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ESCLUSIVA, Cattelan: “Ecco la mia Inter, vorrei Lavezzi. Terza stella Juve? Allora noi…”

E’ stato la rivelazione dell’ultima edizione di ‘X Factor’. Un anchorman a forti tinte nerazzurre, che ha saputo tenere in mano la conduzione di uno dei talent show più seguiti durante la programmazione invernale in Italia. Non...

Alessandro De Felice

E’ stato la rivelazione dell’ultima edizione di 'X Factor'. Un anchorman a forti tinte nerazzurre, che ha saputo tenere in mano la conduzione di uno dei talent show più seguiti durante la programmazione invernale in Italia. Non solo tv per lui, ma anche radio con il suo programma '105 all’una' in onda tutti i giorni dalle 13:00 alle 14:00 suRadio105. C’eravamo promessi, in modo scaramantico, di risentirci solo in caso l’Inter avesse espugnato il Franchi di Firenze, ma cosi non è stato. Abbiamo fatto un’eccezione però e allora Alessandro Cattelan, nostro assiduo lettore, si è sottoposto in esclusiva alle domande della redazione di FCINTER1908.ITspaziando tra calcio, tv, radio e romanzi.

Ciao Alessandro, partiamo dal passato. Nasci a Tortona in provincia di Alessandria nel 1980 e li solitamente o sei del Toro o sei bianconero. Come è nata in te invece la passione per l’Inter?Premetto che i veri piemontesi tifano Torino e non Juventus per fortuna, però papà è lombardo e quindi essendo cose queste che si tramandano sono diventato interista per questo motivo. Poi io sono nato l’11 maggio 80 il giorno del nostro dodicesimo scudetto. C’è da dire anche che ho festeggiato il compleanno con un sei a zero preso nel derby quindi se non è destino questo...

Hai fatto tanti programmi e lavorato in tante reti prima di ottenere la consacrazione definitiva a 31 anni con X-Factor. Un po’ come Milito diciamo, che alla tua stessa età è salito sul tetto d’Europa conquistando la Champions. Che ricordi hai di quella serata?Ho un ricordo pazzesco. Ero li a Madrid e mi è successa una cosa stranissima, mi sono reso conto già durante il viaggio di andata, che non avevo la convinzione di poter perdere quella gara. Sono andato li come se dovessi ritirare un premio già vinto. Al primo gol di Milito ho perso i sensi, mentre nel secondo tempo dopo un po’ di sofferenza immaginavo cosa potesse succedere al fischio finale. Ero convinto di potermi mettere a piangere invece sono rimasto in silenzio due ore. Solo quando sono andato poi a cena con Enrico Bertolino ed Elio, ho capito cosa avevamo fatto e ho iniziato a festeggiare.

Quali sono le differenze più lampanti che noti dopo due anni ormai da quel famoso e tanto lontano 22 Maggio 2010?In primis la lentezza del gioco. Siamo lenti. La partita di ieri contro la Fiorentina non sembrava una partita. Io ricordo l’anno del triplete in cui facevamo delle ripartenze fulminanti la nostra forza. Quest’anno invece siamo lenti. Giochiamo sempre all’indietro, è un’agonia.

Il tuo primo romanzo si intitola: “Ma la vita è un’altra cosa”. Riferendolo ai fatti accaduti ieri a Genova, che idea ti sei fatto? Perché gli stadi sembrano essere zona franca per alcune frange di Ultra? Con un tuo tweet ieri sei stato abbastanza esplicito (“Le scene di Marassi sono patetiche. Gli Ultras hanno veramente rotto le palle” n.d.r.)Ho visto scene patetiche. La più patetica è quella in cui i giocatori tolgono la maglia per consegnarla agli ultras. Forse la scena calcistica più triste della mia vita. Dopo il post pubblicato ieri su twitter, ho ricevuto tanti messaggi da parte di ultras che mi dicevano di pensarla in maniera diversa. Che il togliersi la maglia era un gesto giusto da fare. In questi casi si straparla, non è quella la parte sana del calcio. C’è tanta gente che è convinta che il tifo si divida tra ultras e ‘tifoso da poltrona’. Io non appartengo ne all’una ne all’altra categoria, vado allo stadio ma non faccio l’idiota. In Italia c’è questo concetto per cui una squadra non può mai perdere.  Va bene contestare, è giusto anche andare sotto la sede della propria società, ma non in questa maniera. Sentivo anche gente dire “con tutti i problemi che abbiamo in Italia pensiamo agli ultras”. Credo che i problemi vadano affrontati tutti quanti, non si escludono l’uno con l’altro. E’ stata una roba che non si poteva vedere.

Il secondo invece: “Zone rigide”. Ieri l’Inter, sui calci piazzati, è passata alla difesa a zona senza subire gol, ma la prestazione fornita è stata abbastanza scialba. Credi ancora al terzo posto?Si stanno facendo tante critiche alla squadra però io gli vorrò bene per tutta la vita per tutto quello che mi hanno regalato. Ho vissuto tanti momenti belli graie a loro. Per quanto riguarda il terzo posto mi sembra che il campionato sia talmente tanto mediocre da potercela ancora fare. Certo se avessimo vinto ieri…

La tua ultima fatica letteraria si intitola “Quando vieni a prendermi?”. Se fosse un calciatore a dire questa frase al presidente Massimo Moratti, chi vorresti che fosse?Quelli forti sono forte e in Italia non vengono. Però mi piacerebbe molto M’Vila (centrocampista del Rennes n.d.r.) e sogno Mario Goetze. I giovani sudamericani come Lucas mi convincono poco, anche perché avendo Coutinho, che reputo davvero molto forte, non abbiamo bisogno di altri sosia. Oltre a questi mi piacerebbe anche Lavezzi. E un’altra cosa: Pazzini deve giocare sempre. Anche se con un Milito cosi e con questo modulo è davvero difficile…

