Beppe Bergomi, sulle pagine dell’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, ha parlato del big match di questa sera tra Lazio e Inter.
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Bergomi: “Guarin sarà decisivo. Cassano favorito su Palacio perché…”
Beppe Bergomi, sulle pagine dell’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, ha parlato del big match di questa sera tra Lazio e Inter. Per l’ex nerazzurro sarà un test decisivo per la squadra di Stramaccioni perché dovrà dare continuità...
Per l’ex nerazzurro sarà un test decisivo per la squadra di Stramaccioni perché dovrà dare continuità al buon risultato ottenuto la settimana scorsa contro il Napoli e anche perché contro le big l’Inter ha sempre fatto bene.“Ci sarà da soffrire, come contro il Napoli e la qualità dei giocatori con maggior talento farà la differenza anche in questo caso”, scrive.Un’altra vittoria in trasferta, contro una grande squadra, potrà dare all’Inter la consapevolezza della maturità raggiunta.Bergomi ritiene che spesso l’Inter si adatti alle squadra contro cui gioca, ma non ha dubbi: “Non è assolutamente una cosa negativa. È un segnale di maturità, significa che sai comprendere le situazioni e ti muovi di conseguenza, grazie anche agli uomini che l'allenatore ha a disposizione, affidandosi a chi è più adatto alle caratteristiche di chi affronti”.
L’uomo decisivo – secondo l’ex nerazzurro – sarà Fredy Guarin: “è un giocatore che ha gamba, forza fisica, che può risolvere la partita con una giocata. Sfrutterei ancora al massimo le qualità di questo giocatore”.
Stramaccioni potrebbe decidere di schierare la difesa a quattro. In attacco Cassano favorito su Palacio.“Antonio sta facendo bene, dà qualità, deve solo avere un po’ più di continuità, ma è il giusto partner di Milito, anche se mi dispiace per Palacio, giocatore che stimo molto”, scrive su La Gazzetta.
Massima attenzione a Klose e a chi attacca gli spazi, come Mauri, Candreva e Hernanes.“La qualità dei singoli potrà ancora fare la differenza, e l’Inter con i suoi giocatori d’attacco ha a disposizione un più alto tasso di talento”, conclude Beppe Bergomi.
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