Dalle pagine del Corriere l'ex arbitro internazionale Paolo Casarin commenta l'operato di Giacomelli in Inter-Cagliari: «Nei minuti di recupero di Inter-Cagliari, sul 2-2, Astori atterra Ranocchia sulla linea dei sedici metri, probabilmente dentro l’area di qualche centimetro. Il giovane arbitro Giacomelli, in buona posizione, sceglie di lasciar correre e nega, pertanto,l’esistenza di un fallo chiaro. Tra concedere un rigore o una punizione dal limite opta per il «lasciar correre». Errore grave per ogni arbitro che, vedendo un fatto di gioco, è obbligato a decidere. Non ci possono essere indicazioni alternative e scorciatoie; se l’arbitro fosse stato coperto da giocatori, deve scattare il parere dell’arbitro di porta e perfino quello delguardalinee che, talvolta, è in posizione ottimale per stabilire se il fallo è avvenuto dentro o fuori l’area. Tutte queste persone attorno al campo hanno compiti specifici, ma prima di tutto hanno il dovere di far scattare la solidarietà tecnica nel caso di un mancato intervento dell’arbitro centrale. Altrimenti, soprattutto quelli di porta, sono superflui o inutili. Giacomelli, con poche partite di serie A arbitrate, non aveva arbitrato male. Perché si è verificato questo errore? Per far l’arbitro bisogna aver coraggio, ma quel tipo di coraggio è figlio della sicurezza, della serenità. Ma può un ragazzo (arbitro) precario avere tutto questo? Passare al posto fisso significa diventare di ruolo internazionale e garantirsi una lunga e privilegiata carriera. I posti di arbitro internazionale per l’Italia sono dieci e il rinnovamento dei quadri è lentissimo, quasi fermo».
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Casarin: «Giacomelli aveva arbitrato bene. Ma poi…»
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