editoriale

Under pressure

Da qualche giorno c’è quel brusio di sottofondo che conosciamo bene (purtroppo). Il brusio che prelude ad un’alzata di toni, sintomo di insoddisfazione. Deve averlo avvertito anche Walter Mazzarri. Se leggiamo infatti la sua...

Sabine Bertagna

Da qualche giorno c'è quel brusio di sottofondo che conosciamo bene (purtroppo). Il brusio che prelude ad un'alzata di toni, sintomo di insoddisfazione. Deve averlo avvertito anche Walter Mazzarri. Se leggiamo infatti la sua intervista al CorSera intravediamo fra le righe la netta consapevolezza di chi sa che su una panchina del genere non ci si può rilassare praticamente mai. E non perché questa sia in dubbio, ma perché ogni partita è un nuovo banco di prova. E il peso della maglia nerazzurra non lo sentono solo i giocatori che scendono in campo. L'importante per chi fa questo lavoro (all'Inter) è amare la pressione. Sfidarla.

I temi affrontati dai giornali e dai tifosi sono tanti. C'è chi ama paragonare in maniera ossessiva il lavoro svolto attualmente con quello del precedente mister. C'è chi si appella agli obiettivi e li usa come strumenti precoci di valutazione. C'è chi parla di attenuanti e chi, invece, in virtù dello stipendio di Mazzarri non ne contempla. Tra 4 gare si chiuderà il girone di andata. Tra 4 gare esprimere un parere più preciso sui risultati e la rosa sarà sicuramente un'operazione più onesta. In ballo sfide difficili (Napoli) e partite che non si devono perdere (Milan), ma soprattutto risposte concrete alla flessione che ha fatto rallentare la marcia nerazzurra (Lazio e Chievo). Mazzarri è consapevole della flessione e della perdita di equilibrio della sua squadra. Sa anche, messaggi alla nuova proprietà a parte, che il campo richiederà risposte concrete al più presto. E che a darle dovrà essere lui. Riuscirà l'Inter a risalire sul treno della continuità sul quale si trovava a inizio stagione?

Twitter @SBertagna