosanto sul Principe, che non spreca l'occasione. Da lì in poi, grazie ad un inserimento perfetto di Guarin nel gioco, per i bianconeri c'è poca storia. L'Inter esegue ribaltamenti di fronte con la cattiveria di chi non ha mai giudicato finita questa partita. Guarin, dopo essersi liberato a centrocampo, esplode un tiro su Buffon, che respinge verso un prontissimo Milito. Famelicamente in agguato. É sempre il Guaro a cercare Nagatomo, che in una spettacolare azione personale, durante la quale si divincola, cade, si rialza, riesce infine a servire il Trenza, che butta in rete il 3 a 1. 

L'Inter, vincendo sabato sera, ha fatto un grossissimo favore ai bianconeri. Perché ha trasformato in realtà la suggestione, tale per almeno i primi 45 minuti della partita, per la quale alla fine di quei tormentati 90 minuti si potesse parlare ancora di calcio. Ne sono una dimostrazione incredibile le dichiarazioni pacate di Stramaccioni, che nel primo tempo si agita tantissimo. Anche se da casa siamo troppo occupati a dannarci, lui non perde il controllo. Non cede alla rabbia, la domina. Non abbassa la testa, la alza. Senza paura. Siamo l'Inter. Ricordatevelo sempre, sembra suggerire nelle frasi perfette a fine serata. La lezione di Strama passa anche e soprattutto da questa consapevolezza. Avrebbe annuito con approvazione anche lui. Lui che era l'Inter. A Giacinto una serata così sarebbe piaciuta tanto. Tantissimo. 

Twitter @SBertagna