Nel 2011 hai condotto, su Sky, 'Copa America Hoy' e hai seguito la rassegna calcistica sudamericana, potendo ammirare le gesta di Diego Forlan. Ti aspettavi una involuzione del genere?Più che altro non mi spiegavo come avessero potuto premiarlo come miglior giocatore ai mondiali. Da noi sta facendo molta fatica vero, ma mi è sempre sembrato questo tipo di giocatore. Non sono affatto meravigliato. Magari ha avuto qualche stagione più fortunata, ma il livello è sempre stato quello. Quando ho sentito “Arriva Forlan per sostituire Eto’o” mi son detto ‘eh vabbe che ci possiamo fare…’. Diciamo che non mi aspettavo fosse lui il salvatore della patria.

Da ex 'Iena', ti vuoi togliere dei sassolini dalla scarpa o darci un parere non proprio positivo, su un calciatore che ti ha deluso quest’anno?Forse quelli che mi hanno deluso di più sono quelli che mi hanno dato più gioie. Ho un debito di riconoscenza, per me si possono dare anche alla delinquenza per tutto quello che hanno fatto. Mi hanno regalato un sogno. Forse chi mi ha deluso di più non sono i giocatori ma la società. Li trovo poco chiari. Non mi piacciono quelle società che dicono cose non vere ai tifosi, come fa solitamente il Milan. Spiace quando sento dire dalla mia dirigenza ‘siamo a posto cosi’. E’ evidente che non lo siamo. Poi dalla nostra parte è facile parlare. Loro lavorano e noi li commentiamo. Rischiano molto di più loro rispetto a noi.

Secondo te Stramaccioni ha l' ’X Factor' per continuare ad essere l’allenatore dell’Inter?A me piace molto perché nelle interviste che fa mi sembra un uomo che parla di calcio. L’ultimo che ricordo parlasse di calcio era Mourinho. Gli altri parlano solo per frasi fatte del tipo: ‘ci stiamo impegnando al massimo’, ‘giocheremo al meglio’ e cosi via. Secondo me ad esempio ha detto una cosa giusta prima della gara contro la Fiorentina: “Ranocchia è molto forte ma non puo giocare con Lucio”. Prima nessuno lo motivava. Le frasi che usa Stramaccioni sono sensate. E’ uno che ci capisce di calcio. E’ un uomo di campo nonostante la sua giovane età.

Lavori in radio quindi per te la musica è fondamentale, un pezzo che quando lo ascolti ti ricollega immediatamente all’Inter?Viva la Vida dei Coldplay perché era la canzone usata durante l’intervallo a Madrid nella finale di Champions. Sono forse uno dei pochi detrattori di Pazza Inter, proprio non mi piace. Credo che dopo l’inno del Liverpool (You will never walk alone n.d.r.), il più bello sia ‘C’è solo l’Inter’. E’ la canzone che più ci rappresenta, da mettere i brividi.

Cosa pensi che serva per risollevarci, dopo una stagione del genere?Giocatori che pedalano, gente che corre. A me può anche stare bene il discorso che non ci sono tanti soldi da spendere e si fa come si può, ma a questo punto bisogna investire duro su i vari Obi, Poli e Guarin. Sempre che si capisca perché Guarin non sta più giocando dopo un paio di gare disputate addirittura da titolare. Bisogna creare un mix tra i giovani e quelli che avranno 26/27 anni, come Sneijdere e Pazzini. Se si sa che il futuro è quello bisogna cominciare subito, tanto c’è rimasto ben poco da perdere.Un pronostico per la partita di Udine?Siamo talmente matti che magari vinciamo. Forse un pareggio sarebbe più giusto visto che loro non mi sembrano messi benissimo. Certo se mi volto e guardo la partita con la Fiorentina, trovo difficile anche poter segnare un gol. Però ripeto siamo matti…

Da assiduo lettore e da possessore della nostra ‘app’, cosa ti piacerebbe trovare sul nostro sito che magari non hai ancora trovato? Qualche suggerimento?Per l’uso che ne faccio io mi sembra ottima. La controllo 15/20 volte al giorno. E’ pratica, funzionale, c’è una bella rassegna stampa. Va davvero tutto bene. Mi piace e credo sia perfetto cosi.

Ultima domanda: lo scudetto quest’anno finirà in mano o alla Juve o al Milan…esiste per te il male minore?Forse il male minore è la Juventus. Un pò perché comunque hanno pagato il loro debito e poi adesso sinceramente, mi sembrano una bella squadra. Sono nettamente più forti del Milan pur avendo la rosa meno attrezzata. E poi mi spiace dirlo, faccio fatica, ma Antonio Conte è un grande allenatore. Io sono per metterci una pietra sopra e andare avanti nonostante tutto quello che hanno combinato. Certo che se poi mi parlano di trentesimo scudetto allora li…

Già parlano di terza stella…Terza stella? Ma cosa? Se mettono la terza stella sulle maglie giuro che smetto di seguire il calcio. Ma la Lega non può fare niente per evitare una cosa del genere? A questo punto propongo un nuovo simbolo per la maglia dell’Inter: un Nobel, l’anello dei lakers, un Oscar. Tanto ognuno fa un po’ come gli pare!RINGRAZIAMO ALESSANDRO CATTELAN PER LA CORTESIA E LA GENTILEZZA NEL RILASCIARCI QUESTA INTERVISTA