editoriale

Troppo choosy

A guardare lo stato di forma delle italiane in Champions League si capisce forse perché si fanno così tanti discorsi a vuoto. Farciti di nomi che rappresentano ormai solo un ricordo. Ma che hanno il preciso scopo di nutrire anime tristi, poco...

Sabine Bertagna

A guardare lo stato di forma delle italiane in Champions League si capisce forse perché si fanno così tanti discorsi a vuoto. Farciti di nomi che rappresentano ormai solo un ricordo. Ma che hanno il preciso scopo di nutrire anime tristi, poco inclini ad adattarsi al nuovo regime di austerity.  Per giustificare la pareggite bianconera in Europa (tre pareggi su tre quest'anno, nove nelle ultime partite) si scomoda l'Inter del triplete, comparando due rose incomparabili ma anche avversari di spessore diverso (Nordsalche?). E poi Conte come Mourinho, El Shaarawy come Eto'o, Niang come Henry. Nella maggior parte dei casi i paragoni coinvolgono istantanee nerazzurre ed é curioso. Curioso perché quando quelle istantanee erano il presente non emanavano lo stesso fascino universale.

Fa male chi si rifiuta di guardare in faccia la realtà. Chi giustifica le prestazioni a Copenaghen e a Malaga. Chi pensa che per essere forti in Europa basti poco. Si chiama prolungare l'agonia e rimandare la soluzione dei problemi. Non é difficile capire perché in quest'ottica Stramaccioni si rifiuti di innamorarsi della classifica. Con tutte le giornate che mancano alla fine del campionato sarebbe strano il contrario. Eppure qualcuno lo giudica come un atteggiamento strano. Se l'anno scorso all'ottava giornata si fossero tirate le somme guidava l'Udinese, a seguire la Lazio e ammucchiate al terzo posto c'erano Napoli, Milan, Juventus e Roma. Eppure non ci risulta che l'anno scorso lo scudetto lo abbia vinto l'Udinese. Sarebbe ora che ognuno cercasse di lavorare più realisticamente rinunciando a fronzoli illusori. Non siate choosy! Questa nuova era non é poi così male. Basta adattarsi. 

Twitter @SBertagna